Redazione di Operai Contro,
Dopo il 25 Maggio la Confindustria passa all’incasso
“Temo che anche quest’anno la crescita che vorremmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro” avverte Giorgio Squinzi all’assemblea di Confindustria.
“Non è questa l’Italia che vogliamo. Non ci rassegniamo a un Paese stanco, sfiduciato, vittima di mali antichi, astruso e ostile alla cultura d’impresa”. E’ arrivato, quindi, “il momento di costruire un’Italia nuova” è il messaggio del presidente di Confindustria, che chiede di “superare le vecchie logiche, non avere paura del nuovo”. Dalla crisi “possiamo uscire solo decidendo ciò che da almeno 2 decenni non abbiamo avuto il coraggio di fare. Cambiare decidendo”.
E a Confindustria arriva la rassicurazione di Federica Guidi, che torna all’assemblea da ministro: è in arrivo in Cdm “non più tardi del 20 giugno”, è il suo annuncio, “un pacchetto normativo articolato che includerà misure a favore del rafforzamento patrimoniale delle imprese”.
“Il mandato popolare” al Pd ed a Renzi, dice Squinzi, “testimonia la voglia di cambiamento che c’è nel Paese. Questa voglia attende fatti che diano sostanza alle riforme e alla crescita”. Il presidente di Confindustria riconosce “incoraggianti segni di cambiamento”, una “azione vivace”, e dopo il voto chiede che “la stagione delle riforme istituzionali adesso parta davvero”. “La nostra disponibilità – assicura Squinzi – è immutata e completa”, ma “fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale. Non deludeteci”. “Senza riforme – ha aggiunto – è impossibile agganciare la crescita”.
L’articolo 41 della Costituzione, quello che stabilisce che l’iniziativa economica privata è libera in Italia “non è più un diritto garantito” secondo Squinzi, che si riferisce a “rigidità sindacali” e burocrazia. “Confindustria – dice – non lo può accettare. Le imprese sono un bene di cui il Paese dovrebbe essere orgoglioso”.
Bisogna intanto “favorire la contrattazione aziendale virtuosa, che lega i salari ai risultati aziendali”, cioè “privilegiare la natura dei salari, piuttosto che la loro fonte e consentire di decontribuire e detassare quello di produttività anche se nasce dall’autonoma decisione dell’imprenditore”.
Confindustria chiede anche di “semplificare e migliorare la disciplina del contratto a tempo indeterminato, rendendolo più conveniente e attrattivo per le imprese” ma non c’è invece bisogno, avverte Squinzi, “di un nuovo contratto neppure a tutele crescenti”. Poi l’appello al sindacato: “Guardiamo al mondo. Non chiudiamoci conservativamente nel nostro familiare ma ristretto orizzonte domestico. Il tempo delle eterne liturgie è trascorso”. Per questo “dal sindacato mi aspetto uno sforzo di innovazione”.
Il ritornello dei padroni nella crisi è sempre lo stesso:
diminuire i salari eliminare le tutele agli operai
Renzi è pronto a pagare
Un operaio di Torino
FOTO: Il ministro Guidi con Giorgio Squinzi
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