rassegna stampa
La guerra civile dell’Islam si sposta in Egitto
Tesi Asia Times:
– La questione non è se islamismo sì o no in Egitto, ma l’islamismo di chi, da chi è finanziato. La volontà di un popolo, non in grado di nutrirsi da solo, non ha peso.
– L’Arabia Saudita, con le sue riserve liquide di $630MD, è la sola a poter fornire all’Egitto i $20MD/anno necessari per impedire la bancarotta.
– Il partito saudita sarà il vincitore al Cairo, avendo l’Egitto quasi terminato le scorte energetiche, e disponendo di due soli mesi di riserve di grano importato.
– Non dipende da piazza Tahrir ma dalla casa reale saudita che l’Egitto finisca nel caos o che torni ad una temporanea stabilità. Sembra che i sauditi abbiano deciso di appoggiare il governo sostenuto dai militari, chiunque vi faccia parte.
– L’attuale intervento saudita in Egitto (le promesse di aiuti finanziari) è coerente con gli interessi strategici americani, più del sentimentalismo di Obama o del feticismo parlamentare dei Repubblicani.
Arabia Saudita ed Emirati si sono impegnati a fornire prestiti per $8MD all’Egitto, per evitarne la bancarotta.
– Hanno preso contatto con Arabia Saudita, Emirati e Kuwait il ministro Finanze e il ministro Difesa egiziani.
– Il governatore della Banca Centrale egiziana si è recato negli Emirati.
– Nel 2012, il Qatar ha speso 1/3 delle sue riserve estere in prestiti all’Egitto.
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Dopo il colpo al Cairo – Gli Usa non devono togliere gli aiuti al nuovo governo egiziano
A Washington si discute su come definire il ruolo dei militari egiziani nella cacciata di Morsi
Cos’è un colpo? in gioco aiuti per miliardi di $
Riportate le posizioni di Fouad Ajami dell’Hoover Institution:
– C’è una seconda chance per gli USA, benché impopolari in Egitto, con $1,3MD di aiuti militari annuali si comperano l’accesso ai militari; gli USA possono fare di più per far accedere l’Egitto ai mercati, ai prestiti e ai capitali di investimento.
– I FM, ora impopolari, ma che sono ancora il singolo maggior partito, potrebbero reagire anche militarmente e tornare al potere se chi prede ora il potere non riuscirà a risolvere i numerosi problemi dell’Egitto.
– Qualsiasi governo di transizione cercherà denaro e petrolio dai paesi del Golfo e dal FMI.
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– Dato che secondo la legislazione USA non può essere dato un aiuto ad un governo installato con un colpo militare è in corso negli USA uno scontro su come definire il ruolo dei militari egiziani nella cacciata del presidente Mohammed Morsi;
– in gioco circa $1,56 MD che gli Usa danno annualmente all’Egitto, e che vanno per la maggior parte ai militari.
– Il sen. democratico, Menendez, presidente commissione Esteri del senato: usare gli aiuti, quelli non ancora erogati quest’anno, come leva per costringere i militari a avviare una veloce transizione civile.
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Il partito egiziano Tamarrod – ribelli della maggioranza silenziosa
Tre uomini e due donne, tutti trentenni e fino a poco fa sconosciuti, sono saliti alla ribalta delle proteste in Egitto: Mahmud Badr, Hassan Shahin, Muhammad Abdalaziz, Mai Wahba e Iman al Haghi.
– La scorsa primavera hanno lanciato una campagna di raccolta firme su Twitter e Facebook, il progetto venne chiamato “Tamarrod” (ribellione).
– Sono riusciti ad avere l’appoggio anche di volontari delle provincie anche di quelle dove sono forti i Fratelli musulmani.
– Tre le condizioni che il gruppo si era posto:
– spostare la protesta dalle grandi piazze alle strade e nei villaggi, dove vivono gli egiziani comuni;
– evitare tutto ciò che potesse mettere a rischio il carattere pacifico della protesta;
– non mobilitare le élite cittadine ma la maggioranza silenziosa, che è sempre stata scontenta di Morsi.
– Al gruppo si sono uniti i partiti di opposizione.
– Nei due mesi prima del primo anniversario della carica di Morsi Tamarrod ha raccolto 22 milioni di firme, 9 milioni più dei voti raccolti da Morsi.
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Dopo Morsi, le conseguenze geopolitiche
Art. di Kaveh L Afrasiabi, subito prima del golpe
– Sintesi dell’esperimento di politica estera del governo Morsi.
– La linea di politica estera seguita fin dagli inizi da Morsi è stato un tentativo di ri-orientamento per elevare l’Egitto ad attore regionale indipendente: ha fatto capire all’Occidente che l’Egitto avrebbe agito per i propri interessi.
