EMBRACO TORINO, LA SOLITA IGNOBILE PRESA IN GIRO

26 giugno 2018, dichiarazioni esultanti di sindacalisti e politici: “la fabbrica non chiude e si reindustrializzerà". Oggi, 29 novembre 2019, si rivela una truffa: la fabbrica è vuota e gli operai allo sbando.
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26 giugno 2018, dichiarazioni esultanti di sindacalisti e politici: “la fabbrica non chiude e si reindustrializzerà”. Oggi, 29 novembre 2019, si rivela una truffa: la fabbrica è vuota e gli operai allo sbando.

Caro Operai Contro,
la vertenza ex Embraco (Gruppo Whirlpool) di Riva di Chieri (TO), è un chiaro esempio di come oggi gli operai si trovino ad essere rappresentati da un sindacalismo che per scelta, non li chiama a lottare contro le misure con le quali il padrone li colpisce. Non lo fa neanche in presenza della chiusura di una fabbrica come l’Embraco con centinaia di licenziamenti, limitandosi a saltuarie proteste, come sfogatoio per l’incazzatura operaia. E neppure quando il nuovo padrone (Ventures Srl) rimangiandosi tutto, getta alle ortiche un accordo che evitando 417 licenziamenti, si impegnava a riprendere la produzione, mantenere l’occupazione alle stesse condizioni salariali e contrattuali di prima.
Dopo un anno e mezzo, quell’accordo si rivela una grossa truffa del padrone nei confronti degli operai. Un raggiro per prendere tempo sperando che gli operai si disperdano con la cassa integrazione e tentare più avanti di realizzare i 417 licenziamenti. Fu un momentaneo contentino al governo centrale, alla politica locale, ai parroci e all’arcivescovo di Torino, ai sindaci della zona, a tutte le autorità che in nome della pace sociale, protestarono verbalmente all’annuncio dei 417 licenziamenti. Ed infine fu un regalo allo stesso sindacato che per l’occasione esibì senza mezzi termini “ il vittorioso accordo”.
Ora lo stesso sindacato che firmò quell’accordo, si limita a constatare che “il padrone non rispetta l’accordo”. Si tratta di Fiom e Uilm, ma anche altre sigle in molte fabbriche e posti di lavoro, agiscono allo stesso modo.
Il padrone è inadempiente? E allora? Perché si firmano accordi che non si riescono a far rispettare, perché non si controlla passo passo la loro realizzazione? Fino quando deve durare questa storia? L’unica soluzione è che tocca agli operai con le loro mobilitazioni, proteste attive prendere per il collo il padrone e costringerlo al rispetto degli accordi che sottoscrive, che è il minimo che si deve ottenere. Occorre anche dire basta al sindacalismo rinunciatario, un male molto diffuso che come operai ci ha rovinato, che considera le lotte e le mobilitazioni operaie, alla stregua di “ferri vecchi”, obsoleti, una superata prassi che andava bene, quando Pellizza da Volpedo le raffigurò nel celebre dipinto.
Il 26 giugno 2018 i sindacalisti Fiom e Uilm, esultavano per l’annullamento dei 417 licenziamenti, l’accordo sanciva che dal 16 luglio 2018, i 417 operai sarebbero passati dalla Embraco alle dipendenze del nuovo padrone Ventures. Con un piano di reindustrializzazione della fabbrica, non più per produrre compressori per frigoriferi, ma robot per pulizia pannelli fotovoltaici e sistemi per la depurazione delle acque.
L’accordo prevedeva pure la possibilità di autolicenziamento con un bonus economico, oltre il TFR spettante al 31-12-2016. Poiché a dicembre 2019 gli operai ex Embraco sono 409, significa che gli autolicenziamenti sono stati solo 8.
Con la reindustrializzazione mai avvenuta, è partita subito invece la Cassa Integrazione Straordinaria, anch’essa prevista dall’accordo, per un massimo di 2 anni a rotazione per tutti. Con 90 rientri il 16 luglio 2018, altri 190 ad aprile 2019. La produzione secondo l’accordo, avrebbe dovuto iniziare ad inizio 2019, consentendo a tutti, alternandosi in Cigs, il rientro al lavoro a fasi alterne.
Il 1° dicembre 2019 la sindaca di Torino, Chiara Appendino, entra nella ex Embraco a verificare lo stato di reindustrializzazione e all’uscita dichiara: “Sono stata dentro la fabbrica, è sconcertante, non c’è nulla. Da oggi non c’è più neanche la mensa. Presto non ci saranno più risorse per sostenere la cassa integrazione. L’industrializzazione non è mai partita”.
Gli operai che nello stesso giorno erano in presidio sui cancelli, hanno risposto allo stupore della sindaca Appendino : “Il processo di reindustrializzazione è un bluff. Andiamo in fabbrica solo per pulire”.
Ad un anno e mezzo dall’accordo, Ventures non ha installato le linee per la produzione, lo sapevano tutti tranne il sindacato. Oppure lo sapeva ma non ha battuto ciglio perché gli sta bene così?
Le vertenze dove la lotta finisce ancora prima di cominciare, sono ormai troppe. Perciò gli operai non hanno più alibi. Non devono più dare acriticamente la delega totale al sindacato ed ai suoi uomini. Bensì impegnarsi collettivamente e personalmente, neutralizzando il sindacalismo remissivo, per un sindacalismo operaio che organizzi una vera lotta ai licenziamenti, allo sfruttamento in fabbrica e nei posti di lavoro, ed alla pretesa dei padroni di farci lavorare senza le adeguate misure di sicurezza, con le note tragiche conseguenze.
Saluti Oxervator

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