RASSEGNA STAMPA
Il Sole 24Ore 140209
Svizzera: referendum su quote immigrati, passa il sì con il 50,3%
di Lino Terlizzi. Con un articolo di Beda Romano
È passata in Svizzera l’iniziativa contro la libera circolazione con l’Unione europea. Si è trattato di una battaglia all’ultimo voto, il risultato finale è un 50,3% di sì ed un 49,7% di no.
– Il voto fotografa una Confederazione spaccata, non solo nelle percentuali finali di sì e di no, così ravvicinate. Anche per aree linguistiche e per grandi città e piccoli centri. La Svizzera di lingua francese ha votato in sostanza contro l’iniziativa, a favore invece la Svizzera di lingua tedesca e quella di lingua italiana, con il Ticino al 68% di sì, il tasso più alto di adesione.
– Molte tra le grandi città hanno votato contro, come nel caso di Zurigo, Basilea, Ginevra. Molti piccoli e medi centri e molte regioni di campagna hanno invece votato a favore.
– L’iniziativa promossa dalla Unione di centro (Udc), partito conservatore nazionalista ed anti europeista, che ha come leader di fatto l’imprenditore e politico Christoph Blocher, punta a bloccare l’accordo di libera circolazione in vigore con l’Unione europea ed a reintrodurre i contingenti per i lavoratori stranieri.
– Il Governo, la maggioranza del Parlamento, le associazioni delle imprese elvetiche, i sindacati, erano contro l’iniziativa ed hanno sottolineato i vantaggi che la libera circolazione comporta anche per l’economia svizzera, che ha un buon tasso di crescita ed ha una disoccupazione contenuta. Ma il voto ha premiato timori e paure su una presenza eccessiva di stranieri.
– L’Udc punta ad una rinegoziazione degli accordi bilaterali con l’Unione europea e ad un meccanismo che stabilisca un canale preferenziale per i lavoratori elvetici e i già residenti. I possibili riflessi di questo meccanismo potrebbero riguardare non solo i lavoratori Ue che intendono risiedere stabilmente in Svizzera, ma anche i frontalieri.
In Ticino i frontalieri italiani sono attualmente oltre 59 mila.
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Die Welt 140211
In pericolo il modello di welfare/Indignazione per il poto contro l’immigrazione/AfD vuole riforme sull’immigrazione anche in Germania
Jan Dams, Tobias Kaiser e Stefan von Borstel
– Il 60% dell’export svizzero è diretto nei paesi UE; se Bruxelles attuasse quanto ha minacciato per i vari giganti svizzeri, come Nestlé, sarebbe più difficile fare affari.
– Anche gli europei esportano merci in CH, è all’8° posto per l’export tedesco, pari al 5%del totale tedesco, appena dopo la Cina e davanti all’Italia.
– Diversi rappresentanti dell’economia tedesca fanno presente che la CH ha tratto profitto dai vantaggi del mercato interno (il presidente della Camera industria e commercio)
– La Commissione UE ha annunciato, senza dettagli, che ci saranno conseguenze per il risultato del referendum (a stretta maggioranza) che ha deciso di limitare l’immigrazione dai paesi UE.
– La Francia e Germania ridiscuteranno le future relazioni con la CH;
Il partito eurocritico tedesco, Alternativa per la Germania (AfD) vuole un referendum su modello svizzero per una legislazione sull’immigrazione basata sulla qualificazione e l’integrazione, e che impedisca un’emigrazione nel sistema di welfare tedesco.
– La Svizzera (CH), uno dei paesi più ricchi del mondo, rischia di danneggiare se stessa, e
che la UE metta in discussione altri trattati bilaterali,
– come l’accordo bilaterale I del 1999, che comprende 7 trattati tra loro legati (per la “clausola della ghigliottina”), utili ad entrambe le parti, perché liberalizzano e aprono il mercato interno;
– nel 1972, accordo di libero scambio, abolizione dei dazi, se disdetto i prodotti svizzeri diverrebbero più costosi, e già lo sono.
Nel 1989 accordo UE-CH di apertura del mercato assicurativo europeo, i gruppi assicurativi svizzeri hanno potuto offrire i loro prodotti e aprire agenzie nella UE.
– Potrebbe essere messo in discussione anche l’accordo sulla libertà di circolazione delle persone.
– Questo potrebbe far diminuire l’immigrazione in CH di forza lavoro altamente qualificata, di cui sono affamate le imprese svizzere, sarebbe invece positivo per la Germania, che ne avrebbe di più a disposizione.
