Lo sciopero generale, «per l’intera giornata», del personale capitolino di ogni settore è stato proclamato da Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl, Csa per contestare i tagli alle retribuzioni e l’incertezza sul futuro del cosiddetto salario accessorio.
Per la prima volta nella storia della città, tutti i 24 mila dipendenti del Comune di Roma hanno incrociato le braccia
«Se con l’approvazione del bilancio comunale non otterremo risposte dal sindaco Marino, sarà rottura». È il messaggio che arriva dai segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio, lanciato durante la conferenza stampa sui mali di Roma e sulla necessità di un deciso cambio di passo a partire appunto dal bilancio capitolino. «Roma conta 250 mila disoccupati, oltre a 160 milaneet, ossia giovani che non studiano né lavorano, 25 mila lavoratori in cassa integrazione in deroga – precisano Claudio Di Berardino, Mario Bertone e Pierpaolo Bombardieri -, cifre che parlano chiaro sull’entità dell’emergenza occupazionale in atto. E il Comune che fa? Anziché unire le forze, aprire il confronto con le parti sociali, persiste in un atteggiamento di chiusura, inasprendo i rapporti. Non ci saremmo mai aspettati un simile attacco al lavoro, ai salari e alla contrattazione proprio da una giunta di centro sinistra. Ci auguriamo che il sindaco Marino ascolti le ragioni della città e del lavoro».
La battaglia in consiglio
«Disertando in maniera inspiegabile l’aula Giulio Cesare, dove è attualmente in corso un consiglio straordinario sulla problematica del contratto decentrato di lavoro dei dipendenti capitolini, il sindaco lascia nel totale imbarazzo tanto la maggioranza quanto l’opposizione in Campidoglio, responsabilmente presenti», affermano congiuntamente i segretari delle sigle sindacali, «ma questo non è tutto: contestualmente lo stesso sindaco si cimenta in una lettera indirizzata ai dipendenti capitolini e pubblicata sul sito istituzionale dell’ente nel chiuso della sua stanza. Difficile pensare a un autogol e a un abbandono del campo politico più catastrofico di quello messo in atto da Marino, che vale più di qualsiasi invito alla globale partecipazione allo sciopero generale e al corteo dei lavoratori capitolini indetto per il 6 giugno».
Marchini: per Marino non sono priorità
E proseguono: «Chiediamo al sindaco rispetto per i lavoratori che hanno scelto liberamente di scioperare – concludono – e per i diritti conseguiti in anni di lotta delle rappresentanze sindacali». Va all’attacco anche l’opposizione in Campidoglio, che con Alfio Marchini parla di «un sindaco per il quale i dipendenti capitolini non sono una priorità», anche se si prospettano «promesse, ampie aperture, addirittura aumenti di stipendio. Come mai allora i dipendenti scioperano? La risposta è una: perché non si fidano più di voi». Il capogruppo di Cantiere Italia in Assemblea Capitolina, Mino Dinoi, si spinge fino a chiedere le dimissione del vicesindaco con delega al personale, Luigi Nieri, che giovedì ha rappresentato la giunta in aula tenendo una relazione: «Dopo un anno senza alcuna linea politica sul personale, venerdì 24 mila persone scendono in piazza tutte insieme, come non era mai successo – accusa Dinoi – eppure nessuno si chiede se siano davvero loro ad avere torto: qualcuno qui ha sbagliato, e quindi o il vicesindaco Nieri si dimette o deve individuare i colpevoli. La politica deve assumersi le proprie responsabilità». Anche il capogruppo del Pd, Francesco D’Ausilio, garantisce: «Saremo vicino ai lavoratori e mi auguro che lo sciopero riesca, per ritrovarci con ancor più forza al tavolo per cercare una soluzione. Tuttavia – avverte – non possiamo pensare di sederci ad una trattativa all’infinito: dobbiamo fare presto e bene».
notizie da un articolo del Corriere
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