Redazione di Operai Contro,
Il disoccupato, padre tre figli, che alcuni giorni fa si era dato fuoco, perché era stato escluso dall’assegnazione di una casa popolare, è morto dopo 5 giorni di agonie e sofferenze. Chiaramente tutti i giornali e TV locali ne hanno parlato, finanche il TGR SICILIA, ci mancherebbe altro. Solo in questo modo i poveri cristi possono avere il loro momenti di notorietà, da morti. Da vivi nessuno li caca, cosi come vengono ignorati i loro bisogni, i politici hanno altro da pensare, cose più serie, non certo i problemi del popolino.
Si conclude così un epilogo che si trascina da quest’estate, quando gli stessi senza casa avevano occupato i locali del Comune. Inutile dire che i giornalisti locali si sono arrampicati sugli specchi per trovare una giustificazione del disperato gesto. Bisogna neutralizzare un atteggiamento di rottura che si va delineando. Cosa avverrebbe se il gesto, anche se non integralmente fosse imitato da altri disperati? Ci sono solo 10 alloggi da assegnare su 100 domande di assegnazione, 90 possibili “mine vaganti” che tolgono il sonno agli amministratori locali. E pensare che per costruire questi 10 alloggi è stata letteralmente rasa al suolo una collina verdeggiante, cosa faranno per soddisfare tutte le esigenze abitative? Non certo impiegare le innumerevoli case inutilizzate presenti in paese. Figuriamoci il diritto alla proprietà, alla speculazione edilizia viene prima, i poveri cristi senza arte ne parte possono aspettare.
In Sicilia questo è il secondo suicidio che si verifica per problemi legati al diritto alla casa, qualche tempo fa, nel siracusano un’altra persona si è tolta la vita perché una banca aveva pignorato l’abitazione per un debito non saldato. È la legge del mercato, gli interessi vengono prima dei bisogni.
La stampa locale, però, deve fare in modo di neutralizzare l’effetto emotivo che il gesto può causare, bisogna stare attenti. Ecco che il sindaco, intervistato dal TGR SICILIA, cerca di dimostrare che tutto è avvenuto nella legalità, e c’è da credergli. Ma di quale legalità stiamo parlando? Di quella borghese, non certo quella dei disperati! Intanto si cerca di far apparire gli avvenimenti come “conseguenze della crisi”, quasi una fatalità. Non ci raccontino stronzate, la morte di Leonforte può considerarsi un’ennesima “morte di stato”, perché una società che non garantisce un abitazione a tutti i suoi membri non può considerarsi civile.
Allora bisogna appropriarsi dei diritti senza “chiedere il permesso”, bene fanno i senza casa quando occupano le abitazioni sfitte.
PIERO DAMARCO
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