In Italia vive una popolazione di [k]invisibili[k]. Stranieri che lavorano nelle campagne, lontano dagli occhi dei centri abitati, spesso alloggiati in tuguri fatiscenti, sfruttati e mal pagati da caporali e imprenditori nostrani. Da nord a sud, il loro impiego nelle campagne e’ capillare. e’ anche grazie alle loro braccia se certi prodotti arrivano sulle nostre tavole, eppure la loro vita resta confinata nel silenzio.
Lo sfruttamento non riguarda solo il mezzogiorno, ma anche le zone piu’ floride del nord, come Piemonte, Lombardia, provincia di Bolzano, Emilia-Romagna e Toscana (guarda la mappa completa). In tutti questi territori, come in Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, i ricercatori della Flai Cgil hanno scovato datori di lavoro e imprenditori che truffano o ingannano i lavoratori stranieri, non corrispondendo loro i salari maturati, o facendoli lavorare in nero, accompagnando il trattamento con minacce piu’ o meno velate e forme di violenza psico-fisica (manifeste o paventate).
Le paghe per i lavoratori sono pero’ sempre da fame. [k]Un bracciante agricolo che lavora nelle campagne di Foggia in Puglia, a Palazzo San Gervasio in Basilicata o a Cassibile in Sicilia verra’ pagato a cottimo, ovvero 3,5 euro il cassone (per la raccolta dei pomodori), mentre verra’ pagato 4 euro l[k]ora nelle campagne di Saluzzo nel Piemonte, di Padova, nel Veneto o a Sibari in Calabria per la raccolta degli agrumi. Il tutto in nero, su intere giornate comprese tra 12 e 16 ore di lavoro consecutive a cui vanno sottratti: i 5 euro di tasse di trasporto, 3,5 euro di panino e 1,5 euro di acqua da pagare, sempre al caporale[k].
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