Redazione di Operai Contro,
“Vergogna, vergogna, vergogna”: erano circa cinquanta gli operai della fabbrica GAI che domenica mattina si sono dati appuntamento sotto l’abitazione della famiglia che detiene la proprietà della tintoria e stamperia per gridare tutto il loro sdegno nei confronti della chiusura della fabbrica in cui lavoravano.
La manifattura Gai ha chiuso i battenti a settembre, nello stupore generale di tutti i lavoratori che non avevano ricevuto alcun segnale di crisi. Anche perché la crisi di fatto non c’era, almeno quella lavorativa. Gli ordini non mancavano, quello che invece scarseggiava era la liquidità.
Circa sei i milioni di euro di debiti che neppure l’utilizzo del Tfr dei lavoratori e la vendita di alcuni macchinari presenti negli stabilimenti di viale Piemonte sono riusciti a far diminuire. I dipendenti della manifattura, però, non si sono arresi e hanno deciso di chiedere risposte direttamente ai proprietari.
Risposte che però non sono arrivate, visto che nessuno dei proprietari o dei dirigenti si è degnato di incontrare gli operai e i sindacalisti che protestavano.
“La nostra protesta continua – affermano gli operai in presidio -. Continueremo con l’assemblea permanente, i macchinari non usciranno dallo stabilimento“.
Gli operai della manifattura GAI sono determinati nella lotta contro i loro padroni che per anni hanno fatto profitti e ora invece lasciano tanti debiti.
Gli operai della Gai che hanno occupato la fabbrica dal 17 dicembre si sono organizzati per non permettere lo smantellamento della fabbrica stessa e il trasferimento di altri impianti.
Gli operai sono attualmente in cassa integrazione, sono disposti a metterci la faccia e ad andare avanti. <La nostra occupazione proseguira’ ad oltranza >.
Massimo sostenitore degli operai in lotta.
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