Redazione di Operai Contro,
le borghesie occidentali speravano che l’insurrezione in Ucraina fosse stata domata.
Si sbagliavano.
Un giorno dopo il discorso della Timoshenko, di fronte alla Rada si è tenuta una manifestazione contro il ritorno in politica della pasionaria.
“Yulia vai in pensione”, “i nostri eroi sono morti per cambiare il sistema, mentre la Timoshenko ne fa parte”, dicevano durante la protesta.
Timoshenko non vuole correre per le elezioni presidenziali di maggio, ma rimarrà comunque leader del partito Patria, che guiderà la futura maggioranza e quindi controllerà il premier, figura con più poteri, secondo la Costituzione del 2004, ripristinata nei giorni scorsi.
I borghesi occidentali sono convinti che rimettendo in funzione la democrazia parlamentare tutto tornerà a posto
La borghesia ritiene necessario contenere rapidamente la minaccia del separatismo in Ucraina”.
Riunendosi con i vertici delle forze armate, Oleksandr Turchynov ( ex capo dei servizi segreti), speaker del parlamento ucraino e presidente ad interim, cerca di arginare i rischi di secessione nel Paese, in seguito al passaggio del potere all’opposizione.
Ma non è facile per uno Stato che si è appena scrollato di dosso la supremazia russa e cerca di dimostrarlo in tutti i modi. L’integrità del Paese, come anche gli aiuti finanziari, sono stati al centro dei colloqui tra Yulia Timoshenko e il capo della diplomazia dell’Ue, Catherine Ashton. E anche il presidente russo Vladimir Putin ha riunito il Consiglio di sicurezza per discutere la situazione a Kiev.
I gangster del Cremlino invitano a mettere un freno per fermare “le azioni barbariche contro la Russia”.
Sale però il timore di un intervento militare russo anche se Valentina Matvienko, presidente della Camera alta della Duma, rassicura: “La Russia riconosce la Crimea come parte dell’Ucraina e non farà azioni provocatorie”. Cautela è la parola d’ordine anche per Slutskij, secondo cui “decisioni affrettate (a favore della popolazione russofona nei territori ucraini, ndr) possono aggravare la situazione”. Rimane aperta, poi, la questione dei Tatari di Crimea, minoranza etnica deportata daStalin negli anni Quaranta e poi ritornata nella penisola, che nelle proteste degli ultimi mesi è stata a fianco dei manifestanti di piazza Maidan.
Ma è proprio in Crimea che nelle ultime ore è salita la tensione. In particolare nella città porto di Sebastopoli, zona monitorata da vicino sia da Mosca sia daKiev. Lì, nella base militare affittata dalla Russia, è ormeggiata la flotta del Mar Nero, mentre in città e dintorni vivono 14 mila militari russi con le loro famiglie e lì sono comparsi carri armati russi. La disposizione sarebbe stata data dal quartier generale della flotta, utilizzando i suoi mezzi a disposizione in loco.
Intanto Mosca prende tempo e aspetta che la Rada decida giovedì prossimo sulla maggioranza parlamentare che dovrà dar vita ad un governo di unità nazionale. Solo allora Medvedev deciderà se scongelare o negare definitivamente le restanti tranche del prestito da 15 miliardi concordato con Yanukovich.
La guerra civile in Ucraina continua
Un osservatore
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