Il governo neofascista di Viktor Orban, insediatosi in Ungheria nel 2010, non ha solo pesantemente minato le libertà ed i diritti civili.
Dal 2012 è entrato in vigore il nuovo “codice del lavoro” che va a modificare significativamente quello originario del 1992, il primo dell’era “democratica” post-socialista.
Di diversi passi oltre Marchionne, ecco come Orban ha modificato il lavoro per operai e lavoratori.
L’Ungheria fa da apripista. Impariamo subito a vedere come sarà la democrazia borghese nel mondo all’apice della sua crisi.
Noterete infatti che alcuni punti o parte di essi sono già stati proposti e/o discussi anche qui in Italia, con la riforma Sacconi o con gli accordi interconfederali tra sindacati e confindustria.
– STRAORDINARI: passano da 200 a 300 le ore annuali di straordinario consentite; questo in cambio del mantenimento della maggiorazione del 100% nei giorni festivi lavorati. Le ore supplementari potranno essere recuperate entro l’anno solare o compensate entro lo stesso periodo in busta, fino però ad un massimo del 50% dello stipendio. Facendo due conti al padrone converrà sfruttare il più possibile le 300 ore a disposizione: così facendo l’operaio recupererà al massimo mezzo stipendio in più nell’arco di un intero anno.
– MAGGIORAZIONI SU TURNI: chi lavora durante le ore notturne ( 18-6 ) avrà diritto al 30% di maggiorazione. Viene soppressa la maggiorazione del 15% per il turno centrale ( 14-18 ) , di fatto canacellando un cumulo complessivo del 45% se un operaio lavorerà, per esempio, dalle 16 alle 24.
– FERIE: restano sostanzialmente invariate, con 20 giorni annui di base più 1 per scatti di anzianità progressivi, dai 25 ai 45 anni, fino a massimo 10 giorni. L’operaio potrà usufruire liberamente soltanto di 7 giorni annui (poco più del 30% ) , gli altri saranno accordati dal padrone.
– PRECARI: se un operaio a tempo determinato viene licenziato per qualsivoglia motivo, non avrà più liquidazione pari al periodo indicato dal contratto, ma sarà coperto sino a 12 mensilità; ciò strizza l’occhio al boom di somministrazioni interinali nelle fabbriche ungheresi.
– RAPPRESENTANZE SINDACALI: servono almeno 1000 iscritti perchè un’organizzazione sindacale sia riconosciuta dallo stato e dai padroni; ciò si scontra con l’attuale realtà dei fatti in un Paese che conta decine di organizzazioni di base. Ciò nonostante l’adesione dei lavoratori ai sindacati è tra le più basse d’Europa, attestandosi al 16,8% nel 2008 secondo i dati elaborati nel ICTWSS dell’Università di Amsterdam, e concentrata intorno alle 6 sigle confederali ed alle 2 sigle parasindacali, formate in realtà da attivisti di stampo nazionalista ed anticomunista (MOSZ e LIGA, quest’ultima la più solerte firmataria del nuovo codice).
Lo stesso Orban nasce come rappresentante del sindacato dei militari e delle forze di polizia, oggi FRDESZ, associatosi nel 2005 proprio con la LIGA.
Intense campagne tese a screditare il sindacato dei metalmeccanici MSZOSZ, secondo per numero di iscritti nel Paese con oltre 200.000 tessere, sono promosse da quasi tutte le altre confederazioni con un progetto che mira apertamente a screditare ogni idea anche lontanamente apparentata con il progressismo. Tutto ciò anche in previsione delle prossime elezioni del 2014 e considerando il calo di consenso popolare per Orban ed i suoi tentacoli istituzionali ovunque addentrati.
– SORVEGLIANZA: fatto salvo l’effimero obbligo di comunicarlo al lavoratore, il padrone può sorvegliare costantemente e con ogni mezzo il dipendente
– CAUZIONE AL PADRONE: se maneggia soldi o valori in genere, il lavoratore deve versare al padrone una cauzione pari fino ad un intero mese di stipendio.
A cura di M.L.
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