Redazione di Operai Contro,
Il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi a Gaza in una settimana di bombardamenti è salito ad ”almeno 165” morti di cui 33 bambini e adolescenti e 16 donne. I feriti sono stati stimati in 1.085.
“Non sappiamo quando l’operazione terminerà, potrà richiedere lungo tempo – dice Netanyahu – . Continueremo ad operare con forza in modo da riportare la quiete”.
Intanto sono circa 10 mila i palestinesi sfollati da Beit Lahya che hanno chiesto accoglienza nelle istituzioni dell’Unrwa, l’ente dell’Onu per i rifugiati.
I 135 morti e 1.085 feriti sono solo plestinesi.
I leccaculo della stampa dei padroni continuano a parlare di aggressione dei palestinesi ad Israele
Cresce anche la preoccupazione per l’ospedale Al Wafa, che si trova a est di Gaza. Già venerdì sera gli israeliani avevano lanciato alcuni missili di avvertimento verso perché venisse sia evacuato. Si tratta, spiega Mohammed Abedallah, del settore relazioni internazionali del ministero dell’Informazione del Governo di unità nazionale palestinese, raggiunto telefonicamente da LaPresse, di una struttura che conta decine di pazienti. “Ma è impossibile evacuarlo – sottolinea -. Molti dei pazienti sono anziani, o disabili, qualcuno è in coma”. Ora, scrive Haaretz, diversi attivisti internazionali hanno deciso di rimanere nell’ospedale come scudi umani. Provengono da Usa, Nuova Zelanda, Australia, Inghilterra, Spagna, Svezia e Venezuela. Joseph Cotran, 33enne statunitense, ha spiegato al quotidiano israeliano che il direttore dell’ospedale li ha accompagnati in tutti i piani e le stanze dell’ospedale.
L’intensità dei bombardamenti dell’operazione militare israeliana “Margine Protettivo” rende estremamente pericolosi i movimenti della popolazione e delle equipe di Medici Senza Frontiere a Gaza, e con una media di 10 bombardamenti all’ora è praticamente impossibile per le equipe portare avanti le attività mediche regolari e muoversi per valutare dove siano i bisogni più urgenti. Nella denuncia dell’organizzazione umanitaria si precisa che al momento gli ospedali di Gaza stanno riuscendo in qualche modo a gestire il flusso di feriti in arrivo. Ma la nuova crisi pesa su un sistema sanitario già fragile, gravemente colpito da cronica scarsità di forniture e debolezze strutturali. In soli due giorni ci sono stati più attacchi che negli otto giorni dell’operazione “Colonna di Nuvola” nel 2012. “È indispensabile che i feriti e i malati che devono essere evacuati possano farlo attraverso i passaggi di frontiera di Rafah e Erez e che le equipe mediche e i convogli umanitari siano autorizzati a entrare. È un obbligo legale per l’Egitto e per Israele ed è vitale per la popolazione di Gaza”, afferma Tommaso Fabbri di Msf.
Un italiano di Gaza
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