Redazione di Operai Contro,
fecero credere agli abitanti di Terzigno e dintorni che quella terra verde e rigogliosa ai piedi del Vesuvio avrebbe goduto delle tutele di Parco Nazionale. Invece lì è stata aperta una discarica.
Ci hanno sversato centinaia di migliaia di tonnellate di monnezza.
Volevano aprirne una seconda.
Ci fu una rivolta di popolo e il governo Berlusconi&Bertolasodovette ripiegare in ritirata. Era l’autunno del 2010, gli scontri iniziarono proprio a fine ottobre e proseguirono a novembre. Ma le tracce di quella stagione non sono state eliminate. I veleni continuano a circolare nel corpo malato di questo territorio. Si insinuano nelle falde acquifere. Rendono a rischio l’aria e i gas sprigionati dai rifiuti intombati.
Il Comune di Terzigno e la Regione Campania sanno da maggio che c’è un problema di grave inquinamento delle falde acquifere e tutto tace, mentre la popolazione non sa e non deve sapere. A tre anni dagli scontri di Terzigno, che fecero balzare agli onori della cronaca una situazione terrificante, in cui si è stata una installata una discarica (la Cava Sari 2, ndr) all’interno di un’altra vecchia discarica (Cava Sari 1, ndr), mai messa in sicurezza, accanto a 800 ecoballe, è sceso un silenzio assordante. Più pericoloso e spaventoso dei gas lacrimogeni e dei manganelli di Stato”.
Un operaio di Terzigno
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