Redazione di Operai Contro,
il parlamento italiano “lavora” al servizio dei profitti dell’assassino Riva.
T’invio un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno.
di MIMMO MAZZA
TARANTO – Scade mercoledì prossimo, 30 ottobre, il termine ultimo per convertire in legge il decreto varato dal Governo Letta per riordinare la pubblica amministrazione ma contenente norme che riguardano anche l’Ilva di Taranto. Il provvedimento licenziato dall’esecutivo prevede la realizzazione di due discariche per rifiuti speciali pericolosi e non all’interno del perimetro del siderurgico. Si tratta di due impianti ritenuti indispensabili dalla struttura commissariale che guida la fabbrica da giugno per smaltire i rifiuti che saranno prodotti dalla bonifica degli impianti e per risparmiare circa 300 milioni, soldi che sarebbero stati spesi per smaltire i rifiuti all’esterno dell’acciaieria.
La corsa contro il tempo per la conversione del decreto, pena la sua decadenza, è scattata l’altra sera quando la Camera, invece di dare il via libera al testo così come era stato licenziato dal Senato, ha apportato alcune modifiche, rendendo così necessaria una ulteriore lettura a Palazzo Madama. Se il decreto verrà convertito in legge – e la baruffa nel Pdl al momento rende difficili le previsioni – l’Ilva potrà realizzare i due impianti per lo smaltimento dei rifiuti speciali ma dovrà aspettare l’Autorizzazione integrata ambientale per la gestione del ciclo dei rifiuti, oltre che per il trattamento delle acque e dei fanghi, per poterli utilizzare. La contraddizione, stridente ma oggettiva, nasce dalla lettura del testo varato dal governo Letta.
Il provvedimento nasce a causa delle lungaggini della procedura per il rilascio dell’Aia su rifiuti e acqua, stralciata nel 2011, ulteriormente stralciata un anno fa quando fu riesaminata l’Aia firmata il 4 agosto del 2011 e ora ancora in altissimo mare. La carente e non convincente documentazione presentata dall’azienda al gruppo istruttore del ministero dell’Ambiente ha reso impossibile il rilascio dell’autorizzazione e il decreto del governo Letta, pur dando il via libera alla costruzione degli impianti, lascia inalterata la necessità di procedere, così come previsto dalla legge, nell’ottenimento da parte dell’Ilva dell’Aia necessaria.
D’altronde i tre esperti nominati dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando per un piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria riguardo all’Ilva scrivono, nel documento pubblicato online per consentire le osservazioni di associazioni e cittadini, che «al fine di assicurare una migliore gestione dei rifiuti prodotti dalle attività e per far fronte in modo adeguato alla gestione delle importanti quantità di rifiuti prodotti dagli interventi prescritti dall’Aia, occorre completare, per quanto di competenza, le procedure in applicazione delle normative vigenti, per l’autorizzazione, la costruzione e l’esercizio delle discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi, applicando le migliori tecniche disponibili e assicurando un elevato livello di tutela sanitaria e ambientale». Sulle discariche e sulla gestione dei rifiuti Ilva da tempo indaga la Procura, un fascicolo di inchiesta, affidato ai pm Mariano Buccoliero e Lanfranco Marazia, che sarà stralciato dall’indagine per disastro ambientale destinata invece ad essere formalmente chiusa nelle prossime ore.
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