Hanno superato persino il Gattopardo, che proponeva di [k]cambiare tutto per non cambiare nulla[k]. Loro non cambiano, non mollano, anzi rilanciano: nei manifesti [k]6[k]6[k] promettono di [k]governare con onesta’[k], ci informano di costituire [k]un punto di riferimento per le persone per bene[k]. E si ricandidano in massa. Nella Sicilia sull[k]orlo del default, sono 76 i deputati uscenti tornati in lista per un seggio a palazzo dei Normanni.
L[k]istantanea piu’ chiara di una casta che si autoperpetua, lautamente finanziata dai centri di spesa istituzionali. Sui social network impazzano i proclami che invitano a non votare coloro che [k]senza alcun pudore e con un[k]incredibile faccia tosta, si ripropongono all[k]elettorato siciliano[k]: la pagina su Facebook ha raccolto in breve tempo 3000 adesioni. Rinnovare e’ difficile, d[k]altra parte, quando il cordone della spesa pubblica lo tengono gli stessi onorevoli che occupano i seggi dell[k]Ars. Risultato? e’ lo stesso sistema delle leggi in vigore a favorire gli uscenti, spalancando loro la porta per un veloce rientro, grazie alla possibilita’ di destinare alla campagna elettorale i fondi regionali. E se il Pd e’ il partito che ha cercato di rinnovarsi di piu’ (7 dei 14 esclusi sono suoi iscritti), Grande Sud di Micciche’ non ha lasciato fuori neppure Franco Mineo, recidivo nonostante sia accusato di relazioni pericolose con i boss mafiosi dell[k]Acquasanta. Anche il Pdl ha preferito [k]l[k]usato sicuro[k][k] ai giovani: su Twitter fioccano le proteste dei baby iscritti per l[k]esclusione di Carolina Varchi, leader del movimento giovanile.
Cosi il plotone degli aspiranti deputati (1.629 candidati distribuiti in diciannove liste) e’ affollato in larga parte da volti piu’ che noti. Anche ai casellari giudiziari. Tra i veterani, in questi giorni torna a sorridere sui manifesti elettorali il faccione di Giuseppe Drago (Cantiere Popolare), che fu presidente della Regione negli anni Novanta e concluse il suo mandato con una condanna a tre anni di carcere per peculato, per essersi appropriato dei [k]fondi riservati[k]. Nessun problema per Saverio Romano (Pid, ex ministro imputato per mafia), che pure aveva sostenuto l[k]esigenza di un rinnovamento etico in vista delle elezioni: [k]Drago [k] dice [k] e’ perfettamente candidabile in quanto ha gia’ esaurito il periodo di interdizione[k]. L[k]appello per le [k]liste pulite[k], nonostante le adesioni di facciata, sembra insomma caduto nel vuoto. Cosi come il codice etico approvato dalla Commissione regionale antimafia. Proprio nel pattuglione dei recidivi, infatti, si annidano gli inquisiti, compresi i quattro ex deputati che nel corso dell[k]ultima legislatura sono finiti in carcere: Cateno De Luca (oggi a capo della nuova formazione Rivoluzione siciliana), Roberto Corona e Fabio Mancuso (entrambi Pdl) e Riccardo Minardo (Grande Sud). Restituiti al contesto civile, i quattro ci riprovano ancora una volta senza complessi. Corona, cui solo tre mesi fa e’ stato revocato l[k]obbligo di dimora, chiede il voto in nome di una [k]buona politica[k]. Ma il record di surrealta’ e’ di Mario Briguglio, sindaco di Scaletta Zanglea (comune del messinese colpito dall[k]alluvione che causo’ 37 morti e per quella calamita’ e’ indagato per disastro e omicidio plurimo colposo). Il suo slogan elettorale recita: [k]Prima la sicurezza del tuo territorio[k]. E sull[k][k]impegno che continua[k] ha centrato la candidatura anche Marco Forzese (Udc), condannato dalla Corte dei conti a risarcire quasi cinquemila euro al comune di Catania dove era assessore della giunta Scapagnini.
Si, perche’ per afferrare una poltrona all[k]Ars arrivano a frotte da tutta la Sicilia, lasciando le meno appetibili poltrone occupate nei municipi e nei consigli provinciali. A Messina, ci riprova Giuseppe Buzzanca (Pdl) prima sindaco, poi deputato, poi entrambe le cose, rimasto aggrappato al doppio ruolo grazie a una leggina ad personam dell[k]Ars e, in passato, condannato a sei mesi per peculato. E dalla sua poltrona di sindaco di Alcamo tenta il grande salto a Palazzo dei Normanni anche Giacomo Scala (Pd), sponsorizzato, come giura Vittorio Sgarbi, da Pino Giammarinaro, storico andreottiano, gia’ condannato a 4 anni di sorveglianza speciale perche’ indiziato per mafia.
E Raffaele Lombardo? Lui lascia la mano al figlio Toti, 23enne di grandi speranze.
Poco rappresentata, in questa tornata elettorale, l[k]antimafia sociale, specialmente dopo l[k]esclusione per un incidente burocratico di Claudio Fava. Fds-Sel e Verdi si consolano con Ninni Bruschetta, di professione attore, che ha fatto parte della Squadra Antimafia, anche se solo sul teleschermo.
da Il Fatto Quotidiano del 2 ottobre 2012
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