Redazione di Operai Contro,
è in pieno svolgimento la manifestazione. Medici, infermieri, operatori sanitari, farmacisti, luminari del Policlinico di Bari. Ma anche madri di figli malati di leucemia, e figli di genitori stroncati dal cancro. Accanto a loro ci sono i pazienti, centinaia quelli dell’ospedale Nord in pellegrinaggio continuo nel reparto di Oncologia. E ci sono anche gli operai dell’Ilva, quelli che negli anni si sono svincolati dai sindacati e dall’azienda, rompendo gli argini dell’omertà.
Gli operai venduti dai sindacalisti di FIOM-UILM-FIM sono ancora divisi e disorganizzati. Ma la partecipazione è la prova che la rivolta verrà.
Le adesioni politiche, almeno quelle ufficiali, sono ai minimi termini. Le istituzioni locali per anni al servizio di Riva latitano. E non è la prima volta.
Il segnale che la città ha intenzione di mandare sarà energico, una Taranto che già nella marcia del 15 dicembre, con i suoi 20 mila scesi in strada, aveva lanciato un messaggio senza precedenti: «Noi ci siamo, per una Taranto Libera». Libera dai fumi e dalle polveri che causano «malattia e morte», libera dal ricatto occupazionale, perpetrato in decenni di benessere economico «intossicato» dal silenzio.
La manifestazione è senza sigle e senza bandiere, così è stato scelto dalla città, per ribadire che quando si parla di salute «non devono esistere divisioni». La marcia avrà un carattere nazionale poiché la legge investe tutte le città italiane messe in ginocchio dall’inquinamento.
Un operaio dell’ILVA
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