[k]Ne prendi uno, gli punti la pistola addosso. [k]Non sparare[k], biascica quello pietrificato. Lui lo vede nei tuoi occhi che sei pazzo, che di lui non puo’ fregartene di meno[k]. Hebron, 2006-2007. Intorno volano le pietre. Il sergente maggiore della brigata Kfir ha appena fermato un ragazzino che ne aveva lanciata una. A sei anni di distanza ha deciso di parlare. La sua e’ la diciassettesima delle 47 testimonianze raccolte nell[k]ultimo dossier di Breaking the silence, associazione di ex soldati delle Israel Defense Forces che dal 2004 racconta l[k]occupazione dei territori palestinesi. Ora il faro e’ puntato sui bambini e sulle loro vite sotto assedio. Tra pestaggi, intimidazioni e umiliazioni: [k]Eravamo cattivi, davvero. Solo piu’ tardi ho capito che avevamo perso il senso della pieta’[k].
Arrestati, ammanettati, bendati. Picchiati. Lo stillicidio e’ quotidiano. Nablus, 2005: [k]Ogni giorno dovevamo entrare nei villaggi e occuparli. Dimostrare che il territorio era nostro, non loro. ([k]) Una volta l[k]autista del blindato e’ sceso, ha afferrato un ragazzino e ha cominciato a picchiarlo a sangue. Non stava facendo nulla, era seduto sul marciapiede[k], racconta il sergente maggiore dell[k]Armored corps dell[k]Idf. Come gli altri 30 ex colleghi che hanno rotto il silenzio, era in servizio tra il West Bank e la Striscia di Gaza tra il 2005 e il 2011. Il picco della seconda Intifada e’ passato, la situazione e’ calma. Ma la macchina della violenza macina ancora odio e dolore. E ingoia bambini che in molti casi non hanno nemmeno 10 anni.
Hebron, 2010: [k]Non sai i loro nomi, non ci parli. Loro piangono, si cagano addosso[k]. Chi parla e’ un sergente della brigata Nahal: [k]Me ne ricordo uno, piangeva senza sosta. Alcune volte nella stazione di polizia non c[k]e’ spazio e allora te li devi portare in caserma, ammanettarli, bendarli e aspettare che la polizia se li venga a prendere. E quello stava li, accucciato come un cane[k]. La loro colpa e’ nella maggior parte dei casi l[k]aver lanciato pietre. Per fermarli tutto e’ lecito, anche sparare. E i proiettili, anche se di gomma, fanno male. Nablus, 2006-2007: [k]Tu ne scegli uno e miri al corpo, dalla feritoia del blindato [k] racconta un sergente dei paracadutisti [k] mi ricordo che ne prendemmo uno al petto da 10 metri e quello cadde a terra, svenuto[k].
[k]Per anni sono emersi rapporti sulle condizioni dei bambini sotto l[k]occupazione israeliana [k] ha spiegato al Guardian Gerard Horton, legale di Defence for Children International [k] ora a parlare sono gli stessi soldati. E gli episodi che raccontano non sono incidenti isolati, ma la naturale conseguenza della politica del governo israeliano[k]. Ad aprile un rapporto di Dfc aveva fatto luce sui numeri dei minori che ogni anno vengono arrestati: negli ultimi 11 anni sono stati 7.500, 2.301 nel solo 2011, nel 2010 erano stati 3.470. Tra il 2008 e il 2012, il 75% degli arrestati sarebbe stato sottoposto a violenze fisiche, si legge nel dossier [k]Bound, Blindfolded and Convicted: Children Held in Military Detention[k], basato sulle testimonianze di 311 minori.
La Convenzione dell[k]Onu sui diritti dei bambini (Uncrc) e’ lontana anni luce. In base ai racconti, Israele avrebbe violato gli articoli 2 (discriminazione), 3 (interesse superiore del bambino), 37 (b) (ricorso precoce alla detenzione) e 40 (uso di manette) della Convenzione. Senza parlare del divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti (articolo 37 a): [k]Mentre li facevamo scendere dalla jeep ho sentito uno di loro cagarsi addosso. Ma non poteva fregarmene di meno[k], ha raccontato un sergente maggiore della brigata Nahal. [k]Pochi giorni dopo il loro arresto [k] si legge nel dossier di Dfc [k] i due terzi dei minori vengono trasportati in prigioni situate in territorio israeliano[k]. In violazione dell[k]articolo 76 della Quarta Convenzione di Ginevra.
Un portavoce delle forze di difesa israeliane ha spiegato che Breaking the silence non ha voluto rivelare i nomi dei 30 soldati. [k]Lo scopo di questa ricerca [k] ha detto al Guardian [k] e’ solo quello di gettare ombre sull[k]Idf, che ha sempre invitato l[k]organizzazioni a trasmettere immediatamente reclami o sospetti riguardanti condotte improprie alle autorita’ competenti. In linea con i nostri impegni etici, gli incidenti in questione saranno oggetto di studi approfonditi[k].
La pieta’ e’ morta nel West Bank, ma a distanza di anni alcune coscienze si risvegliano. E ricordano: [k]Quel ragazzino li, sdraiato a terra, che implorava di non essere ucciso, poteva avere 9 anni [k] racconta un sergente della brigata Nahal in missione ad Assoun, vicino Qalqiliya [k] ho pensato ai nostri figli. Puo’ un bambino pregare di non essere ucciso con una pistola puntata alla testa?[k].
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