ELEZIONI SICILIANE: MA QUANTA BELLA DEMOCRAZIA!
Cara redazione, in Sicilia si e’ nel pieno della campagna elettorale per le elezioni anticipate regionali e tutti i contendenti alla poltrona di Governatore della Sicilia stanno riscaldando i motori per il trash finale. Questa volta vi e’ stata una moltiplicazione delle liste, ben diciannove per dieci candidati. Tutti sono rappresentati: due liste per il centrodestra, due per il centrosinistra, i grillini e tutte le possibili declinazioni delle[k]rivoluzioni siciliane[k]. Ci sono anche i comunisti che promettono[k] l[k]avvio di un[k]economia pianificata socialista[k] (cavoli!), ma e’ facile promettere anche la luna quando si ha la certezza di non vincere. Il popolo, percio’, non ha scusanti ha ampie possibilita’ di farsi rappresentare, se rinuncia a questo diritto, non ha piu’ di che lamentarsi perche’ in Sicilia, cosi come altrove, vi sono la piu’ ampia liberta’ e democrazia. Liberta’ e democrazia, quante parole vuote! In che modo, in questo sistema economico e sociale il popolo puo’ governare? Con la delega senza vincolo di mandato! E sono libere le migliaia di lavoratori precari o che occupano un posto di lavoro fittizio, ricattati a doppio filo dalla politica? In realta’ la cultura mafiosa ha sposato appieno la logica della delega e su di essa ha imparato a esercitare il controllo sul territorio e sulla vita delle persone. Ogni elezione si ripete il rituale dello scambio dei favori che permette al solito potere politico di perpetuarsi e difendere gli interessi delle classi dominanti, mentre al popolo rimane l[k]illusione di risolvere i piccoli problemi personali, rivolgendosi ai [k]propri santi in paradiso[k].
Vorrei chiedere, pero’, a tutta quella schiera di oppositori, anche in buona fede, spuntati come funghi in queste elezioni: dove eravate quando si e’ perpetuato il dissesto costiero, legalizzato con il piano di riordino delle coste? Cosa avete detto e fatto contro l[k]assurdo proliferare dei centri commerciali che hanno devastato le pendici dell[k]Etna? Cosa avete detto e fatto contro la sconsiderata gestione delle ASI (aree di sviluppo industriale)? Cosa avete detto e fatto contro la gestione degli ATO? Solo a parole avete combattuto la mafia, ma mai avete contrastato la cultura mafiosa e le politiche a lei favorevoli. Molti di voi, che adesso affollano le liste dell[k]opposizione, hanno elogiato e sostenuto il governo Lombardo [k]per le sue apprezzabili qualita’ riformatrici[k], salvo poi accorgersi, a dimissione avvenuta, della [k]gestione sconsiderata della Giunta Regionale Siciliana[k]. Anche [k]opposizione[k] e’ una parola vuota se non coincide con un [k]azione sul territorio, di denuncia diretta, azione che la cultura ha sempre ferocemente contrastato. In realta’ in Sicilia, cosi come in altre aree del Meridione, bisogna riparare i danni che la cultura della delega, associata a quella del favore, hanno provocato sul territorio e sulle persone, bisogna ricostituire una societa’ civile che si opponga a queste logiche perverse, anche se questo e’ difficile in territorio dove prevale il sottoproletariato. Allora si possono utilizzare le elezioni per mettere tutti questi politici all[k]angolo, obbligandoli a parlare di cose concrete, mettendoli di fronte alle loro responsabilita’:
A quanto ammonta il debito pubblico siciliano e com[k]e’ strutturato;
Cosa si vuole fare per ridimensionare la spesa pubblica senza penalizzare i servizi;
Come si vogliono utilizzare la miriade dei lavoratori precari o avventizi in modo realmente [k]socialmente utile[k];
Da dove si devono recuperare le risorse per offrire dei servizi accettabili;
Come si vuole ridurre le spese della politica, la piu’ alta d[k]Italia.
Inutile, pero’, illudersi solo con un[k]opposizione dal basso si puo’ cambiare le cose, la storia l[k]ha sempre dimostrato, ma cio’ e’ possibile solo superando la logica della delega in bianco e del favore. Le elezioni possono essere un mezzo non un fine ma anche queste sono prive di significato se non si agisce sul territorio impegnandosi su problemi concreti, Taranto insegna.
PIERO DEMARCO
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