Associate > News Quirinale: al via tagli stipendi superiori 90 mila euro 28 dicembre, 16:49 ROMA – Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, su proposta del Segretario generale sentite le organizzazioni sindacali, ha adottato, ai sensi e con le modalita’ previste dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, i decreti attuativi nell’ordinamento interno per il triennio 2011-2013 delle disposizioni del citato decreto-legge. Lo si legge in una nota diffusa dalla presidenza della Repubblica. In particolare sono applicate le trattenute del 5 e del 10 per cento sugli stipendi superiori ai 90 e 150 mila euro, bloccate le progressioni automatiche di anzianita’ per le fasce stipendiali piu’ elevate ed e’ mantenuto il blocco dell’adeguamento all’incremento del costo della vita di tutte le retribuzioni e dei trattamenti pensionistici in atto dal 2008. I risparmi cosi ottenuti – si legge nella nota – si aggiungono alle economie gia’ realizzate dal 2006 al 2010, che hanno gia’ consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 di 228 milioni di euro (sostanzialmente pari al livello del 2008, a seguito della riduzione di 3.217.000 euro della dotazione per il 2009). “E’ inoltre incisivamente modificata la normativa dei pensionamenti anticipati di anzianita’, fissando a regime il limite di 60 anni di eta’ e 35 di anzianita’ utile al pensionamento, con l’introduzione in via transitoria di misure dissuasive attraverso significative riduzioni dei trattamenti pensionistici. I risparmi cosi ottenuti – spiega una nota del Colle – si aggiungono alle economie gia’ realizzate dal 2006 al 2010, che hanno gia’ consentito di mantenere ferma la richiesta di dotazione a carico del bilancio dello Stato per ciascun anno del triennio 2011-2013 al livello del 2010 di 228 milioni di euro (sostanzialmente pari al livello del 2008, a seguito della riduzione di 3.217.000 euro della dotazione per il 2009). L’amministrazione provvedera’ a quantificare l’importo conseguente alle misure suindicate da versare in ciascun anno del triennio al bilancio dello Stato, per essere riassegnato al fondo per l’ammortamento dei titoli del debito pubblico, dandone comunicazione al Ministro dell’economia. Di tutte le economie realizzate, comprese le ulteriori riduzioni delle voci discrezionali di spesa, sara’ dato analiticamente conto nella consueta nota annuale illustrativa del bilancio interno del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica. EconomiaPercorso:ANSA.it > Economia > News Statali Blocco stipendi fino al 2013 La stima sulle ripercussioni della manovra economica sui lavoratori del pubblico impiego arriva dalla Cgil 28 dicembre, 16:50 salta direttamente al contenuto dell’articolo salta al contenuto correlato IndietroStampaInviaScrivi alla redazioneSuggerisci () Guarda la foto1 di 1 archivio CORRELATI ASSOCIATE Fiat: Cgil, minoranza chiede direttivo e sciopero generale Quirinale: al via tagli stipendi superiori 90 mila euro Istat, in primi 10 mesi 2010 chiusi 23 accordi ROMA – Con il blocco degli stipendi pubblici fino al 2013 deciso dalla manovra economica i lavoratori del pubblico impiego perderanno complessivamente circa 1.600 euro di potere d’acquisto: la stima arriva dalla Cgil che sottolinea con il responsabile settori pubblici, Michele Gentile, come circa 1.200 euro lordi si perdano per il triennio 2010-2012 di mancato rinnovo dei contratti mentre altri 400 euro di aumenti complessivi mancheranno all’appello nel 2013 a causa del blocco ulteriore previsto dalla stessa manovra. Nel triennio 2010-2012 – spiega Gentile – “l’incremento degli stipendi sulla base dell’indice dell’inflazione Ipca previsto dall’accordo interconfederale del 2009 (non firmato dalla Cgil) avrebbe dovuto essere complessivamente del 4,2%. Poiche’ ogni punto di inflazione vale circa 20 euro si tratta a regime di 90 euro lordi che mancheranno nello stipendio. Ipotizzando tre tranche annuali da trenta euro in piu’ al mese (quindi 400 euro l’anno compresa la tredicesima) che non ci saranno, la perdita cumulata di potere d’acquisto sara’ almeno di 1.200 euro lordi in media. Se ci aggiungiamo il blocco gia’ previsto anche per il 2013 arriviamo almeno a 1.600 euro. I lavoratori pubblici torneranno a vedere aumenti in busta paga solo nel 2014”. La Cgil sottolinea che al blocco della contrattazione nazionale per il triennio (i contratti per circa tre milioni e mezzo di lavoratori sono scaduti a fine 2009) si affianca lo stop alla contrattazione integrativa e il blocco economico della carriera. In pratica nei prossimi anni si potra’ fare carriera ma l’avanzamento sara’ riconosciuto solo giuridicamente senza nessun miglioramento dello stipendio. Il blocco degli stipendi preoccupa anche gli altri sindacati che pero’ sottolineano come la stretta sul lavoro pubblico sia comunque meno pesante rispetto a quanto e’ accaduto negli altri Paesi. “In 17 paesi europei – dice il segretario generale della Fp-Cisl Giovanni Faverin – non si sono limitati al blocco dello stipendio in essere ma hanno deciso tagli delle retribuzioni rilevantissimi. In Spagna e’ stata del 5% mentre in Irlanda hanno avuto tagli del 13%. E puntiamo a recuperare risorse con la contrattazione