– Inoltre la CH è troppo piccola per avere effetti negativi significativi sul mercato del lavoro tedesco.
– in CH vivono 300 000 tedeschi+ 50 000 frontalieri, poco se commisurato agli 80milioni di tedeschi.
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Die Volkswirtschaft 2008
La nuova immigrazione
(immigrati in Svizzera)
– In Svizzera gli immigrati sono il 26%, il doppio rispetto agli Usa, e maggiore di Australia e Canada, paesi classici di immigrazione.
– Nell’ultimo decennio c’è stato un forte cambiamento del tipo di immigrazione verso la Svizzera con una maggiore % di forza lavoro qualificata, alla base del quale c’è un accelerato cambiamento strutturale del mercato del lavoro, a favore di attività con un maggior valore aggiunto, e di conseguenza con un maggior fabbisogno di forza lavoro qualificata.
– Negli anni Novanta il 50-60% degli immigrati proveniva da paesi esterni alla UE; oggi quasi il 70% proviene dalla UE, facilitando l’integrazione, data la maggiore vicinanza linguistica.
– Inizi anni Novanta: solo il 21% aveva un titolo di diploma terziario, cioè di istruzione specializzata superiore (Dopo le superiori italiane, dai 19/20 anni); oggi questo livello di istruzione riguarda il 58% degli immigrati, quota superiore a quella degli svizzeri stessi.
Nel 1998 solo il 21% degli immigrati era occupato, nel 2007 la quota era più che raddoppiata, al 47% à entravano cioè nel mercato del lavoro, non nel sistema di previdenza sociale.
– Il superamento della crisi di crescita della seconda metà anni Novanta ha portato ad un il processo di trasformazione in direzione della valorizzazione ad alta intensità scientifica e di capitale umano, causa del cambiamento del modello di immigrazione. (domandaà offerta di forza lavoro)
– I gruppi svizzeri si sono fortemente internazionalizzati à posizionamento dell’economia svizzera ad alto livello nella piramide del valore aggiunto/ valorizzazione.
– Sono sparite o portate fuori dalla Svizzera diverse attività a basso valore aggiunto.
– La nuova emigrazione è divenuta un motore della crescita;
– nel 2002-2006 il 69% degli attivi è derivata dall’immigrazione;
– il 27% di tutte le ore lavorate in Svizzera sono di lavoratori immigrati.
– la quota è ancora maggiore in diverse posizioni chiave: negli ultimi 20 anni è raddoppiato il numero dei professori stranieri, ora al 43%;
– sono stranieri il 40% dei membri dei direttivi dei 100 maggiori gruppi svizzeri, oltre il 50% tra i nuovi top manager.
È stato calcolato che quasi tutto l’aumento di produttività (0,5% annuo) nel 1995-2000 deriva dall’immigrazione, il che corrisponde d un aumento del PIL di circa 2,4 MD di franchi svizzeri.
– È evidente che l’alto livello di produzione in Svizzera non sarebbe possibile senza la forza lavoro immigrata.
– Nella percezione comune però si pone più attenzione agli effetti dell’immigrazione sulla redistribuzione piuttosto che ai vantaggi nell’efficienza e nel welfare.
– contrariamente ai timori essa non ha alcun effetto di redistribuzione negativo sulla popolazione nativa:
– la distribuzione di salari e reddito è rimasta costane nonostante il forte cambiamento strutturale dell’immigrazione negli ultimi 30 anni.
– Mentre in quasi tutti i paesi industrializzati dagli anni Ottanta la quota del capitale sul reddito nazionale è aumentata a spese del reddito dei salariati, in Svizzera la quota dei salari è invece aumentata di oltre il 65%.
– Inoltre la nuova immigrazione agisce come controtendenza rispetto al divario dei redditi, dato che attenua l’aumento salariale delle alte qualifiche e lo sostiene per le basse qualifiche:
– nell’ultimo decennio non è cambiato il rapporto tra il decile salariale superiore e quello inferiore.
– viceversa traggono profitto dall’aumento di produttività e della crescita strati più ampi di popolazione.
– Non si sono inoltre avverati i timori di dumping salariale e di disgregazione sociale a causa dell’aumento dell’immigrazione. (qualche eccezione, come per alcuni segmenti di mercato protetti, vedi medici) Il mercato immobiliare è uno dei pochi in ci si rilevano effetti redistributivi: nelle aree di Ginevra e Zurigo ci sono stati forti aumenti dei prezzi.
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