I padroni hanno numerose armi nel loro arsenale per reprimere e soggiogare gli operai: le leggi fatte secondo i loro interessi, i magistrati per farle applicare, le forze dell’ordine per mantenere il loro ordine sociale, i sindacati corrotti per imbrogliare gli operai, la religione e tutti i suoi orpelli per ingannare le loro coscienze, la tv e gli altri cosiddetti mezzi di informazione per confonderli e disorientarli, il divismo nel calcio e nello sport in generale e nello spettacolo, il mito del guadagno facile con gli innumerevoli giochi, e tante altre ancora.
Tutti odiosi. Eppure ce n’è uno, tra i più subdoli, che emerge per la sua meschinità. È il ricatto per fame. Obbligare un operaio ad accettare le peggiori condizioni di lavoro, pena la perdita del posto di lavoro, è la cifra di come un operaio sia costretto a piegare la testa e le spalle pur di sopravvivere.
Ma ogni momento del rapporto economico fra padrone e operaio è occasione di ricatto da parte del primo sul secondo. Un caso particolare di ricatto è ad esempio quello che la multinazionale tedesca Kion sta muovendo ai danni degli operai dell’Om Carrelli elevatori di Modugno (Ba) che da fine aprile presidiano la fabbrica chiusa per impedire che la Kion porti via gli ultimi carrelli, già imballati, e i macchinari, anch’essi smontati e imballati, per un valore complessivo di diverse decine di milioni di euro. Come è noto, la Kion ha deciso, a luglio del 2011, di chiudere la fabbrica barese e spostare la produzione di carrelli in Germania, buttando sul lastrico oltre 300 operai.
Ebbene, nell’ultimo incontro al tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo economico il rappresentante della Kion ha detto con chiarezza che essa non accetterà contatti con altre società eventualmente interessate a rilevare lo stabilimento se prima gli operai non lasceranno partire carrelli e macchinari. Come dire: comando io, voi potete stare sotto il gazebo, al caldo e al gelo, per anni, tanto io non permetterò a nessun altro di assumervi!
È un ricatto in piena regola, peraltro senza alcuna contropartita, al buio. Perché, se gli operai facessero partire carrelli e macchinari, non avrebbero nessuna certezza di una disponibilità della Kion ad accettare contatti con altre società. Anzi pare che sia intenzionata, una volta allontanati carrelli e macchinari, e quindi anche gli operai, solo a vendere lo stabilimento al miglior offerente.
Questa è la logica che muove i padroni: il massimo profitto per loro stessi, sempre e comunque. Questi sono i padroni che vengono onorati dalla “società civile” per il loro “contributo allo sviluppo economico e sociale”, che ricevono il titolo di cavaliere del lavoro o commendatore, che vengono ricevuti dal papa e dai cardinali, che vengono ospitati nei talk show televisivi e intervistati sui giornali.
Ma ai padroni e ai loro complici gli operai dell’Om Carrelli elevatori hanno semplicemente risposto di no. Continueranno a presidiare la fabbrica chiusa, con tutta la fatica che ciò comporta. Ma rimarranno!
SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA
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