La reazione di papa Bergoglio alla invadente fedele che, per richiamare la sua attenzione, lo strattona e riceve qualche schiaffo piccato del papa sulle mani ha fatto il giro del mondo.
Il papa si è poi scusato per “il cattivo esempio” che ha dato.
Una cosa normale? Una reazione naturale di un uomo rispetto all’invadenza degli altri?
Quella reazione di Bergoglio ci ha riportati però un po’ indietro nel tempo. A quando divenne papa, contro i pronostici degli specialisti di cose religiose. Era il 2013. La crisi economica che si era manifestata con il crollo delle borse mondiali del 2008, mostrava tutta la sua potenza. Interi stati vacillavano sull’orlo della bancarotta. Le condizioni delle classi subalterne peggioravano drasticamente. Il sistema capitalistico dimostrava per l’ennesima volta e in modo dirompente, la sua limitatezza storica. Decenni di propaganda andavano a farsi fottere. Si erano sprecati fiumi di parole sul fatto che questo modo di produzione era l’unico possibile per l’umanità. La crisi del sistema sovietico lo aveva finalmente dimostrato. E ora questa crisi veniva a rimettere tutto in discussione.
La classe dei possidenti tremava. Si riapriva di nuovo una fase di guerre e rivoluzioni. Bisognava correre ai ripari per quanto era possibile.
Mentre gli operai vedevano peggiorare le loro condizioni e gli stati nazionali erano costretti a ridurre drasticamente il loro sistema semi gratuito di servizi scadenti per la popolazione con la messa in discussione del cosiddetto “welfare”, i borghesi si arrovellavano per tenere in piedi il baraccone traballante.
In questo contesto storico la chiesa sceglie Bergoglio. Un papa con il nome del santo poverello, che amava i diseredati e che stava dalla loro parte, dicendo loro che il paradiso, nell’altra vita, era proprio per loro; e che anzi, proprio i sacrifici in questa vita, non la rivolta contro i ricchi, avrebbe loro aperto la strada per quel luminoso obiettivo.
Diciamolo: un papa comodo per i borghesi.
Un papa subito accettato da tutti, ma poco simpatico in america latina agli operai coscienti, agli intellettuali progressisti e alla sinistra.
Bergoglio era stato uno dei maggiori paladini della fede tradizionale contro la “teologia della liberazione”, un indirizzo religioso a favore dei poveri e degli oppressi che aveva portato molti religiosi a schierarsi apertamente nei movimenti rivoluzionari in America Latina e che costò la vita a molti di loro per mano degli squadroni della morte delle classi possidenti.
Joseph Ratzinger, su invito di Giovanni Paolo II attaccò teoricamente, dal punto di vista della teologia ufficiale, la “teologia della liberazione” denunciando la sudditanza della “teologia della liberazione” all’analisi marxista della società e quindi la sua incompatibilità con il messaggio evangelico. E papa Wojtyla intervenne allontanando dai vertici della gerarchia ecclesiastica i religiosi più vicini alla “teoria della liberazione”.
Bergoglio, sul campo, fu uno dei più coerenti esecutori di questo indirizzo della chiesa ufficiale. Nel 2007, in Brasile, i vescovi latinoamericani discussero e si scontrarono proprio su questo. E l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio fu decisivo nel far prevalere il primato della fede rispetto a quello assegnato al povero in nome di una lettura “marxista” della realtà.
L’elezione di papa Francesco nel 2013 fu definita “una disgrazia, per l’Argentina e per il Sudamerica” da parte di Horacio Verbitsky, intellettuale, scrittore e giornalista di Buenos Aires. Verbitsky, scrittore di libri denuncia contro la dittatura argentina che imprigionò e uccise migliaia di operai, studenti, contadini, militanti antifascisti dal 1976 al 1983, non ha dubbi su Bergoglio, all’epoca superiore provinciale dei gesuiti in Argentina, uno dei massimi gradi della compagnia. Lo chiama direttamente in causa sull’arresto e le torture di due gesuiti, Yorio e Jalics, nella baraccopoli di Bajo Flores a Buenos Aires. «I due gesuiti vivevano in comunità ed evangelizzavano gli abitanti dei quartieri marginali, come parte dell’impegno “terzomondista” della Compagnia di Gesù» […] «Con l’avvicinarsi del golpe, Bergoglio chiese loro di andarsene, a quanto racconta lui allo scopo di proteggerli. Secondo loro, per smantellare quell’impegno sociale che disapprovava». In un documento della polizia ritrovato dal giornalista si dice: «nonostante la buona volontà di padre Bergoglio, la compagnia in Argentina non si è ripulita. I gesuiti di sinistra, dopo un breve periodo, con grande appoggio dell’estero e di certi vescovi terzomondisti, hanno intrapreso subito una nuova fase».
Bergoglio ha affermato di avere incontrato i massimi dirigenti della dittatura, Jorge Videla ed Emilio Massera (capo della Marina) in due occasioni, allo scopo di intercedere per i preti incarcerati. I due “preti” dicono cose diverse. In un libro del 1994 Jalics afferma «Molta gente che sosteneva politiche di estrema destra non vedeva di buon occhio la nostra presenza nelle baraccopoli. Interpretavano il fatto che vivessimo lì come un appoggio alla guerriglia e si proposero di denunciarci come terroristi. Noi sapevamo da dove soffiava il vento e chi era il responsabile di queste calunnie». In un altro paragrafo egli aggiunge che quella persona «rese credibile la calunnia valendosi della sua autorità» e «rese testimonianza, dinnanzi agli ufficiali che ci sequestrarono, del fatto che avevamo lavorato sulla scena dell’azione terrorista. Poco prima avevo manifestato a questa persona che stava giocando con la nostra vita».
In una lettera scritta a Roma nel novembre del 1977 e rivolta all’assistente generale della Compagnia di Gesù, padre Moura, Orlando Yorio ha raccontato la stessa storia, ma sostituendo “una persona” con Jorge Mario Bergoglio.
Bergoglio non è mai stato processato per questi “presunti” legami con la dittatura. Ma tutta la “sinistra” argentina “mantiene intatta la diffidenza sulle qualità morali e sull’opportunismo politico di Bergoglio”.
Dopo la sua elezione però le polemiche sono state soffocate, le accuse hanno perso mordente, l’amor patrio ha preso il sopravvento. Oggi su pubblicazioni cattoliche si legge che Bergoglio abbia addirittura recuperato lo spirito della “teologia della liberazione” e sui presunti legami con i fascisti argentini non se ne fa più parola. Ma quel gesto di stizza del papa verso quella fedele invadente ha riacceso i ricordi.
F. R.
Comments Closed