CRONACHE DA POMIGLIANO

Rdazione di Operai contro Il 18 dicembre si è svolta la prima assemblea FIOM nello stabilimento FIAT di Pomigliano dopo anni. La FIAT ha cercato fino all’ultimo di evitarla utilizzando i suoi sindacalisti (FIM UILM FISMIC UGL) che con la scusa di aver “programmato l’utilizzo” di tutte e dieci le ore disponibili per le assemblee, non ne lasciavano più disponibili per la FIOM. Dopo una serie di minacce e mediazioni, un’ora è uscita per “gentile” concessione dei sindacalisti FIAT. In realtà hanno pesato tre cose: uno, il compromesso della FIOM, che ha ritirato molte cause legali contro la FIAT […]
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Rdazione di Operai contro

Il 18 dicembre si è svolta la prima assemblea FIOM nello stabilimento FIAT di Pomigliano dopo anni.

La FIAT ha cercato fino all’ultimo di evitarla utilizzando i suoi sindacalisti (FIM UILM FISMIC UGL) che con la scusa di aver “programmato l’utilizzo” di tutte e dieci le ore disponibili per le assemblee, non ne lasciavano più disponibili per la FIOM. Dopo una serie di minacce e mediazioni, un’ora è uscita per “gentile” concessione dei sindacalisti FIAT. In realtà hanno pesato tre cose: uno, il compromesso della FIOM, che ha ritirato molte cause legali contro la FIAT come segno “di buona volontà” nei confronti dell’azienda per “riaprire il dialogo”.  Due, la possibilità di un nuovo ricorso legale stavolta contro gli altri sindacalisti. Tre, il fatto che la FIAT ha aggirato l’ostacolo facendo una campagna capillare di intimidazione per evitare un’eccessiva partecipazione operaia all’assemblea.

Di fatto l’assemblea è avvenuta tra pochi intimi: una trentina di militanti FIOM, altrettanti dello SLAI COBAS, alcuni del COMITATO CASSINTEGRATI E LICENZIAT FIAT, tutti perlopiù a cassa integrazione e solo cinque interni.

Hanno pesato le minacce della FIAT sicuramente, ma anche la proposta dei “contratti di solidarietà” che la FIOM ha portato in assemblea e pubblicizzata con largo anticipo. I “contratti di solidarietà” non attraggono né gli operai interni, né gli esterni a cassa integrazione. Per i primi significa perdere il 20% circa del salario, anche se con una riduzione d’orario. Per i secondi significa guadagnare poco in più rispetto ai soldi della cassa integrazione, ma con l’obbligo di dover lavorare con tempi da stabilire, nello stabilimento. Quelli che lavorano dovrebbero perdere “il privilegio” di lavorare a salario pieno ottenuto con anni di sottomissione. I secondi, che in alcun i casi ed in piccola parte arrotondano a nero la cassa integrazione, altrimenti non potrebbero sopravvivere con ottocento euro, rischiano di dover abbandonare i lavoretti che fanno all’esterno. Un accordo a perdere per entrambi.

E per cosa? Per aiutare i padroni FIAT a rimanere aperti a Pomigliano. Il ragionamento che fa la FIOM è questo: a marzo scade la cassa integrazione in deroga, il prosieguo è la mobilità in mancanza di nuove deroghe. Con la legge Fornero comunque non si va oltre il 2017. Allora per aspettare che la nottata passi, propongono agli operai di sacrificarsi ulteriormente per conservare il “posto” fino alla fine della crisi.

Sembra una proposta razionale, ma in realtà presenta molti limiti. Il primo è di principio: perché i sacrifici li devono fare gli operai che sono la parte economicamente più debole e non la FIAT che di utili dichiarati nel 2012 a livello di gruppo ha realizzato un miliardo e quattrocentoundici milioni di euro, ma in realtà sono molti di più? Il secondo è più tecnico. Come abbiamo visto, i “contratti di solidarietà” non sono ben visti sia dagli operai interni che dai cassintegrati, ma ammesso che questi li accettino, sarà la stessa FIAT  a boicottarli, perché non li farà mai applicare al reparto “montaggio” che è il cuore della produzione Panda e dove è concentrata la maggior parte degli operai e dove ci ha messo anni a piegare gli operai a un livello di sfruttamento elevato. Dove li applicherà? Il terzo motivo è politico. La FIOM è convinta che la crisi passi e prima o poi si tornerà a livelli di lavoro e sfruttamento “normali”. Le fabbriche riapriranno, i cassintegrati rientreranno e tutto procederà come prima. In realtà la crisi peggiora e i miglioramenti si avranno solo alla fine di un lungo tunnel. La crisi porterà sempre di più allo scontro le varie borghesie nazionali tutte impegnate a trovare uno sbocco per la propria produzione che sta accumulando miliardi di merci invendute. In questo processo, gli operai verranno portati alla rovina con salari sempre più bassi e licenziamenti di massa.

Rispetto a questo scenario non basta mettersi in ginocchio e offrire la testa come fa la FIOM, e anche lo SLAI COBAS, ultimo acquisto del “moderatismo riformista” sindacale, che ha sostenuto nell’assemblea di Pomigliano la stessa posizione della FIOM, per poi attaccarla invece sulla stampa nazionale.

Gli unici che si sono schierati contro questa posizione sono gli operai del COMITATO CASSINTEGRATI E LICENZIATI FIAT che hanno criticato questa posizione nell’assemblea e tre di loro sono saliti su un ripetitore e hanno srotolato uno striscione contro i “contratti di solidarietà”.

Un operaio

 

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