Redazione di OperaiContro,
sarebbe bene sfatare l’ennesima tappa della disinformatia dei mezzi di comunicazione globali. A parte che ancora non si capisce come fidarsi di quotidiani, televisioni e radio controllate a livello economico, finanziario e politico da tutti i soggetti responsabili della situazione mondiale odierna, banche in primis.
Su qualche volantone di regime si legge da qualche giorno che un’eventuale vittoria della coalizione socialdemocratica SYRIZA delle elezioni in Grecia porterebbe “il panico tra i risparmiatori e gli investitori” che deciderebbero di “ritirare i propri fondi dagli istituti bancari”.
L’ennesima sparata non rapportata alla realta’ oggettiva. Non si capisce da dove sia partita la convinzione che SYRIZA una volta al governo del paese avvierebbe un processo di uscita dalla moneta unica. Il segretario Tzipras continua a contestare il memorandum europeo, ma ha sempre sviato e rimandato nel rispondere alla precisa domanda inerente ad un’eventuale sgancio del Paese dall’euro.
SYRIZA in caso di vittoria elettorale puo’ sostenersi con il non indifferente satellite europeo francese, guidato ora dal mite Hollande; la piu’ probabile strategia razionale si baserebbe sull’asse Parigi-Atene e sulle proposte politiche che ne nascerebbero: introduzione di eurobond (condivisa in linea di principio anche, per esempio, dall’italiano Monti) e “socializzazione” del debito pubblico europeo in primis.
La montagna SYRIZA partorirebbe il topolino della crisi da spalmare fra tutti gli attori in campo. Solo a quel punto si sarebbe in grado di stabilire, in base alle conseguenti reazioni degli altri stati della zona euro ma anche periferici, se il rigore di Berlino possa essere messo seriamente in discussione.
Senza dimenticare altri dati assolutamente reali ed ovvi sotto gli occhi di tutti: il mercato e la finanza sono globali e non continentali, ci sarebbe da calcolare la reazione extra-UE a determinate scelte, Stati Uniti in primis. La Grecia inoltre dal 20 aprile scorso e’ effettivamente fuori dall’OCSE, i grandi gruppi assicurativi, francesi compresi, non accettano piu’ linee di credito alle banche del paese, le importazioni andranno pagate in contanti.
Per la classe lavoratrice continentale, con ogni scenario verosimile all’orizzonte, non cambia comunque la sostanza. La “crisi” va comunque pagata, in un modo o nell’altro. Agli operai ed ai lavoratori del continente tocchera’ comunque pagare la sovrapproduzione delle merci e la speculazione finanziaria mondiale.
La socialdemocrazia borghese e parlamentare di SYRIZA non mette assolutamente in discussione le decisioni dell’economia e della finanza globali. Illudersi del contrario e’, quantomeno, totale miopia degli avvenimenti mondiali. Non esiste per gli operai una soluzione diplomatica ed istituzionale alla “crisi” dei padroni. Le ricette della crisi del ’29 hanno solo preparato il mondo all’unico, inevitabile approdo a situazioni come queste: aumento della spesa militare, corsa agli armamenti (l’italiana FINMECCANICA intende svendere la produzione civile e conservare unicamente quella militare), progressiva riduzione delle relazioni diplomatiche, guerra mondiale, ricostruzione della geopolitica globale e delle economie azzerate.
Gli operai di tutto il mondo non devono vacillare, e tenere fermamente a mente l’escalation di nuovo in atto. O carne da macello per il capitale, o esercito di classe per l’abbattimento del sistema nato sulla macchina a vapore.
Saluti operai da Pavia,
m.l.
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