C[k]era da aspettarselo, l[k]abbandono dei picchetti da parte della maggioranza dei sindacati, con la sola esclusione del gruppo di Mimmo Mignano, un formidabile organizzatore di tutta la lotta, da’ il via libero all[k]intervento della polizia, che nel frattempo ha sostituito i carabinieri. Intorno alle 17.30, la polizia si presenta alle spalle dei picchetti, cioe’ dal lato dell[k]ingresso 1 e non da quello di provenienza dei camion bloccati. Gli operai ai picchetti, ridotti di numero, si dispongono per resistere alla carica, che non si fa attendere. La colluttazione e’ breve, ma intensa. Anche gli operai e i sindacalisti che avevano abbandonato i picchetti e si erano messi da lontano a seguire il corso degli avvenimenti partecipano agli scontri. La polizia assume il controllo di una parte del piazzale, permettendo ai vigili del fuoco di rimuovere tutti gli ostacoli che gli scioperanti avevano messo per impedire il transito dei camion. Nel frattempo piu’ di cento operai continuano a fronteggiare la polizia e ad occupare la strada da cui dovrebbero transitare i mezzi pesanti. Seguono altre cariche, con brevi colluttazioni. Un operaio trascinato in un auto della polizia viene letteralmente tirato fuori dai manifestanti. Ad un altro non capita la stessa sorte perche’ l[k]auto su cui era stato fatto salire con la forza si allontana velocemente. Comincia il transito dei camion fra le grida di rabbia e gli insulti degli operai, che non abbandonano il piazzale fino a quando non viene liberato l[k]operaio trattenuto che poi si rechera’ all[k]ospedale.
L[k]appuntamento che si danno i 316 e’ domani alle 10.00 fuori la fabbrica per riunirsi in assemblea e presidiare, poi, alle 15.30 di fronte alla sede napoletana dell[k]Unione Industriali la trattativa richiesta dall[k]azienda.
La lotta non e’ chiusa, anche se e’ chiaro che la sorte dei 316, che finora, a dispetto dell[k]azione disfattista della maggioranza dei sindacati, incluso Slai ed Flmu, hanno mostrato un altissimo livello di determinazione, e’ legata alla loro capacita’ di suscitare la mobilitazione di tutti gli altri operai della fabbrica.
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