di MIMMO MAZZA
TARANTO – C’è l’attuale presidente del consiglio regionale Onofrio Introna che invia un sms a Girolamo Archinà alla vigilia di Pasqua per fare gli auguri e non solo («Ringrazio per il prezioso sostegno alla mia rielezione»). E c’è l’attuale capogruppo di Sel Michele Losappio, già assessore all’ambiente nella prima legislatura Vendola, che continua a dialogare con il potente responsabile delle relazioni esterne dell’Ilva, arrestato il 26 novembre del 2012 e tutt’ora ai domiciliari. Le 485 pagine dei brogliacci di Archinà sono un vaso di Pandora, con i 10.829 file – tra sms e telefonate – che raccontano il mare nel quale l’operaio divenuto dirigente aziendale nuotava con estrema naturalezza.
Intercettato dal 16 febbraio del 2010 al 13 novembre dello stesso anno dai militari del Gruppo di Taranto della Guardia di Finanza, Archinà tiene in piedi un sistema formato da parlamentari, amministratori regionali, provinciali e comunali, giornalisti, sindacalisti, docenti universitari e perfino sacerdoti. Un mare magnum di contatti e colloqui ora a disposizione dei 53 destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dalla Procura di Taranto.
Il 2010 è anno di elezioni regionali e dunque Archinà vigila su quello che accade a Bari.
Il 19 febbraio il parlamentare Pdl Pietro Franzoso (morto tragicamente il 4 novembre 2011) ad Archinà dice che «Rocco Palese (candidato alla presidenza della Regione Puglia per il centrodestra) sta qualche punto avanti a Nichi Vendola». Il pr dell’Ilva sente più volte e incontra il consigliere regionale Pdl Pietro Lospinuso, chiede ad un dipendente dell’azienda se «uno che ha chiesto aspettativa elettiva può fare campagna elettorale in stabilimento (si riferisce a Giuseppe Cristella, ora consigliere Pdl in via Capruzzi)», critica aspramente lo spot per la campagna elettorale di Alfredo Cerveller a (Sel) che indica il siderurgico come il male di Taranto, il quale, Cervellera, prima del voto invia ad Archinà due sms stile catena di Sant’Antonio («Ti ringrazio di tutto ciò che hai fatto e farai per me con affetto Alfredo Cervellera» e «domenica 28 e lunedi 29 vota e fai votare Vendola, il suo Partito Sinistra Ecologia e Libertà con Vendola e se vuoi invita famigliari e conoscenti a scrivere sul rigo Cervellera»).
Passate le elezioni, Archinà è preoccupato per la nuova Giunta Vendola, perché all’assessorato all’ambiente viene nominato il magistrato Lorenzo Nicastro, eletto nelle fila dell’Italia dei Valori, partito che a Taranto ha com consigliere regionale il medico ambientalista Patrizio Mazza. Girolamo Archinà così, il 27 aprile 2010, chiama l’allora parlamentare del Pd Ludovico Vico e gli chiede se ha visto «l’altro scherzo – si legge nei brogliacci – che ha fatto il presidente Vendola. Gli riferisce che ha messo come assessore all’ecologia Nicastro (Idv) il giudice, lamentandosi della scelta».
Il giorno dopo chiama Losappio, ribadendo all’attuale capogruppo di Sel «che è preoccupato dell’incarico assegnato a Nicastro, che il suo problema è l’appartenenza al partito Idv visto che a Taranto hanno un “pazzo” che rema contro lo stabilimento. Losappio gli dice che dall’esterno seguirà il tutto come se fosse all’interno. Girolamo gli dice che oltre a presidente del gruppo si augura che sia presidente della Commissione all’Ambiente, Losappio gli dice che questo è da vedere. Losappio gli dice che Vendola ha voluto che il presidente sia un suo amico, gli dice che lui non è intenzionato a fare nessun tipo di polemica. Losappio gli dice che l’unica persona che può fornirgli delle garanzie è il presidente Nichi. Girolamo gli dice che si rende necessaria una regia dietro e Losappio ribatte dicendo che bisogna dire a Vendola che il problema non è solo dell’ambiente ma anche lavoro, occupazione e sviluppo».
Il rapporto tra Archinà e Losappio resiste nei mesi. Il 29 settembre del 2010 i finanzieri intercettano una telefonata nella quale Losappio illustra al dirigente dell’Ilva e regionale la dinamica delle presentazione del disegno di legge sul benzo(a)pirene, sottolineando che «avrebbe voluto cambiare alcune parti della proposta legislativa, adattandola alle esigenze in corso ma a suo tempo non gli venne concesso».
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