STORIE DI ORDINARIO DEGRADO DELLA PROVINCIA DI ENNA
Cara redazione di OPERAI CONTRO sono un vostro assiduo lettore della Sicilia, vorrei sottolineare il problema del degrado del territorio che affligge vaste aree della Provincia di Enna ed in particolare il paese dove abito, Leonforte. Di solito la stampa si occupa di queste problematiche solo quando avvengono i disastri, poi ci si dimentica e si fa rientrare tutto nelle fatalita’ naturali, o al piu’ all[k]abusivismo edilizio. Nella realta’,pero’, c[k]e’ un dissesto territoriale ordinario e legale dovuto alla gestione della pianificazione edilizia che si somma ai fenomeni di abusivismo e nell[k]insieme provocano le cosiddette calamita’ naturali. La reale causa di cio’ ha un nome: rendita edilizia. La casa non e’ ritenuto un bisogno primario da soddisfare ma un mezzo per gli speculatori per arricchirsi, e cio’ e’ ordinario in una societa’ basata sulla difesa ad oltranza del profitto, piuttosto che sul soddisfacimento dei bisogni.
Cosi avviene che la stesura dei piani regolatori non tiene conto del territorio, con le sue fragilita’ e le sue potenzialita’, ma viene pilotata dai potentati economici locali per arricchirsi attraverso la rendita edilizia e non importa se si buttano giu’ alberi, si spianano colline, si deviano corsi d[k]acqua o falde acquifere, l[k]importante e’ arricchirsi ad ogni costo. Cosi avviene che tutti i paesi, in queste aree marginali si somigliano, nella loro bruttura: periferie dormitori senza servizi con case non sempre rifinite, centri storici decadenti e pericolanti perche’ spopolati, assenza di aree verdi con spazi di socializzazione. Poi quando crollano le case ci sono le alluvioni paga la collettivita’ mentre nel frattempo i soliti noti si sono messi in tasca i proventi delle speculazioni. Anche questa e’ una forma di trasferimento di ricchezza verso i piu’ ricchi e accumulazione del debito pubblico.
Tutto cio’ che e’ stato descritto e’ avvenuto anche a Leonforte: l[k]espansione edilizia e’ stata indirizzata nella zona nord del paese perche’ i proprietari di quei terreni erano influenti e volevano speculare e per fare cio’ non si e’ pensato due volte di distruggere le aree piu’ verdi del paese, spianando colline e costruendo anche sulle falde acquifere. La conseguenza di cio’ e’ stato uno sviluppo della zona di espansione assolutamente disordinata che si snoda fino a tre Km di distanza dal centro,in un paese di neanche 14 mila abitanti senza verde pubblico e con servizi carenti: alcune palazzine solo recentemente si sono allacciati alla foquatura e per anni hanno riversato i liquami non trattati direttamente in un terreno sottostante. Altri aspetti negativi: disgregazione sociale, traffico caotico, dissesto idrogeologico perche’ l[k]acqua non e’ piu’ trattenuta dalle colline spianate, centro storico spopolato e decadente, spese di gestione del comune elevate. E la politica edilizia e’ stata assolutamente continuativa con amministrazioni di destra e di sinistra. Ma certe situazioni sono comuni in molti paesi limitrofi, ma anche in altre aree della Sicilia e dell[k]Italia Meridionale, ed e’ tollerata perche’ le amministrazioni chiudono un occhio sulle brutture fatte dai privati, cosi come e’ subita la quasi totale assenza di depuratori nella provincia di Enna perche’ i privati, molto spesso, non depurano gli scarichi delle loro case di campagna. L[k]aspetto sconcertante e’ l[k]assoluta mancanza di contrasto a questo stato di cose da parte degli intellettuali, forse perche’ non vogliono inimicarsi i politici di cui possono avere bisogno. e’ proprio vero quello che diceva Peppino Impastato: quando ci si rassegna al brutto vuol dire che la mafia sta[k] vincendo
PIERO DEMARCO.
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