Redazione di Operai Contro,
vi rimando lo scritto su “cinque quesiti sul partito operaio” che voi avete pubblicato tempo addietro.
5 quesiti sul Partito Operaio
Io sono un operaio, ma non sono comunista.
Gli unici comunisti che ho conosciuto da quelli del PCI a quelli di rifondazione Comunista è gente venduta ai padroni.
Non sono comunista, ma sono un operaio che vuole lottare contro i padroni e questa società che ci rende degli schiavi.
Ho letto quello che scrive che è colpa di Stalin, l’altro che magnifica la 4 internazionale, quelli che dicono che prima viene la costruzione del partito e poi gli operai lotteranno per la loro emancipazione.
Ci sono poche lotte serie. Occorre soffiare sul fuoco appena c’è una piccola fiamma.
A mio parere la cosa più seria è quella di agire in ogni piccola lotta per organizzare gli operai.
Lo dite anche voi.
Dobbiamo far diventare il Partito Operaio un’organizzazione
Antonio operaio di Torino
Tralascio la prima parte.
Pienamente d’accordo sull’ultima: “soffiare sul fuoco appena c’è una piccola fiamma” e “agire in ogni piccola lotta per organizzare gli operai”.
E se non è essere rivoluzionari questo.,.
Avanti!
Se non si fanno i conti con la storia non si va da nessuna parte il P.C.I. non è mai stato comunista dopo la scissione dalla sinistra comunista guidata da Bordiga e Fortichiari ( messa in minoranza da Togliatti e Gramsci sotto gli ordini di baffone al congresso di LIONE nel 1924 abbracciò la linea del Comintern e sposò la linea Stalinista ,negli anni ottanta era un partito socialdemocratico (eurocomunismo ) ,con l’implosione dell’ex unione sovietica è diventato apertamente borghese .Se non sei COMUNISTA perchè vuoi lottare contro i padroni ? Senza la costruzione del partito e delle avanguardie di professione non puoi guidare una rivoluzione ( leggi la storia della rivoluzione bolscevica ) con lo spontaneismo non si va da nessuna parte ci vuole la scuola di partito,è giusto essere presenti nelle lotte immediate e future che inevitabilmente dovranno manifestarsi visto il carattre strutturale della crisi capitalista ,ma nelle assemblee si va e si interviene per fare chiarezza ( SENZA TEORIA RIVOLUZIONARIA NON PUò ASSERCI MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO ) e non ci si muove in ordine sparso a maggior ragione se si hanno le idee confuse ALTRIMENTI I RIFORMISTI LA FARANNO SEMPRE DA PADRONI condivido quasi in toto i 5 punti del partito operaio ,ma mi preoccupa il ragionamento di Antonio .P.S. inizialmente con la scissione dal P.S.I. nel 1921 a Livorno si chiamava P.C.D’Italia sezione della terza internazionale.
caro Ercole è vero che con lo spontaneismo si rimane spontanei ma non si costruisce il partito, per costruirlo ci vuole essere padroni della teoria e bisogna capire sopratutto gli operai quando scrivono, non sono comunista equivale alla frase che Marx disse a Lafargue “ce qu’il y a de certain c’est que moi, je ne suis pas marxiste” a proposito del partito operaio Francese,che come scriveva Engels,prendevano una cantonata dietro l’altra.
Quanti sono in Italia i partiti che si ispirano al comunismo? se fai un elenco ce ne sono almeno una decina se non di più. Ti faccio una domanda; di questi quanti hanno come programma la liberazione degli operai dalla schiavitù del lavoro salariato?
La costruzione del partito indipendente degli operai si costruisce nelle lotte con un continuo raffreno dialettico con la teoria. le sole lotte senza teoria sono solo lotte economiciste, la solo teoria senza lotte operaie e solo un esercizio accademico.
Tutti i partiti che si richiamano alla sinistra comunista ( terza internazionale ) hanno nel loro programma l’abolizione del lavoro salariato ,e la costruzione del partito comunista internazionale è internazionalista per abbattere il capitalismo ,e per costruire la futura società socialista attraverso la dittatura del proletariato ,( ma non in un solo paese di Staliniana memoria ).
Credo che qui si tratti di capirci. il ragionamento che viene portato avanti su questo giornale e nel dibattito tra i lettori non è quello di aderire a un partito o ad una tendenza già precostituita ma di costruire un partito operaio che nulla a che vedere con quanto sino ad ora si è manifestato nel panorama italiano. Per quello che mi riguarda è logico che un partito operaio non può che essere internazionalista, altrimenti i riferimenti all’associazione internazionale degli operai fondata da Marx e il ricorrente riferimento ai loro documenti ed alle pubblicazioni dello stesso Marx sono inutili. Lo stesso vale per le analisi fatte da Lenin. Per questo se si vuole condurre un dibattito serio sul partito operaio e su come fare per costruirlo bisogna a mio avviso cercare di impostare il dibattito su questi argomenti, e di questioni estremamente importanti che possono aiutare alla realizzazione di questo “benedetto” partito il che fare di Lenin è un ottimo punto di partenza per cercare di evitare errori che hanno influenzato il movimento operaio sopratutto in Italia.
