UIL e CISL si sono affrettati a firmare il patto sulla produttivita’.
I padroni con meno operai vogliono produrre di piu’.
I padroni non sanno poi come vendere le merci prodotte dagli operai e licenziano.
Il patto sulla produttivita’ rappresenta un concentrato delle ideologie reazionarie e della programmata iniquita’ che e’ alla base della agenda Monti.
Il Duce in qualita’ di capo del governo dei padroni e’ superconvinto che salassando gli operai salva i profitti dei padroni.
Perche’ in Italia si fa un accordo che chiede a chi lavora ancora piu’ orario in cambio di ancor meno salario? Per la stessa ragione per la quale Monti vanta oggi il piu’ feroce sistema pensionistico europeo, la massima flessibilita’ del lavoro i piu’ brutali tagli alla scuola pubblica e allo stato sociale, e allo stesso tempo proclama che questo e’ solo l’inizio e pretende che i suoi successori di centrosinistra continuino sulla stessa strada.
Il patto sulla produttivita’ estende ovunque il sistema Marchionne: i pochi operai che ancora lavorano devono accettare di farlo ai prezzi del mercato globale, altro che contratti e diritti.
Questo non e’ solo un accordo sindacale e’ un progetto di selezione sociale. Ed e’ la vera risposta alla crisi di Monti e degli interessi di classe che rappresenta.
Questo modello sociale reazionario si appoggia su un sistema corporativo di caste e interessi burocratici organizzati. Tutto il sistema delle imprese, comprese naturalmente le cooperative e le piccole e grandi aziende strettamente legate al partito democratico di Bersani, ha sottoscritto con entusiasmo il testo.
La CGIL dice di non volerlo firmare, ma non fa assolutamente niente, non chiama gli operai alla lotta.
E’ un modo vigliacco per accettare l’accordo.
Operai, tocca a noi organizzare la lotta
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