Florianopolis, 3 giugno 2014.
Nell’imminenza dei mondiali, il Brasile è un pullulare di movimenti sociali variegati e – ovvio – complessi. Logico quindi che, coi riflettori di tutto il mondo puntati sugli stadi, anche i movimenti sociali intendano cavalcare – in senso opposto, chiaro – l’onda, trovando un collante nella contestazione al grande evento sportivo. Di qui il movimento Não vai ter Copa!
Dopo la grande esplosione del giugno dell’anno scorso i media mainstream di tutto il mondo avevano messo la sordina su quanto stava accadendo da queste parti, ma adesso, a pochissimi giorni dalla «Copa», non potendo più tacere, lo affrontano in modo riduttivo, per occultarne il carattere. Che non è solo di contestazione di ciò che del peggiore passato resiste nel Brasile di oggi, bensì anche delle nuove contraddizioni che la stessa modernizzazione sta ponendo all’ordine del giorno (non ultima fra esse il fiato corto di una «democrazia» che, dopo lo slancio della lotta contro la dittatura, sta rivelando la sua reale natura).
Então, vai ter Copa? Di certo non sarà la festa interclassista che qualcuno si augurava. La polarizzazione è in corso, e lo Stato si prepara ad usare il pugno di ferro.
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