integrativa”. “Il blocco dei contratti e’ una ferita – precisa il segretario confederale Cisl Gianni Baratta – ma se guardiamo al panorama europeo le decisioni degli altri Paesi sul lavoro pubblico sono state piu’ pesanti”. La stretta nel pubblico impiego per i prossimi anni non si limitera’ al blocco degli stipendi ma riguardera’ anche il turn over. La manovra economica di questa estate prevede che fino al 2012 ci sia un limite del 20% delle entrate rispetto alle uscite. In pratica su dieci dipendenti pubblici che escono (per pensione o dimissioni) ne potranno entrare solo due (e con il limite anche del 20% massimo della spesa quindi non sara’ possibile che a fronte dell’uscita di due commessi entrino due dirigenti). Facendo un calcolo medio di uscite per l’anno di 100.000 persone (circa il 3% di tre milioni e mezzo di dipendenti) significa che tra il 2010 e il 2012 a fronte di 300.000 uscite sara’ possibile fare solo al massimo 60.000 nuove assunzioni (poiche’ vincoli piu’ stringenti ci sono nei comuni, le regioni e la sanita’). E’ in arrivo una stangata di oltre 1.000 euro sulle tasche delle famiglie italiane. Secondo i calcoli di Adusbef e Federconsumatori, tra rincari di alimentari, benzina, tariffe, assicurazioni e servizi bancari, il 2011 sara’ “un anno infelice”, con un impatto di 1.016 euro annui a famiglia. La voce piu’ consistente che pesera’ sulle famiglie sara’ quella alimentare, con aumenti annui di 267 euro, ovvero del 6%. A seguire i carburanti, per i quali, sulla scia dei previsti incrementi del petrolio (si da’ ormai per scontato un rally fino a 100 dollari al barile) la spesa aumentera’ di ben 131 euro l’anno. Oltre 120 euro in piu’ saranno spesi per il trasporto ferroviario, comprese le tratte dei pendolari, mentre i prezzi dell’rc auto cresceranno, secondo Adusbef e Federconsumatori, di 105 euro (+10-12%). Aumenti sono previsti anche per le tariffe autostradali (+2%), per quelle del gas (+7-8%) e della luce (+4-5%), per quelle dei rifuiti (+7-8%) e per l’acqua (+5-6%). L’aumento piu’ consistente in termini percentuali e’ pero’ quello del trasporto pubblico locale (+25-30%). “Anche il 2011 – commentano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef – si prospetta un anno infelice: sia per la crisi economica, che, se non adeguatamente affrontata, non permettera’ di raggiungere nemmeno l’1% di crescita del pil, sia per i rincari che contribuiranno a ridurre ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie”. Secondo le associazioni “ai soliti comportamenti speculativi in tema di prezzi e tariffe, si aggiungono infatti tensioni importanti sui costi dei prodotti energetici e delle materie prime. Tutti fattori, questi, che incideranno sulla determinazione dei prezzi sia relativamente ai beni durevoli che ai beni di largo consumo, a partire da quelli alimentari”. Per questo sono “sempre piu’ necessarie politiche economiche completamente diverse da quelle sin qui attuate, che dovrebbero puntare ad un rilancio dell’economia sia attraverso investimenti in settori innovativi, sia con processi di detassazione esclusivamente a favore delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati. In mancanza di cio’ – concludono – si consolidera’ sempre di piu’ il circolo vizioso tra contrazione dei consumi, cassa integrazione e licenziamenti, e produzione industriale, non potendo sperare nella ripresa della nostra economia solo attraverso le esportazioni”. CASPER, AUMENTI PER 900 EURO, PESANO ALIMENTARI E CASA – I rincari 2011 porteranno sulle tasche degli italiani un aggravio di spesa di 902 euro annui a famiglia. E’ la stima di Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori, riunite nella sigla Casper (Comitato contro le speculazioni e per il risparmio). “Il motore che alimenta la maxi-stangata e’ la speculazione – affermano i consumatori del Casper – Di questi 902 euro che usciranno dalle tasche di ciascuna famiglia, ben 700 euro (77% del totale) sono attribuibili a manovre speculative e rincari arbitrari che non trovano alcuna giustificazione economica”. Le voci principali che nel corso del nuovo anno incideranno maggiormente sui bilanci familiari saranno alimentari, abitazione e trasporti. Con la ripresa della domanda e in assenza di politiche di liberalizzazione del mercato, gli alimentari aumenteranno di prezzo in modo consistente, dopo un anno di sostanziale stasi (+191 euro a famiglia). La casa e’ invece una delle voci che maggiormente risente dei tagli decisi nella manovra di Governo, dato che comprende acqua e rifiuti, oltre ad elettricita’ e gas. Gli enti locali, infatti, sottolinea il Casper, “finiranno per traslare sulle famiglie buona parte della riduzione dei trasferimenti, aumentando le tariffe dei servizi pubblici (+189 euro)”. I trasporti, voce che va dalla riparazione dell’auto alle ferrovie, dalla benzina ai famosi pedaggi autostradali, avranno nel 2011 il record di aumento (+195 euro), calcolano ancora le associazioni. Spiccano infine gli aumenti di banche e assicurazioni. Per quanto riguarda le assicurazioni il premio medio dell’rc auto potrebbe aumentare dell’8%, per un importo, secondo il Casper, pari a 33 euro.]]>
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