Redazione di Operai Contro,
i gangster del parlamento dei padroni italiano recitano la loro parte.
Chiunque di essi vinca per gli operai e i lavoratori saranno ancora nuovi licenziamenti
Chiunque di essi vinca per i giovani sarà sempre disoccupazione
Chiunque di essi vinca per i pensionati aumenterà la miseria
Per cacciare padroni e gangster non possiamo aspettarci nessun miracolo
L’Ucraina insegna
Redazione vi invio una cronaca del teatrino
Un Operaio
Aut aut del premier incaricato ad Angelino Alfano, nel corso della riunione tenutasi giovedì sera: “O resti vicepremier o ministro dell’Interno”, avrebbe detto Matteo Renzi. Il sindaco uscente di Firenze salirà oggi al Quirinale. “Basta con il rilancio – avrebbe aggiunto – io domani vado al Colle, fatemi sapere la vostra scelta”. L’incontro notturno, tra tensioni e paletti da entrambe le parti, ha fatto diventare molto più difficile del previsto l’intesa tra i leader di Pd e Ncd sulla nascita del nuovo governo. I punti di scontro sono chiari: programma e composizione della squadra.
Renato Schifani, intanto, avverte che la presenza dell’ex delfino del Cavaliere è necessaria nel nuovo esecutivo, per allontanare i timori che Renzi decida di escluderlo per dare un segno di svolta rispetto alla squadra di Enrico Letta. “Sembra del tutto fuori luogo ipotizzare che il leader del Ncd possa non partecipare a un esecutivo del quale siamo alleato strategico” ha detto a Repubblica l’ex presidente del Senato, secondo cui per essere “serie” la riforma “elettorale e la riforma del Senato devono essere collegate tra loro”. Un punto di fondamentale importanza quello dell’Italicumlegato al cosiddetto emendamento Lauricella, che, per l’appunto, unisce il nuovo sistema di voto al ridimensionamento dell’aula di Palazzo Madama. Il motivo? Se collegate, le due riforme non permetterebbero di andare al voto prima di un determinato arco temporale (almeno un anno e mezzo), timing che farebbe molto piacere ad Alfano, a dir poco preoccupato dalla possibilità di essere fagocitato alle urne da un Silvio Berlusconi in cerca di vendetta dopo il tradimento di Ncd e del suo ex fido Angelino.
In tal senso, tuttavia, Matteo Renzi ha detto a chiare lettere che non accetterà più né diktat né barricate degli alleati. “Io non tratto più” avrebbe detto il premier incaricato, che poi ha spiegato di avere “altre alternative” in caso di niet da parte degli alfaniani. Quali? “Anche il voto subito” è stato il colpo a sorpresa del segretario Pd, che sa bene come ad Alfano e ai suoi le urne nei prossimi mesi rischierebbero di provocare una debacle in grado di far tramontare sul nascere il progetto fondante del Nuovo centro destra. Altre alternative? A sentire le ricostruzioni di stampa, il sindaco fiorentino starebbe pensando anche a ‘sfruculiare’ qualche grillino deluso dallo show in diretta streaming dell’altro giorno di Beppe Grillo durante le consultazioni. Di maggioranze variabili o alternative non vuol sentir parlare Schifani, che ha fiutato il pericolo prima di tutti. “Renzi ha tutto l’interesse a partire bene e con una coalizione coesa, intenzionata a fare sul serio nei prossimi anni” ha spiegato il senatore siciliano, secondo cui “ragionare su maggioranze variabili avrebbe un ritorno negativo sulla stabilità dell’esecutivo. E non gioverebbe al Paese”.
Si tratta, quindi. Così come si è trattato nel vertice notturno sulla squadra dei ministri. Alfano vuole una forte rappresentanza del Ncd e lo ha ribadito nel faccia a faccia tenutosi nella sede del dicastero degli Affari regionali in via della Stamperia alla presenza di Renzi, Delrio, Franceschinie Lupi. Fra i nodi più ostici da sbrogliare nella definizione della squadra del nascente governo ci sono i ministeri di Economia, Giustizia e Interno. Per quanto concerne quest’ultimo, dal Pd spingono affinché Alfano ne esca fuori. “Non abbiamo parlato fino ad oggi di caselle” ha spiegato Schifani, secondo cui “Angelino, Lupi e Lorenzin hanno lavorato bene, se i tre verranno confermati sarà per questo. Così come ha lavorato bene Quagliariello che, se non dovesse entrare, lascia agli atti un importantissimo lavoro che non sarà vano per le riforme”. Il tira e molla, inoltre, non è solo sui nomi e il pedigree politico dei ministri, ma anche sulle loro caratteristiche. “Sui ministeri noi chiediamo unministro della Giustizia che sia garantista e che voglia modernizzare un comparto così delicato – ha spiegato l’ex esponente di Forza Italia – e un ministro dell’Economia che sposi la causa della riduzione della pressione fiscale e del debito pubblico. Non ci sbilanciamo sui nomi”. In merito a unioni civili e diritto di cittadinanza, invece, per il senatore di Ncd “è evidente che ci sono delle differenti vedute e di questo – ha sottolineato – ci occuperemo prima della nascita del governo”. Che, per nascere, deve prima essere concepito. E l’impresa sembrerebbe tutt’altro che vicina alla conclusione, nonostante l’ottimismo di Renzi (“faremo presto” aveva detto ieri) e lo spauracchio – in casa Ncd – del Cavaliere, che non ha perso occasione per evocare il voto tra un anno.
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