Redazione di Operai Contro,
Se l’Ilva dovesse fallire le garanzie ci saranno per le banche, ma non per gli operai.
È una delle novità introdotte dall’ultimo decreto “salva Ilva” approvato poche ore fa dal Consiglio dei ministri.
È stato il premier Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa, ad accennare che il “il decreto Ilva è stato approvato”
Nella nuova versione del decreto, quindi, ci sono esclusivamente “la riorganizzazione dei tempi di risanamento” e le garanzie per il prestito ponte delle banche:.
il testo afferma che “l’impresa commissariata” può chiedere “di essere autorizzata a contrarre finanziamenti, prededucibili” per “porre in essere le misure e le attività di tutela ambientale e sanitaria ovvero funzionali alla continuazione dell’esercizio dell’impresa e alla gestione del relativo patrimonio”.
La prededuzione, in parole semplici, è una garanzia che viene offerta alle banche coinvolte (Intesa, Unicredit e Banco Popolare) sul credito erogato. Per rassicurarle sul fatto che le somme concesse per il risanamento della fabbrica di Taranto, la continuazione delle attività e il pagamento di stipendi e premi di produzione non andranno perse.
I crediti prededucibili, infatti, in caso di liquidazione dell’attività sono i primi a essere ripagati.
Quanto ai tempi per completare le operazione previste dall’Autorizzazione integrata ambientale, il decreto afferma che “trattandosi di un numero elevato di prescrizioni con interconnessioni critiche”, entro il 31 luglio 2015 dovrà essere attuato “almeno l’80% delle prescrizioni in scadenza prima di quella data”. Resta invece invariato “il termine ultimo già previsto del 4 agosto 2016 per l’attuazione di tutte le altre prescrizioni”. Date sulle quali, però, potrebbero nascere nuove controversie alla luce della decisione della famiglia Riva di presentare ricorso al Tar contro il piano ambientale.
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Un operaio dell’ILVA
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