cronaca
Continua a crescere il numero di cadaveri, “molti già in stato di decomposizione”, recuperati dalle macerie di Gaza: il bilancio sale a 85, che porta a mille morti, il numero complessivo delle vittime dall’inizio dell’offensiva israeliana. Una strage che nessuno potrà far dimenticare.
Otto palestinesi, tra cui quattro bambini, sono stati uccisi durante un raid aereo israeliano a Khan Younes, a sud della Striscia di Gaza. Una ventina di palestinesi sono rimasti ferite nell’attacco, avvenuto poche ore prima dell’entrata in vigore di un cessate-il fuoco.
Ieri attaccate 2 ambulanze, ucciso un volontario
C’e’ anche un volontario della Croce rossa palestinese tra le vittime uccise ieri a Gaza. Lo denuncia il comitato internazionale dell’organizzazione, Cicr, precisando che il volontario è stato ucciso in un attacco contro due ambulanze a Beit Hanun, nel quale altri 4 operatori sono rimasti feriti, uno gravemente. Il Cicr condanna con fermezza gli attacchi contro ambulanze e personale medico, ricordando che si tratta di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario.
Cisgiordania 5 palestinesi uccisi
La Cisgiordania brucia per Gaza. In un’atmosfera di ritorno di intifada, cinque palestinesi sono rimasti uccisi oggi nel corso di manifestazioni di solidarietà con la popolazione della Striscia e contro l’esercito israeliano.
Ieri, a sud di Ramallah, c’erano stati altri scontri fra dimostranti ed esercito, conclusisi con un morto e con un altro giovane ricoverato in condizioni di morte clinica.
Altri incidenti sono avvenuti nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, mentre si celebra l’ultimo venerdì del Ramadan. E in questo clima elettrico, anche il braccio armato di al-Fatah afferma di aver sparato ieri contro le forze israeliane.
Due delle vittime sono state uccise a Nablus, nei pressi del checkpoint di Huwwara: secondo l’agenzia di stampa Maan, Khaled Yousef (18 anni) sarebbe stato colpito al petto da un colono in transito con la propria vettura, mentre Tayeb Abu Shehada (22) è stato ucciso dopo l’intervento dall’esercito israeliano
Tensione altissima anche nella città vecchia di Gerusalemme, presso la Spianata delle Moschee, dove ieri è stata bruciata una stazione di polizia e dove oggi i fedeli musulmani hanno forzato il blocco della polizia israeliana che impediva l’ingresso ai più giovani di 50 anni.
Durante il confronto con la polizia quaranta persone sono rimaste ferite da proiettili di acciaio rivestiti in gomma o intossicate dai lacrimogeni.
Le proteste di oggi hanno seguito quelle della scorsa notte a Ramallah. Migliaia di persone (fonti palestinesi sostengono 25mila) hanno marciato dal campo profughi di al-Amari fino al check point di Qalandia. Secondo molti è stato il corteo più numeroso che si ricordi dalla seconda Intifada. I dimostranti, tra i quali molte famiglie con bambini e giovani, hanno intonato slogan nazionalistici in un mare di tricolori palestinesi.
Al termine di quella manifestazione sono scoppiati violenti scontri tra le forze dell’ordine israeliane e manifestanti. Un giovane palestinese, Mohammed Al-Araj (19) è rimasto ucciso, mentre Majd Sufyan (27) è in stato di morte clinica.
Secondo fonti della Mezzaluna Rossa palestinese, sarebbero più di 280 le persone ferite da proiettili d’acciaio rivestiti in gomma e più di cento quelle ferite da pallottole vere.
Colpi di kalashnikov sono stati esplosi all’indirizzo delle forze israeliane dai tetti delle abitazioni presso il campo di Qalandia: un episodio rivendicato dalle Brigate Al-Aqsa, il braccio militare di Fatah.
Tra guerra e riti, moschee stracolme per la Notte del Destino
(di Sami al-Ajrami)
Nell’ultimo venerdì del Ramadan, a Gaza i richiami dei minareti hanno coperto gli echi delle battaglie che oggi, almeno in apparenza, hanno perso di intensità. E’ un appuntamento importante per i fedeli islamici: ci si prepara alla Laylat al-Khader, la Notte del Destino, in cui si esprime la massima devozione religiosa e in cui, secondo la tradizione, le preghiere vengono esaudite. E’ stato dunque un venerdì di preghiera e di meditazione. Le moschee di Gaza erano stracolme: agli ingressi principali si affollavano gli uomini, e in quelli posteriori venivano dirette le donne, per lo più anziane. Avrebbero seguito le funzioni in sale separate, mediante altoparlanti. In molte zone di Gaza si avverte la presenza degli sfollati. Questa settimana, un abitante su dieci (su un totale di un milione e 800 mila) è stato costretto a fuggire dalla propria abitazione, spesso non portando assolutamente niente con sé. Per questi sfollati anime generose hanno messo a disposizione locali di fortuna, negozi vuoti o scantinati. E oggi anch’essi, seduti al sole sui marciapiedi, erano impegnati ad approfondire la lettura di testi sacri e a commentarli con i figli. Nelle prediche degli Imam – oltre al significato della solennità religiosa – spesso è stata evidenziata la necessità particolare in questi giorni di lutto e di distruzione di soccorrere i più bisognosi.
“Sostenete i vostri fratelli – hanno detto gli Imam – abbracciateli, spartite con loro quanto avete”. E all’uscita dalle moschee si sono fatte collette per acquistare abiti e cibo per chi, questa settimana, è rimasto in balia della sorte. Degli sfollati, almeno 80mila hanno trovato riparo in istituzioni dell’Unrwa, l’ente dell’Onu per i profughi. Ma molti di più sono riusciti a trovare un tetto grazie alla solidarietà umana. A Khan Yunes, ad esempio, la famiglia al-Qidra ha ceduto il terzo piano della propria palazzina a persone sfollate dalla vicina zona agricola di Khuzaa, dove negli ultimi giorni sono infuriati cruenti scontri fra miliziani e reparti dell’esercito israeliano. Sotto quel tetto potranno restare gratuitamente fino alla fine del conflitto. Malgrado il clima di meditazione, anche oggi notizie di scontri a fuoco sono giunte dal nord (Beit Hanun) e dal Sud della Striscia (Khan Yunes). A Deir el-Balah è stata uccisa nel pomeriggio una bambina di 12 anni. A Beit Hanun è stata colpita un’ambulanza ed è morto un infermiere. In tutto quaranta nuove vittime circa, che sono andate ad aggiungersi ad altri 800 palestinesi uccisi dal fuoco israeliano in oltre due settimane di combattimenti.
Poi si potranno esprimere le preghiere che si vorrebbero vedere esaudite. La prima della lista, confessano gli abitanti della Striscia, sarà la fine delle ostilità dopo 18 giorni di guerra. Molti pregheranno anche per le squadre di soccorso, che abbiano la forza di condurre le loro missioni nei terreni devastati dai combattimenti. Altri imploreranno il ritorno dei congiunti dispersi durante le battaglie che in questi giorni hanno insanguinato Sajaya, Beit Hanun, Khuzaa ed altre località. Più in generale, le parole che si ascoltano più sovente dopo sospiri profondi sono: “Che Dio abbia pietà di noi”.
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