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Istat: 2,7 milioni senza posto fisso
Il 47% dei giovani e’ occupato ‘a tempo’
di Marianna Berti
Il numero dei senza posto fisso in Italia parte sicuramente da una base che supera i 2,7 milioni di persone: risultato della somma tra i 2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato e i 385 mila collaboratori censiti dall’Istat nell’ultimo aggiornamento trimestrale sulle forze lavoro, riferito a luglio-settembre 2011. Tra i lavoratori atipici, su cui cioe’ si scarica la flessibilita’ in entrata, spicca la quota di giovani. Andando, infatti, a riprendere gli ultimi dati Istat, relativi alla media del 2010, sugli occupati per fasce d’eta’ e tipo d’impiego, da semplici calcoli emerge che tra gli under 25 dipendenti il 47% e’ a termine; percentuale molto piu’ elevata rispetto a quella degli adulti (8% per gli over 35). Insomma, il punto di partenza della precarieta’ in Italia e’ gia’ notevole e di certo lieviterebbe se allo zoccolo duro dei 2,7 milioni si aggiungesse tutto il vasto sottobosco di rapporti di lavoro ancora piu’ “deboli”, per non parlare delle forme di abuso, a cominciare dalle cosiddette “false partite Iva”. Inoltre, il numero dei precari e’ in forte aumento, basti pensare che i dipendenti a termine nel terzo trimestre del 2011 sono cresciuti, su base annua, del 7,6% (+166 mila persone) e l’incidenza del lavoro a tempo sul totale degli occupati ha raggiunto, stando a dati Istat, il 10,3%. Inoltre, tra gli assunti a scadenza, buona parte sono anche part time (25%). Ed e’ noto come, a causa della crisi, l’unica forma di part time in crescita e’ stata quella involontaria, ovvero imposta dal datore di lavoro. L’aumento del numero dei senza posto fisso ricade sulle spalle dei piu’ giovani. Dagli ultimi numeri disponibili, il 46,7% dei dipendenti sotto i 25 anni e’ a termine, vale a dire quasi uno su due. La quota resta elevata anche se si alza l’asticella dell’eta’: tra i 25 e i 34 il 18% dei dipendenti risulta assunto con un contratto a tempo determinato. L’incidenza, invece, scende a valori decisamente piu’ bassi se si guarda agli adulti, nel complesso solo l’8% degli over 35 e’ a scadenza (8,3% tra i 35-54 anni e 6,3% tra gli over 55). Una divisione generazionale che appare, quindi, decisamente ampia e a sfavore dei ragazzi, d’altra parte oltre il 70% dei nuovi ingressi e’ a tempo. E se si aggiungono i dati sulla precarieta’ a quelli sulla disoccupazione, con un giovane su tre a casa, il quadro per chi si affaccia ora sul mercato del lavoro diventa ancora piu’ fosco.
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