Lunedi 20 febbraio, la direzione Terim ha convocato le RSU azienda ad un incontro in Confindustria. E’ stato annunciato il concordato preventivo per tutto il gruppo italiano: in pratica, il fallimento, assieme alla richiesta di 250 CIGS in deroga che si andrebbero ad aggiungere ai 30 cassintegrati gia’ presenti.
Le motivazioni addotte dall’aziendaconsistono in 41 milioni di di perdite: nonostante non manchino gli ordinativi, si sarebbe presentata una carenza di liquidita’ per pagare le forniture. Da notare che tutto questo avviene in un contesto ben preciso, determinato dalla politica saccheggiatrice del ppadronato: risorse destinate all’arricchimento di dirigenti-parassiti sotto forma di consulenze e appalti verso aziende controllate all’estero che operano all’insegna del risparmio sui salari e sulla qualita’ produttiva. Contestualmente, anche nei due stabilimenti italiani (Modena e Rubiera) la logica dei tagli (su manutenzione e sicurezza) la fa da padrone.
Cio’ che importa, in ogni caso, nopn sono gli alibi della dirigenza, quanto piuttosto la risposta operaia al massacro capitalista: si e’ immediatamente formato un presidiodi fronte ai cancelli dello stabilimento di Baggiovara, che ha per ora svntato il tentativo di portare via i macchinari; il presidi proseguira’ ad altranza, almeno fino all’incontro fra le parti previsto per giovedi.
Alcuni operai TERIM
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