La crisi irlandese fa saltare il pasto al 20 per cento dei giovani
17 aprile 2012
Andrea Leoni
Parlare di crisi alimentare in Irlanda evoca solo brutti ricordi: il genocidio che per mano politica inglese dal 1845 al 1849 (nel suo periodo piu’ grave) fece morire di fame migliaia di persone e ne fece emigrare altrettante. Ma e’ proprio nelle colonne dell[k]Irish Times che si apprende oggi come l[k]immediata conseguenza della crisi, dopo aver ridotto in poverta’ un numero consistente di bambini nel Nord Irlanda (come rendeva noto un report diffuso anche da Save the Children), abbia portato a casi di denutrizione nei bambini. Il report fa una stima del 20 per cento di bambini e giovani di eta’ compresa dai 9 ai 18 anni che sarebbero rimasti senza almeno un pasto essenziale.
Il dato rilevato a margine di un[k]indagine effettuata nel 2010 porta a conoscenza che il numero dei casi sarebbero in aumento del 17 per cento rispetto al 2006. Nel complesso, circa il 22 per cento dei ragazzi e il 19 per cento delle ragazze inizierebbe la scuola o andrebbe a letto con lo stomaco vuoto. Le statistiche sono il risultato di un sondaggio che ha interpellato piu’ di 16 mila ragazzi in 256 scuole. Dallo stesso report, che ha coinvolto tutto il Paese, risulta come solo un terzo dei giovani segnalano di godere di ottima salute.
Il ministro della Salute Dr James Reilly ha espresso preoccupazione per quanti stanno soffrendo la fame e ha detto che il Dipartimento della protezione sociale sta cercando di affrontare il problema. La maniera in cui il governo starebbe cercando di porre rimedio secondo alcuni pero’ sarebbe equiparabile a quella proposta da Jonathan Swift nel suo poco nobile saggio [k]Una modesta proposta: per evitare che i figli degli Irlandesi poveri siano un peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli un beneficio per la comunita’[k], in cui il famoso scrittore dei Viaggi di Gulliver proponeva con ironia [k] ai tempi incompresa [k] di ingrassare i bimbi denutriti per darli in pasto ai ricchi proprietari terrieri.
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