òssignur ma siamo ancora alle “colpe del baffone”? altro che internazionalismo proletario…qui c’è ancora da collegare una fabbrica con l’altra accanto. altro che mondo, conquistare Lambrate (Operaia) sarebbe già da libro di storia contemporaneo. Copioincollo la frase di BANKROBBER: “le sole lotte senza teoria sono solo lotte economiciste, la solo teoria senza lotte operaie e solo un esercizio accademico”. Condivido e rilancio.
P.S.: Penso che qui siamo tutti per il sostegno internazionale alle Operaie ed agli Operai, ma il bollino di “stalinista” a tutto quello che non piace sta perdendo un po’ di adesione alla realtà con l’andare del tempo (e dei morti sul lavoro, e dei licenziamenti, e delle CIG, e della mobilità, ecc ecc)
Da materialista penso che noi siamo per il partito,ma non siamo ” il partito ” nè l’unico suo embrione .Il nostro compito è partecipare alla sua costruzione intervenendo in tutte le lotte della classe operaia cercando di legare le rivendicazioni immediate al programma storico : il comunismo. Compatibilmente con le nostre esigue forze che in questo momento ci penalizzano ,ma non per questo ci arrendiamo :A quando le prime riunioni operaie PUBBLICHE per renderci visibili,per confrontarsi e su come interagire !
Non capisco quando dici che bisogna partecipare alla sua costruzione, credo che il problema che si sta affrontando sulle pagine di questo giornale sia non la partecipazione degli operai alla costruzione di un partito cui altri stanno già pensando di costruire ma di ragionare nella logica di un concetto già espresso da Marx nel manifesto:
“Questa organizzazione di operai in classe e con ciò in partito politico torna ad essere spezzata ogni momento dalla concorrenza fra gli operai stessi. Ma risorge sempre di nuovo, più forte, più salda, più potente” .
Tu insisti sulla questione dell’intervento nelle lotte che stanno conducendo gli operai per legare queste lotte al carro di un programma storico che non si sa bene quale sia e per conto di quali classi agisca. Per conto mio il problema è un altro ed è stato esplicato in una critica ad un organizzazione politica già nel 2010 “Partito operaio e comunismo delle piccole chiese” pubblicato su questo giornale nell’ottobre del 2010 e che puoi trovare nei documenti dell’aslo, il ragionamento che viene fatto fa piena luce sulla questione del partito e sulla necessità per gli operai di farsi partito. Per il resto mi auguro anch’io che al più presto si dia luogo a discussioni pubbliche su come agire e su come confrontarsi.
Organizzare gli schiavi non è una cosa semplice. la dittatura borghese, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione dai Mass- media ai politicanti ai sindacati asserviti, per mantenere sotto il suo tallone gli schiavi salariati non si fa scrupoli. Nel passato servendosi della dittatura fascista adesso con la democrazia borghese, della delega. Cosa comporta agli operai delegare gli altri? Politicamente possiamo affidarci ai ciarlatani di turno: oggi al ciarlatano Matteo Renzi o al giullare Beppe Grillo, al pregiudicato Berlusconi, ai Vendola o ai sinistrati di turno. Operai se ci affidiamo a questi soggetti cadiamo nella situazione ben descritta nel Gattopardo: cambiare tutto per far sì che tutto rimanga come prima, schiavi siamo e schiavi rimarremo. Sindacalmente possiamo delegare chi sulla nostra pelle ha concertato con i padroni la nostra sottomissione alla schiavitù del lavoro salariato? La maggiore attività dei sindacati oggi sono tavoli e tavolini per farci avere la miseria degli ammortizzatori sociali cioè la miseria per tenerci buoni e sottomessi; ma il servizio migliore che oggi fanno ai padroni è quello di tenere divise le lotte di resistenza che gli operai attuano contro i padroni. Dal mio punto di vista è su quest’ ultimo punto che gli operai avanzati e quindi il partito operaio devono lavorare. Loro ci vogliono divisi per dominarci, noi dobbiamo unirci per abbattere la dittatura economica borghese. E’ avvilente vedere degli operai che si affidano a dei sindacati chiaramente asserviti ai padroni, o fare appello alla magnanimità dei padroni o al politicante di turno per farsi dare un lavoro di merda. Una cosa deve esserci chiara: questa crisi deve mostrare ancora tutta la sua barbarie e con il procedere della crisi sono inevitabili lotte sempre più decise degli operai, che lotteranno non solo contro il singolo padrone ma contro tutto il sistema di dominio economico borghese. Questa fase dello scontro non sarà un pranzo di gala, ma comporterà sacrifici e determinazione. Solo organizzati, e disciplinati gli operai possono liberarsi dal dominio socioeconomico borghese e dalla schiavitù del lavoro salariato. W IL PARTITO OPERAIO!!!
Il problema è capire chi nella pratica lotta veramente per la costruzione del partito , e chi difende il comunismo della propria parrocchia caro BANK ROBBER. Lo scopriremo solo vivendo……