Redazione di Operai Contro,
negli ultimi tempi il presidente della Regione Sicilia fa la spola da Roma, gli incontri con il Presidente del Consiglio Letta si susseguono freneticamente, le gatte da pelare sono tante e vanno condivise! Il commissario dello stato, infatti, ha rigettato quasi interamente la finanziaria della Regione a statuto speciale, una storica e sonora bocciatura. All’appello mancano circa cinque cento milioni di Euro, sono a rischio gli stipendi di circa 26000 dipendenti regionali, tra forestali e precari, gli anelli più deboli del sistema. I proventi per le elite politiche e amministrativa regionali, invece, sono al sicuro, ci mancherebbe altro! Tra i (pochi) articoli di bilancio approvati ci sono, guarda caso, le somme da corrispondere a questi signori, i poveri cristi possono aspettare! Non si può, però, scherzare con il fuoco, in una situazione già socialmente esplosiva non è il caso di gettare altra benzina sul fuoco, potrebbero saltare anche le comode poltrone su cui sono seduti i politici nostrani. Ecco allora spigati i viaggi del presidente regionale a Roma, bisogna sbrigliare i fili della matassa. Non è facile, la situazione è oggettivamente difficile, il debito pubblico siciliano, di cui la gente comune ignora l’ammontare, pesa come un macigno sull’economia e sulla società civile. Come se ne esce e di chi sono le responsabilità di questa situazione? Su quest’aspetto i politici locali, come tutti gli amministratori, hanno le idee chiare: è colpa di chi li ha preceduti, loro si sono semplicemente trovati tra le mani questa patata bollente! Così, come sempre avviene, sembra che gli eventi, ma anche le condizioni economiche e sociali, avvengono per una serie di eventi fatali, mai, però, sono individuate con chiarezza le responsabilità.
Qual è la però, la reale situazione della Sicilia, al di la delle inutili chiacchiere? Be, dai dati statistici ufficiali risulta che l’Isola è la regione italiana che maggiormente ha subito i colpi della crisi ed ha le maggiori sofferenze economiche e sociali: la più elevata percentuale di povertà, la più elevata disoccupazione giovanile e totale, il più elevato divario di ricchezza. Allo stesso tempo si registra il più alto politico amministrativo d’Italia. Tempo addietro, il 12/ 06/ 2012, scrissi un articolo in cui analizzai, dal mio punto di vista, le cause della crisi economica e sociale della Sicilia ( SICILIA ECONOMIA: CONSEGUENZA DELLA CULTURA MAFIOSA), è cambiato qualcosa da allora? È questo il punto nulla avviene a caso, come ho detto in un’altra occasione, non dobbiamo sottovalutare i nostri nemici, la maggior parte degli eventi dell’Italia e del mondo sono pianificati, tutto è finalizzato a massimizzare il profitto!
Così anche il sottosviluppo del meridione d’Italia, e di tante aree mondiali, è stato assolutamente pianificato, questo sistema economico non potrebbe funzionare se a tutti i popoli fosse data la possibilità di camminare con proprie gambe! Evitare che una popolazione acquisisca la sovranità alimentare ed economica, perciò, rientra in una precisa strategia: mantenere il popolo in uno stato di bisogno e di ricatto per renderlo disponibile a vendere la propria forza lavoro a basso prezzo. Quale motivo avrebbero avuto gli innumerevoli emigrati siciliani se fossero sostenuti dalla propria Terra? Allora gli attuali censori della finanza siciliana hanno poco da recriminare, tutti sono stati corresponsabili e partecipi della situazione attuale: chi ha avvallato le finanziarie che hanno sancito un assurdo clientelismo, la marea di figure precarie ricattate a doppio filo dalla politica (e dalla Mafia), se non i commissari dello stato di turno? Chi a preferito pagare migliaia di persone per non fare niente invece di utilizzare le risorse per migliorare la vita delle persone? Non è questione d’incapacità della classe politica e imprenditoriale locale, la borghesia dell’Italia settentrionale ha attinto a piene dal lavoro di migliaia di siciliani e meridionali, arricchendosi a dismisura! Senza la complicità della politica locale(e non solo!), come sarebbe stato possibile investire fiumi di denaro negli innumerevoli centri commerciali diffusi sull’Isola?
Qual è, però, la situazione sul campo, al di la delle tante chiacchiere che si dicono? Certo non posso conoscere in dettaglio la situazione della Sicilia, ma posso raccontare quello che avviene in provincia di Enna, dove vivo. Allora ci si accorge che il territorio ennese ha quasi la stessa popolazione del 1870! I paesi ennesi si stanno spopolando, soprattutto di giovani che dopo gli studi emigrano per mancanza di prospettive; i terreni, nonostante siano fertili e ci sia disponibilità di acqua, rimangono sottoutilizzati. Nel resto della Sicilia, invece si va a grandi passi verso la desertificazione industriale: non c’è solo Termini Imerese, ma anche il polo tecnologico catanese è in via di smantellamento, ma anche il settore commerciale è in profonda sofferenza con migliaia di esuberi. Per non parlare dei tanti precari che da mesi non ricevono gli stipendi. A questo punto è lecito porsi due domande: ma la povertà della Sicilia è reale? Assolutamente no, ma ricca di risorse e potrebbe sostenere ampiamente i suoi abitanti, ma nel nostro sistema economico la povertà e sempre indotta. Infine cosa propongono i politici e gli imprenditori locali per uscire dall’impasse? Offrire nuove condizioni di sfruttamento per attrarre altri investimenti. Offrire altre opportunità di profitto per nuovi padroni di turno.
PIERO DEMARCO
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