Da piu’ di un mese portano avanti una lotta dura contro il colosso del mobile, l’IKEA. Sono i facchini, dipendenti formalmente da cooperative ma nella sostanza legati all’IKEA. Protestano per vincere condizioni dignitose di lavoro, per mettere fine ad un sistema discriminatorio che assegna piu’ soldi in busta paga a chi abbassa la testa e mette alla porta chi osa alzarsi e rivendicare il semplice rispetto dei propri diritti.
Giovedi scorso si erano riaffacciati al deposito di Piacenza, con un blocco dei cancelli, e oggi si sono spostati a Bologna (Casalecchio del Reno per l’esattezza).
Supportati dalla solidarieta’ attiva di decine e decine di studenti, disoccupati e lavoratori, hanno organizzato un presidio dinanzi allo store IKEA. L’obiettivo era continuare quella campagna che punta il dito contro l’IKEA, perche’ individuata come responsabile principale del sistema di sfruttamento cui sono sottoposti questi lavoratori. Stavolta, possibilmente, facendo sentire all’azienda tutta la forza della mobilitazione operaia, cercando di turbare gli enormi profitti di cui la compagnia puo’ godere in questi giorni.
In circa 200 si sono cosi raggruppati dinanzi all’ingresso ed all’uscita dell’IKEA, resistendo a quattro cariche della polizia, che hanno provocato almeno un ferito tra i manifestanti. Malgrado la violenza subita, il presidio non si e’ sciolto e ha costretto il management aziendale, di concerto con gli ispettori della Digos, a decidere la chiusura dello store. Chiusura che, al momento in cui pubblichiamo questo post, e’ ancora totale. Oggi a Bologna IKEA non vende. Parafrasando lo slogan apparso sullo striscione dei manifestanti potremmo dire che [k]Loro smontano i diritti, noi gli distruggiamo i profitti[k].
Di seguito alcuni estratti dal volantino che gli operai hanno distribuito ai clienti dinanzi all’IKEA di Casalecchio del Reno (BO):
[k]Da diverse settimane i lavoratori del consorzio di cooperative del deposito Ikea di Piacenza stanno lottando contro orari e ritmi di lavoro infernali, contro salari da fame e condizioni semi-schiavistiche. Qual e’ stata la risposta di Ikea? La sospensione dei lavoratori che hanno alzato la testa, la minaccia di licenziamenti, le denunce e le manganellate della polizia. I sindacati confederali sono indifferenti o addirittura complici delle cooperative, il sistema politico e’ pienamente connivente con questo blocco di potere economico. […] Se qualcuno di voi ha fretta di comprare un regalo di Natale, lo invitiamo a fermarsi qui con noi a riflettere: non siamo noi ma sono l[k]austerity e la precarieta’ a impedirvi di farlo. Se per loro le feste sono l[k]occasione di fare ulteriori profitti sulla nostra pelle, noi siamo qui per dire che non c[k]e’ niente da festeggiare. Noi non abbiamo paura, sono loro a doverne avere[k].
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