PER IL DIBATTITO
Tu quoque, Antonio!
Ancora a proposito di lavoro e salario garantito ….
Passando dalla teoria alla pratica
1) Non mi stanco di ripetere, e non mi stancherò mai di ripetere, con Marx, che un conto è il lavoro salariato (Arbeit) e un conto è l’attività (Tätigkeit). Io parlo di lavoro salariato (Arbeit) o meglio di lavoro alienato, che esprime meglio il concetto. Concetto che, anche senza il tedesco di Marx, qualunque operaio, bergamasco o peruano, ha ben chiaro nella testa, e soprattutto nelle ossa. Dopo otto ore di fabbrica (Arbeit) l’operaio è ben lieto di zappettare il suo orto (Tätigkeit), ma questa è una situazione sempre più rara, visto che oggi anche i famosi metalmezzadri dell’Indesit di Fabriano hanno poco da sfogliar verze, nel vero senso della parola…
2) Non parlo genericamente di lavoratori, termine ambiguo che abbraccia cani e porci, manager e sbirri. Parlo di proletari, di chi per vivere deve vendere la propria forza lavoro per produrre la ricchezza altrui (ricchezza rubata, privata, a vantaggio di altri, dei padroni), parlo quindi di operai, di lavoratori salariati, di occupati e di disoccupati, e soprattutto parlo di quel crescente esercito industriale di riserva, di cui proprio tu, Antonio, ci hai dato un’ottima descrizione [vedi: La polarizzazione delle società ovvero la de-integrazione, «Connessioni», n. 2, autunno 2012, p. 12. Anche in: www.countdowninfo.net/].
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