CRONACA
La giornata di mobilitazione nazionale contro il licenziamento di 24 lavoratoti da parte dei magazzini Ikea ha avuto, il suo epicentro a Piacenza. E’ qui che oggi, sabato 24 luglio, i blocchi hanno prodotto, dopo gli scontri con le forze dell’ordine, tre feriti tra i manifestanti. E addirittura c’è chi, come il consigliere comunale di Rifondazione comunista, Carlo Pallavicini, ha parlato di “sequestro” dei facchini da parte degli agenti .
Tutto è iniziato alle prime luci dell’alba, davanti ai cancelli del magazzino della multinazionale svedese che rifornisce il sud del mondo. A ritrovarsi qui non solo gli aderenti al sindacato Si Cobas provenienti anche da altri stabilimenti del polo logistico – compresi i 24 licenziati dalla coop San Martino, che gestisce il personale – ma anche gli appartenenti al Nap (Network antagonista piacentino).
Blocchi ai cancelli e, soprattutto, quelli ai camion che cercavano di entrare nello stabilimento per caricare i famosi mobili low cost diretti ai centri vendita.
E’ in questo momento che accade qualcosa di diverso, almeno stando a quanto dichiarato da Pallavicini, che si è fatto portavoce della vicenda: “I facchini sono stati accerchiati e chiusi dietro a un cancello, in pratica sequestrati dalla polizia prima che potessero mettere in atto qualsiasi forma di protesta”. I picchetti, a dire il vero, però ci sono stati eccome, con i facchini e i militanti della sinistra antagonista che si sono più volte sdraiati davanti ai mezzi pesanti per impedirne il passaggio.
Così, a differenza delle precedenti proteste, le forze dell’ordine hanno deciso di cambiare strategia: non più cercare di disperdere i manifestanti con le cariche, il più delle volte di scarso successo, ma hanno formato un vero e proprio cordone con il quale bloccarli. E, naturalmente, in questo “recinto” – dove sono rimasti rinchiusi anche i giornalisti – non è mancata la tensione che ha provocato tre feriti: due carabinieri, che hanno riportato alcuni giorni di prognosi, e una ragazza del Nap, 19enne bolognese colpita da una manganellata.
Ed è stata proprio per lei la preoccupazione maggiore, visto che dopo il colpo ricevuto si è accasciata a terra ed è stato necessario l’intervento di un’ambulanza. Fortunatamente, a seguito dei controlli, le conseguenze sono state alcune contusioni. “Non sarà comunque facile per Ikea andare avanti sul lungo periodo di fronte a un’azione di questo genere – ha detto il consigliere Pallavicini – i lavoratori sono fermi nella loro intenzione di far valere le proprie ragioni e in venti città italiane sono in corso manifestazioni, blocchi, picchetti, volantinaggi, boicottaggi per alzare la voce contro i 24 licenziamenti politici di Piacenza”.
Ma è nella città a cavallo tra Emilia e Lombardia, snodo della logistica nel nord Italia, che tutto è nato e, pare, tutto è destinato a risolversi. L’ultima scintilla che ha riacceso gli animi è il licenziamento da parte della San Martino di 24 facchini che avevano occupato un intero reparto per difendere un loro compagno che rischiava il posto. In verità il lavoratore si era rifiutato di effettuare alcuni controlli medici e gli era stato ritirato, temporaneamente, il patentino per poter guidare i mezzi all’interno del magazzino. Ne erano nate proteste, manifestazioni, tavoli istituzionali in prefettura per risolvere la situazione ma, alla fine sono arrivati i licenziamenti che hanno buttato benzina sul fuoco su una questione già incendiaria.
E questo è stato l’ultimo atto della saga. “Un indebito sequestro di persona collettivo, che la dice lunga sulla forza del partito Ikea a Piacenza” ha detto ancora Carlo Pallavicini, politico da sempre vicino alle lotte degli operai del polo logistico. A sostenere la sua posizione, Bruno Scagnelli, ex dipendente della coop San Martino, tra i 24 licenziati: “Abbiamo rotto il blocco consentendo ai mezzi di entrare in cambio della liberazione dei nostri compagni, ma questo non è avvenuto. Li stanno trattando come prigionieri politici. Ikea sappia che non finisce qui”.
da un articolo del fatto quotidiano
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