Nella manchette dell’ultimo numero di Lotta Comunista (maggio 2013) si legge:
«….un milione di giovani minori, in Italia, sono figli d’immigrati, e 700 mila sono nati sul suolo italiano. Persino una borghesia imperialista che si rispetti avrebbe tutto l’interesse a integrare, istruire, qualificare questo potenziale di forza-lavoro: d’altra parte l’eguaglianza giuridica è una precondizione elementare per la difesa di classe. Però partiti pusillanimi non hanno alcuna voglia di affrontare questioni difficili e impopolari, o persino fiutano l’occasione per contendersi l’elettorato “legge e ordine”, manipolando paure e diffidenze. Così il governo balbetta sullo “ius soli”, la cittadinanza per chi è nato in Italia, e persino i Cinque Stelle hanno preso a inseguire la Lega. “Uno vale uno”, il loro motto, a quanto pare vale solo per chi è al sicuro nel recinto elettronico della “rete”, e non per chi ha affrontato le prove più dure nell’emigrazione, ed è ormai parte inseparabile del proletariato europeo. Nei cortei del primo maggio migliaia di lavoratori hanno sfilato uniti senza divisione alcuna di razza, religione o appartenenza nazionale. La nostra classe è mondiale. Il suo vessillo è la bandiera rossa dell’internazionalismo».
Innanzitutto c’è da chiedersi se davvero al giorno d’oggi «una borghesia imperialista che si rispetti avrebbe tutto l’interesse a integrare questo potenziale di forza lavoro»; in questa fase di decadenza del capitalismo e di crescente disoccupazione, infatti, l’interesse sembra essere piuttosto quello di mantenere una buona fetta di immigrati in condizioni di clandestinità per sfruttarli maggiormente, ricattando nel contempo i regolari con la costante minaccia della perdita del permesso di soggiorno.
Ma al di là di questo e della condivisibile frecciata ai Cinque Stelle la questione di fondo è sempre la stessa: che fare?
Quelle della manchette sono tutte BELLE PAROLE, ma chi ha mai visto uno di Lotta Comunista a una manifestazione antirazzista, davanti a un CIE per sventare un’espulsione, in strada a contrastare una retata o un controllo della polizia a caccia di persone sprovviste di documenti, in una piazza a impedire l’agibilità politica a partiti come la Lega Nord eccetera? Non basta certo gridare slogan infervorati al primo Maggio perché questi si traducano in pratica politica.
Visto il costante riferimento al mitico «proletariato»*, si potrebbe sperare che questi comunisti a parole dessero almeno un sostegno nelle lotte delle cooperative della logistica che animano molte città italiane, dove è predominante la figura dell’immigrato proletario appunto. Ma anche qui, zero assoluto. Perché? Ah già, negli anni ’60 Cervetto ha etto che bisogna operare nella CGIL e siccome l’insegnamento biblico non si può trasgredire … qui si tratterebbe di sostenere degli scioperi autorganizzati o peggio egemonizzati dal Si Cobas, scherziamo?!
*Per una rapida smitizzazione in chiave No Tav si consiglia ad esempio la lettura dell’articolo C’è lavoratore e lavoratore: per esempio ci sono i crumiri. A buon intenditor, poche parole.
Vedi blog Maverick: http://mavericknews.wordpress.com/2013/05/14/ce-lavoratore-e-lavoratore-per-esempio-ci-sono-i-crumiri/
LC resta un esempio di cosa significhi “Analisi” scientifica, quindi marxista, di fatti e numeri globali. E finisce lì.
Credo molti pochi si aspettino di vedere “dirigenti” e “militanti” (sic) di LC a presidi, scioperi e manifestazioni. Il semplice fatto di mantenere in piedi un così complesso numero di strutture, un mensile sempre in ordine ed una casa editrice più che pimpante dimostra la compromissione di interessi quantomeno esistenziali con quel “capitale” utile al mantenimento del loro “strumento di propaganda marxista-leninista”.
E’ comunque innegabilmente difficile trovare approfondimenti sulla “battaglia mondiale per l’acciaio” ( “Acciaio nipponico per l’epicentro asiatico” ), o sulla “battaglia mondiale dell’automobile” ( “Le strade della motorizzazione di massa” ) tanto per citare un paio di esempi.
Questa piccola borghesia, sicuramente colta e preparata, segna il passo su livelli di preparazione chedovremmo fare nostri, fatte salve magari sintassi e costruzione (anche se non c’è nulla di male, in fondo… ) .
Ecco perchè credo nel progetto di rilancio del nostro cartaceo periodico, unito all’esperienza indispensabile e primaria di chi porta ancora i segni di un dibattito tra operai, in fabbrica e fuori, capace di toccare ogni aspetto della vita della nostra razza, compreso quel “dibattito su Stalin, Unione Sovietica e costruzione del socialismo nel proprio Paese” che sarebbe bene rispolverare.
Gli archivi di Operai&Teoria, grazie all’immensa opera di chi l’ha faticosamente portato in rete a disposizione di tutte e tutti, sono fortunatamente reperibili all’istante, da leggere e studiare comodamente. Approfittiamone. Senza in più dimenticare che la nostra condizione è sempre quella di schiavi, oggi come 30 o 40 anni fa. Mutano situazioni, personaggi, cause ed effetti, ma il nostro posto in questo mondo è sempre quello dei buoi da macello.
Saluti Operai con stima da Pavia,
m.
concordo su lotta comunista , ma sono sconcertato sul fatto di dover ancora dibattere di Stalin , Stalinismo ,è stalinisti ,o addirittura sul socialismo in un solo paese.Questo implica non aver fatto i conti sulla storia :lo Stalinismo non fu il prodotto della rivoluzione russa ma il suo affossatore .I regimi statizzati che si sono avuti in URSS e nei paesi dell’est sotto il nome di “comunisti” o “socialisti”non sono stati che delle forme particolarmente brutali di una tendenza universale al capitalismo di stato ,proprio del periodo di decadenza.Compagni niente scherzi ,se per partito operaio intendete la bandiera dello stalinismo siete sulla strada sbagliata ,non giochiamo a nasconderci e vi invito ad aprire un forum e di uscire allo scoperto .L’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO appartiene al marxismo -leninismo.