Cara redazione, sono un’insegnante precario, di quelli in coda nelle graduatorie, nonostante l’abilitazione all’insegnamento ottenuta sborsando soldi per frequentare i corsi abilitanti. Per noi precari non vale il detto evangelico “gli ultimi saranno i primi”, gli ultimi restano gli ultimi e basta! Già perché la condizione di precario è un’eterna rincorsa a non scendere nella graduatoria, non farsi superare da qualcuno che poi ti può precedere per l’assegnazione di qualche supplenza o incarico. Ed è una rincorsa difficile in quanto, in Sicilia ma nel meridione in genere, dopo la laurea,le prospettive lavorative sono poche, allora ci si ritrova agronomi, biologi, letterati o linguisti, nel tentare l’ultima spiaggia, l’insegnamento. Molti di noi avrebbero potuto fare altro, rendendosi utili alla società, migliorare le condizioni di vita delle persone, ma alla società questo non interessa, utilizza gli intellettuali solo per ottimizzare il profitto. Quando non ci sono industrie o altre attività lavorative che possano assorbire queste figure professionali, non c’è nulla da fare si finisce nel girone degli insegnanti precari. Il mondo della scuola, infatti, ha una struttura piramidale, con una base molto ampia, fatta di lavoratori precari che sorregge tutta la scuola. In fondo a questa piramide vi sono una miriade di persone che vive in attesa, aspetta che arrivi una chiamata, una supplenza ( magari un insegnante di ruolo si è sentito male, meglio se ha subito un’operazione), oppure un incarico per delle ore residue dal Provveditore. Perché l’imperativo è fare punteggio, non indietreggiare nella graduatoria, per non rimanere nel purgatorio del precariato a vita. Quando, però, tutte le porte sono chiuse, non si prospetta più alcuna possibilità di lavoro, ecco che si apre uno spiraglio, per lo meno per fare il punteggio: le scuole private! Già le scuole private, la risposta “di mercato”al bisogno d’istruzione: “gli Istituti Paritari”, così vengono chiamate le scuole private, riescono a far incontrare la domanda con l’offerta; la domanda è esercitata dai “trota” di turno, figli di borghesi che “non ne vogliono neanche di calata”, come si dice da queste parti, ragazzi viziati espulsi dalla scuola pubblica che vogliono comunque conseguire un diploma, pagando; oppure ci sono i borghesi che vogliono, per i loro figli, una preparazione “seria”, priva di contaminazioni ideologiche. Così gli istituti parificati si diversificano per soddisfare la domanda, ma allo stesso tempo offrono l’opportunità ai precari di rimare aggrappati alla possibilità di uscire dal girone dantesco della precarietà! Come sono buoni, si vogliono costruire un posto in paradiso!
In realtà la galassia delle scuole private è alquanto eterogenea, ci sono i “diplomifici”, scuole che permettono il recupero di più anni scolastici in uno e fanno accedere rapidamente agli esami di maturità i propri allievi; ci sono le scuole più “serie”, che fanno seguire dei corsi regolari ai propri studenti, infine ci sono gli istituti gestiti dai religiosi, di solito destinati ad un’elite. La cosa che accomuna gli “Istituti Parificati”, però, è il non avere regole, e non essere “parificati”nel pagamento dello stipendio degli insegnanti. Per bene che vada, quando si lavora in una scuola che ti paga, si percepisce una frazione dello stipendio del contratto nazionale, ed è grasso che cola! Di solito, infatti, al massimo ti rimborsano le spese di benzina, se sei costretto a viaggiare, oppure ti pagano uno o due Euro per ogni ora d’insegnamento effettivo! Significa 5 o 10 Euro al giorno, solo per i periodi lavorativi. L’unico diritto che viene assicurato è il punteggio. L’ atteggiamento dei gestori di queste scuole è: “ Come, ti permetto di avanzare , o non indietreggiare, nella graduatoria e vuoi essere pure pagato? Mi devi solo ringraziare altrimenti rimarresti al palo”! In effetti c’è chi si fa raccomandare pur di lavorare, anche gratis, e fare punteggio, a tanto siamo arrivati! Chiaramente in questi istituti non esistono dei criteri chiari per le assunzioni, così come non sempre è stilato un contratto scritto, o non sempre è emessa una striscia paga. Tanto troveranno sempre qualcuno disposto a lavorare in qualsiasi condizione pur di galleggiare, nel girone dei precari della scuola.
In verità, penso che questa situazione, sotto certi aspetti ce la meritiamo, perché noi professori siamo la categoria meno coesa e di indole essenzialmente individualista: quando si sale nella piramide e si “passa di ruolo” ci si sente intoccabili e non si ha la minima solidarietà con chi si trova più in basso. Negli anni, nella scuola pubblica, si sono avvicendate una serie di riforme e ristrutturazioni, ma nel frattempo il finanziamento alle scuole private è proseguito ed ha permesso a tanti personaggi di arricchirsi alle nostre spalle, perché permettiamo questo? Usciamo allo scoperto, denunciamo tutte queste storture, riprendiamoci la nostra dignità!
UN ISEGNANTE PRECARIO INCAZZATO
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