Torna l’incubo esuberi all’Ilva rischiano in 1.042

Redazione di Operai Contro, ci costringono a lavorare con la morte sulle spalle. Padroni e sindacati e politici ci hanno costretti ad accettare i contratti di solidarietà per evitare i licenziamenti Padroni e sindacati e politici ci stanno comprimendo come in una pentola a pressione Quando la pressione sarà intollerabile la pentola esploderà Un operaio dell’ILVA di FULVIO COLUCCI TARANTO – L’Ilva e i sindacati riesaminano i contratti di solidarietà firmati lo scorso anno per evitare la cassa integrazione. E spuntano già i primi 1042 esuberi in due punti nevralgici dello stabilimento: l’area ghisa e le acciaierie. In verità […]
Condividi:

Redazione di Operai Contro,

ci costringono a lavorare con la morte sulle spalle.

Padroni e sindacati e politici ci hanno costretti ad accettare i contratti di solidarietà per evitare i licenziamenti

Padroni e sindacati e politici ci stanno comprimendo come in una pentola a pressione

Quando la pressione sarà intollerabile la pentola esploderà

Un operaio dell’ILVA

ILVAOPERAIO

di FULVIO COLUCCI
TARANTO – L’Ilva e i sindacati riesaminano i contratti di solidarietà firmati lo scorso anno per evitare la cassa integrazione. E spuntano già i primi 1042 esuberi in due punti nevralgici dello stabilimento: l’area ghisa e le acciaierie. In verità si tratta di numeri ridotti rispetto allo scorso anno, quando partì la procedura. Il dato è stato sottolineato durante l’incontro fra la dirigenza aziendale e i delegati di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm. Il contratto di solidarietà, giunto alla verifica annuale, mitiga – riducendo le ore di lavoro e il salario – le conseguenze della crisi di mercato e del programmato stop agli impianti interessati ai lavori di ristrutturazione previsti dall’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. In realtà i dipendenti dello stabilimento siderurgico finiti in solidarietà, nel corso degli ultimi dodici mesi si sono ridotti a poche centinaia, numeri nettamente inferiori rispetto a quelli previsti e tendenti al ribasso.

Il check che azienda e sindacati stanno realizzando continuerà la prossima settimana, con la valutazione degli esuberi negli altri reparti della fabbrica, soprattutto nell’area «a freddo» dove già in passato sono sorte difficoltà occupazionali per mancanza di commesse. Tuttavia il percorso della soldiarietà si presenta già tormentato. Al tavolo di discussione, la Fiom Cgil ha puntato i piedi negando l’avallo ai nuovi esuberi e alla conseguente applicazione del contratto. Fim Cisl e Uilm proseguono, invece, il confronto con l’azienda, mentre l’Usb si riserva di firmare dopo aver consultato i lavorat ori. Secondo la Fiom è opportuno, prima di ogni nuovo accordo sul contratto di solidarietà, discutere del futuro dell’Ilva, in un momento assai critico, con i gravi ritardi nei lavori Aia. Ad appesantire la situazione c’è anche il taglio (dal 20 al 10 per cento) del sostegno al reddito deciso dal governo con la Legge di stabilità. L’allarme lo ha lanciato il segretario generale della Fim Cisl, Mimmo Panarelli. In una nota ha chiesto l’intervento della Regione Puglia perché, «come stanno già facendo altre Regioni» promuova una legge a sostegno dei contratti di solidarietà per recuperare il taglio del 10 per cento evitando «una decurtazione che incide nel tempo sul salario diretto e indiretto dei lavoratori e delle loro famiglie». Gli ambientalisti hanno diffuso un nuovo video sulle emissioni notturne all’Ilva. Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina, trasmetterà il filmato alla procura della Repubblica e alla Commissione europea: «Dal filmato si può valutare la differenza tra le nubi formate dai vapori e quelle formatesi per emissione di polveri e fumi dell’Ilva. Le emissioni – ha detto Matacchiera – fuoriescono incontrollate dalle aree basse e non dai camini, soprattutto durante la notte, con ripetuti fenomeni di slopping». Qualche giorno fa, gli ambientalisti di Peacelink, attraverso Antonia Battaglia, hanno consegnato al Parlamento e alla Commissione europee le ultime ricerche sull’inquinamento causato da idrocarburi policlici aromatici. Il dato significativo, secondo Peacelink, è «la mancata riduzione delle concentrazioni rsipetto al periodo 2009-2010. Battaglia ha spiegato le criticità ancora presenti a Taranto per quel che riguarda l’inqui – namento e, «considerata la grave situazione» ha chiesto agli organismi europei di accelerare la verifica della risposta del governo italiano ai questi della procedura di infrazione per l’inquinamento Ilva.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.