– Ma Morsi, costretto a scegliere tra lealtà in conflitto – come l’avvicinamento agli iraniani sciiti positivo a livello geo-politico, ma non rispetto alla linea di faglia sciita-sunnita – ha dimostrato incoerenza politica, incoerenza che unita alla sua carenza di abilità diplomatiche e di contrattare vantaggi non ha soddisfatto nessuno.
– Secondo il suo progetto di politica estera indipendente, nell’agosto 2012 Morsi ha partecipato al vertice di Tehran dei non-allineati, dove espresse solidarietà ai siriani contro il regime di Assad, e propose un “quartetto per la Siria”, comprendente Iran, Turchia e Arabia Saudita.
– I sauditi boicottarono la riunione del quartetto al Cairo.
– Sauditi e Qatar, i due principali finanziatori del Cairo, non hanno approvato l’intenzione di Morsi di un avvicinamento diplomatico all’Iran.
– Morsi schiacciato tra priorità contradditorie, ha abbandonato l’idea del quartetto a favore della linea dura contro la Siria appoggiata dai sauditi: decisione di giugno 2013 di chiudere l’ambasciata siriana al Cairo, in coincidenza con un sostanzioso prestito saudita all’Egitto.
– Su questione israeliana e relazioni arabo-israeliane: Usa e Israele non si sono mami fidati delle reali intenzioni di Morsi, nonostante il suo impegno al rispetto degli accordi di Camp David,
– secondo Usa e Israele Morsi intendeva consolidare il proprio potere prima di combattere gli accordi, denunciati in passato dai FM come una svendita.
– L’Egitto del dopo-Morsi si inserirà più saldamente nel campo conservatore guidato dai sauditi, assumerà un ruolo più assertivo verso la crisi siriana, e darà maggiori garanzie a Israele e Usa riguardo ad un possibile riallineamento regionale.
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L’Egitto è sull’orlo di una Guerra civile?
Da un’intervista su Elgornal, 31 marzo al generale Fua’d Al’lam, dei servizi di sicurezza egiziani.
– Al’lam pensa che l’Egitto sia sull’orlo della guerra civile, e della sua frantumazione in diversi mini-stati.
– La probabilità di una guerra civile è aumentata dalla sua trasformazione in guerra per procura tra le potenze internazionali e regionali.
– I presupposti per la guerra civile ci sono:
– sono state schiacciate nella disperazione le aspettative della popolazione, aperte dalla rivoluzione del gennaio 2011, eora sostituite dalla domanda di un salvatore e del ritorno di un governo autoritario.
– il governo è sempre meno in grado di assicurare i bisogni primari, cibo, abitazione, lavoro, sicurezza;
– sempre più carenti i servizi pubblici con la mancanza endemica di combustibile ed elettricità.
– In veloce crescita le tensioni religiose e di classe, e le manifestazioni e proteste politiche.
– Si stanno formando milizie politiche, armate per lo più da armi provenienti da Libia e Striscia di Gaza.
– Sono presenti innumerevoli bande di criminali, di polizia religiosa, di tribù armate, di clan tra loro in guerra, di società di sicurezza private, di gruppi anarcoidi come gli incappucciati Black Block, che uccidono a caso.
– Le istituzioni politiche sono allo sfascio: i FM che controllano presidenza e parlamento di fatto non governano a causa dell’opposizione di laici, estremisti islamisti, e dai rimasugli del vecchio regime.
– I FM occupano il centro, mentre le tre frammentate correnti di opposizione girano attorno ad esso, sono tra loro ostili e si temono più di quanto temano i FM, anche se è possibile una alleanza temporanea per distruggere i FM.
– Jihadisti e estremisti fondamentalisti islamisti ammettono apertamente di appoggiare l’opposizione laica come primo passo per una pura rivoluzione islamista.
– Le linee di faglia che preannunciano una guerra civile sono rappresentate dal conflitto irreconciliabile tra laici e vari sostenitori di un governo islamista, aggiunto al progetto dei fondamentalisti di creare califfati nelle aree remote del Sinai e dell’alto Egitto.
– L’opposizione laica non è coesa, non ha piani, e non concorda su chi mettere al potere se riescono a destituiscono i FM;unico elemento di identità è l’opposizione al predominio islamista.
– Altrettanto privi di strategia i fondamentalisti islamici.
– L’Occidente investe denaro in Egitto, sperando nella privatizzazione, che però è già stata abbandonata, e il denaro versato sarà speso in sussidi temporanei o consumato dalla corruzione.
– Usa, Arabia Saudita e Israele incoraggiano i militari egiziani ad assumere un maggior ruolo politico nel tentativo di bloccare qualsiasi predomino islamista,
– sforzi contrastati dall’asse Qatar-Turchia, che punta sui FM.
– Anche Russia a Cina puntano sui FM, per contrastare il controllo Usa del MO.
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