IL BEL PAESE
“Lasciatemi cantare perché ne sono fiero, sono un italiano un italiano vero….” Questo è quanto cantava qualcuno un po’ di anni fa. In effetti l’Italia è definita per eccezione il “bel paese”. Già, noi mica siamo come i nostri cugini i vicini francesi; mica siamo come gli spagnoli; i greci; i tunisini o peggio ancora come gli egiziani; noi siamo italiani e in quanto tali possiamo subire di tutto e di più tanto più di lamentarci non sappiamo fare. Ho escluso i cubani per ovvi motivi. Il “bel paese”!
In Italia sono vent’anni che si gira intorno ad “un omino basso basso che fa cose pazze pazze e che vive senza regole….”, per restare sempre in tema canterino, dove proprio ultimamente hanno addirittura fermato il parlamento. Già, fermato il parlamento perché l’Italia è questa, è il “bel paese” e cosa importa se si continua a “rimanere tra i pali come Zoff….”? Il “bel paese”!
In Italia c’è una grossa azienda automobilistica tanto grossa che la polizia di stato è ormai alle sue dipendenze e gli fa da vigilanza privata. Tanto grossa da potersi permettere il lusso di non rispettare nessuna legge; nessuna sentenza; nessuno statuto; nessuna costituzione. In poche parole tanto grossa da potersi permettere di fare quello che vuole. Già, quello che vuole perché nel “bel paese” c’è uno stato che glielo permette e dei sindacati, se proprio così li possiamo ancora definire, pronti a dire SI senza se e senza ma. “Non mi si deve mica ringraziare!” Direbbe il potente omone dal pullover blu che è al comando della grossa azienda. E infatti chi lo ringrazia? Forse lo può ringraziare solo chi, oggi giorno a Pomigliano, non ha ancora capito che gli operai che stanno fuori servono solo per minacciare quelli che stanno dentro che a loro volta quando non serviranno più perchè usurati verranno spediti fuori anche loro perchè ormai che il comandante dal pullover blu, piano piano, nonostante faccia quello che vuole, voglia lasciare il “bel paese” è sotto gli occhi di tutti. In effetti in fabbrica giovedì 11 luglio 2013, dall’assemblea indetta dai sindacati firmatari non e’ uscito nulla di buono. Hanno parlato dell’accordo contrattuale firmato lo scorso febbraio. Ce ne parlano 5 mesi dopo? Mah!!!! Alla domanda di un collega sul contratto di solidarieta’ restano abbastanza vaghi anche se dicono che dopo le ferie chiederanno alla grossa azienda automobilistica, di mantenere fede agli impegni presi e di essere chiara sulla situazione di chi sta ancora fuori. Ma se da settembre anche chi sta dentro inizierà a fare cassa integrazione, come si può sperare che chi sta fuori rientri?
Ci si aspettava che durante l’assemblea ci venisse comunicato un premio economico sia per la produzione che per i sabati di recupero, ebbene non è arrivata nessuna buona nuova a riguardo. Eppure nessuno di noi aveva preteso lo stesso premio che si prende in Germania o nella vicinissima fabbrica di Pomigliano, l’Avio, ma ciononostante al momento ancora nulla. Dico al momento perchè dopo aver accordato i due sabati e quindi dopo aver detto per l’ennesima volta SI senza se e senza ma, i sindacati firma tutto hanno un’altro incontro per il giorno 17 del corrente mese dove discuteranno di questo premio economico. Scusatemi ma come è possibile firmare un accordo per i due sabati e poi dopo un mese discutere che bisogna dare una somma di denaro ai lavoratori? Questo è il modo di fare sindacato? Farebbe bene l’azienda a non cacciare nemmeno un centesimo e non me ne vogliano i colleghi che purtroppo stanno ancora in cig, tanto a quanto pare i premi economici a loro non spettano (800€ al mese vanno più che bene ) anzi ad ascoltare i sindacati all’assemblea, chi sta dentro non prende il premio per colpa di quelli fuori.
Beh e’ l’ennesima prova che il gioco sporco di mettere operai contro operai fa parte di questa azienda e dei loro firma tutto. Insomma la famosa guerra dei poveri. Altro esempio? Pochi giorni fa c’e’ stata la sentenza della Corte Costituzionale e nemmeno in questo caso è stata fatta rispettare infatti alcuni ex rsu e alcuni operai in cig ancora iscritti ai firma tutto, sono potuti entrare in fabbrica per partecipare all’assemblea, altri che chiedevano lo stesso trattamento, per risposta, si sono trovati di fronte la solita vigilanza della polizia di stato pagata con i contributi di questi lavoratori, ma al servizio di chi le tasse le paga in altri paesi e di chi non fa rispettare le leggi.
Va beh questo e’ il “bel paese”, allora per concludere questo mio sfogo e per restare sempre in tema canterino, “e’ un paese l’Italia che ci ha rotto i coglioni….”.
Operaio Fiat Pomigliano D’Arco costretto per ovvi motivi, a restare anonimo.
Comments Closed