Continuano senza sosta i ricatti dei padroni italiani ladroni nei confronti degli operai sfruttati in fabbrica sempre e dovunque quando gli affari vanno male, oggi in Veneto come ieri in Lombardia piuttosto che in altre regioni del sud.
Da sempre tutti i padroni fanno profitti e la bella vita con la forza lavoro degli operai della loro fabbrica, ma appena il mercato non tira più, allora le colpe e le pene ricadono immediatamente sulla pelle degli operai, gli stessi che per una vita hanno creato la ricchezza dei loro padroni.
E alle fonderie della Metalba in Veneto si confermano per l’ennesima volta i ricatti ingiustificabili e inaccettabili dei padroni affamatori e disonesti, ladroni e sfruttatori, che gli operai devono assolutamente respingere e rifiutare senza la minima incertezza.
Vi mando questo articolo dal “corriere delle alpi”:
La vicenda della Metalba, azienda nel settore dell’alluminio con sede a Bassano del Grappa (184 dipendenti) e uno stabilimento a Longarone (40 lavoratori), è destinata a complicarsi. Il fatto è che, a seguito delle difficoltà finanziarie dell’impresa (pare che fosse indebitata con un pool di banche per 30-35 milioni di euro) è stata costituita una newco, la Metalba Alluminium Spa, in vista del trasferimento d’azienda. Tecnicamente, si chiama concordato in continuazione di attività, che non ha natura liquidatoria, in quanto i creditori vengono soddisfatti attraverso i proventi che si ricaveranno dalla prosecuzione dell’attività di impresa. La proprietà passa di mano, dalla famiglia Gasparotto a nuovi soci della newco. Ieri una trattativa lunga 6 ore tra il nuovo amministratore unico e i sindacati. «Un confronto teso – afferma Benedetto Calderone, della Fiom Cgil – e piuttosto complicato. Il nuovo amministratore, tale Vincenzi, pone in effetti condizioni irrazionali e intollerabili ».
«Il codice civile prevede che nei trasferimenti di azienda la società acquirente deve occupare tutti i lavoratori alle condizioni preesistenti. Mentre la new co chiede che tutte le voci non comprese nei minimi tabellari siano tagliate (indennità, premio di risultato, maggiorazioni) e questo significa una decurtazione del potere d’acquisto dei lavoratori. E poiché la norma non permette questo, la società chiede ai sindacati di fare un accordo in deroga al codice civile, chiedendo a noi la legittimazione del taglio del costo del lavoro», dice Calderone.
Oltre a questo, la new co chiede a tutti i lavoratori di sottoscrivere un accordo individuale con cui ciascuno rinuncia a tutti i crediti pregressi con la vecchia Metalba che ammontano a circa 1200 euro. E questo per evitare l’impugnazione dei crediti. «Siamo di fronte a condizioni capestro, su cui la new co vorrebbe l’ avallo di sindacato e lavoratori», dice Calderone.
Nella lunga trattativa andata in scena ieri, la nuova azienda sembra decisa a non cedere di un millimetro su questi punti, lanciando l’ultimatum. «O noi accettiamo, permettendo così all’attività di continuare, oppure si portano i libri in tribunale e la Metalba fallisce. Come Fiom», ribadisce Calderone, «queste condizioni sono inaccettabili, non si può pretendere di risanare l’azienda sulle spalle dei lavoratori. A Longarone gli operai sono in fonderia a ciclo continuo, dal lunedì alla domenica, e andare a chiedere ulteriori sacrifici non è il massimo».
Operai della Metalba ora è giunto il momento giusto per organizzarvi in un partito operaio.
Operai della Metalba unitevi e decidete solo voi la vostra lotta.
Operai della Metalba nelle assemblee rifiutate qualsiasi proposta di accordo sui tagli degli stipendi, sulle normative economiche o compromessi al ribasso ma soprattutto respingete il ricatto della chiusura della fabbrica.
Saluti da Ivano di Vicenza
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