Alla Sies di Terni società che si occupa di impianti elettrici industriali, i vertici aziendali hanno proposto ai dipendenti di rinunciare al contratto dei metalmeccanici e di formare una sorta di cooperativa.
Dall’ articolo di Umbria 24 :
La storia è comune a tante altre realtà, spesso piccole, ma anche di medie e grandi dimensioni del territorio. E ripropone la necessità, a giudizio di Fim Cisl e Fiom Cgil di Terni, di «una discussione che coinvolga tutti i soggetti interessati per giungere alla condivisione di un protocollo territoriale sugli appalti».
Ma quale discussione si deve fare, sulla pelle degli operai che vengono sfruttati tutti i giorni per quattro soldi e poi licenziati quando i padroni non fanno più i profitti che gli convengono.
La Sies denunciano i sindacati, «con la presenza di Confindustria di Terni e senza confronto con le rappresentanze dei lavoratori, ha proposto ai dipendenti di rinunciare al contratto dei metalmeccanici e di passare ad una sorta di società cooperativa metalmeccanica artigiana, al fine di rimanere competitivi con i costi per il mantenimento e l’acquisizione di nuovi appalti».
Ma finora i profitti dell’ azienda sono sempre rimasti in tasca al padrone, gli operai fanno bene a respingere senza compromessi la proposta di rinuncia al contratto nazionale dei metalmeccanici.
Quanto accaduto, dicono Fim e Fiom, «è grave, non solo per il metodo, ma anche per i contenuti della proposta perché, ancora una volta, si scaricano sui lavoratori i costi della crisi e si persegue una logica del ‘massimo ribasso’ nella quale pagano sempre e soltanto i lavoratori attraverso la diminuzione de diritti e di salario».
Ora in tempo di crisi i padroni vogliono rimanere ancora competitivi, ricattando e spremendo senza scrupoli gli operai, tagliando fortemente i salari e aumentando i carichi e le ore di lavoro.
Quello della Sies, peraltro, «è uno dei tanti casi – proseguono i sindacati delle tute blu – molto frequenti negli ultimi anni, che ci costringe a denunciare una situazione divenuta inaccettabile e sulla quale le organizzazioni sindacali chiedono di definire delle regole, attraverso le quali ci sia uniformità di contratti, di salario e di tutele per i lavoratori e che introduca dei criteri di assegnazione degli appalti legati alla reale capacità imprenditoriale delle imprese».
I due sindacati, poi, invitano e chiedono alle associazioni datoriali di «affrontare insieme questo tema in difesa della storia industriale della città e di un sistema di relazioni che ha sempre valorizzato il lavoro ed i lavoratori senza mai, attraverso i ricatti, costringerli a fare scelte personali finalizzate a colmare l’incapacità imprenditoriale».
A noi operai non ce ne frega assolutamente un cazzo della valorizzazione del lavoro o della storia industriale della città, ma quello che vogliamo noi operai è la costituzione di un Partito Operaio per combattere i padroni e la classe borghese del capitale che ci sfrutta.
Un operaio e lettore del vostro giornale
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