Caro Operai Contro,
in 7 mesi sono aumentate del 27,86% le aziende che hanno richiesto la cassa integrazione. Gli operai e i lavoratori in Cig a zero ore sono 530 mila, con un sussidio mensile di circa 700 euro inferiore al salario. Li aspetta nel migliore dei casi la cassa in deroga o la mobilità, o direttamente il licenziamento.
Sono in prima fila prodotti dalla crisi e rottamati da Renzi, il rottamatore.
La Cgil chiede “Difesa e rilancio del sistema produttivo, tutela e creazione di lavoro”. Ma è proprio il “sistema produttivo” finalizzato al profitto, che ha portato alla odierna situazione. Lottiamo contro i licenziamenti fino al superamento della società fondata sul profitto. Costruiamo il Partito Operaio
Allego una nota della Cgil su dati Istat
Saluti da un estimatore di Operai Contro.
«Poco meno di 650 milioni di ore di cassa integrazione» da gennaio a luglio. «In cassa a zero ore circa 530 mila lavoratori da inizio anno, che hanno subito un taglio del reddito pari a 2,5 miliardi di euro, ovvero quasi 4 mila e 700 euro netti in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore». Lo calcola la Cgil elaborando dati Istat.
«Ancora una volta registriamo un trend medio di ore richieste, stabile da anni, che punta anche per quest’anno a superare la soglia di un miliardo di ore. Un segnale inequivocabile di una crisi strutturale, come emerge chiaramente dall’andamento della cassa straordinaria», commenta il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino. «Difesa e rilancio del sistema produttivo, tutela e creazione di lavoro – avverte – devono essere il binomio strategico per portare il paese fuori dalla crisi. Meccanica, commercio e edilizia, risultano essere i settori più colpiti. Il governo non perda altro tempo e rilanci subito una politica industriale». I dati Cgil, infatti, rileva ancora Sorrentino, «ci dicono che sempre di più bisogna agire con urgenza: il lavoro, la sua centralità, sono la sola via per offrire al paese una prospettiva positiva. Eppure in questi giorni di tutto, e del suo contrario, si sta discutendo tranne che dell’emergenza occupazione, ovvero del bisogno non di intervenire ancora una volta sulle regole ma di determinare piani per creare occupazione».
Il totale di ore di cassa integrazione, calcola la Cgil, a luglio è stato pari a 79.530.285, +6,74% sul mese precedente. Nei primi sette mesi dell’anno si sono registrate 642.030.774 ore, -7,78% sullo stesso periodo dell’anno.
La cig ordinaria cala a luglio su giugno del 9,68%, per 20.234.728 di ore; da inizio anno ha raggiunto quota 162.220.949, -29,86% su gennaio-luglio 2013.
La richiesta di ore per la cig straordinaria, ancora a luglio, è stata di 50.383.751, +38,08% su giugno; da inizio anno si totalizzano 358.031.572 ore autorizzate, +19,79%.
La cig in deroga ha registrato a luglio un calo del 42,93% per 8.911.806 di ore richieste; nei sette mesi da inizio anno la flessione è del -26,65% per 121.778.253 di ore.
La Cgil rileva che continua a crescere il numero di aziende che fanno ricorso ai decreti di Cigs: da gennaio a luglio sono state 4.897, +27,86%, e riguardano 9.084 unità aziendali territoriali (+32,25%): +5,18% dei ricorsi per crisi aziendale, 372 i ricorsi al concordato preventivo (+195,24%) e 155 al fallimento (+44,86%). Crescono le domande di ristrutturazione aziendale (132, +3,94%) e di riorganizzazione aziendale (149, +8,76%). Ed in questo quadro «gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende continuano ad essere irrilevanti e in diminuzione, pari al 5,74% del totale dei decreti»: per la Cgil è «un segnale evidente e sottovalutato del processo di deindustrializzazione in atto nel paese».
È al Nord che si conferma il ricorso più alto alla cig. Al primo posto la Lombardia. Seguono Piemonte e Veneto. Al centro primeggia il Lazio, nel Mezzogiorno la Campania. Tra i diversi settori, il ricorso più alto è ancora nella meccanica, poi commercio e edilizia.
Considerando un ricorso medio alla cig, pari cioè al 50% del tempo lavorabile globale (15 settimane da inizio anno), la Cgil calcola che «sono coinvolti nel periodo gennaio-luglio 1.055.972 lavoratori in cigo, cigs e in cigd. Se invece si considerano i lavoratori equivalenti a zero ore, pari a 30 settimane lavorative, si determina un’assenza completa dall’attività produttiva per 527.986 lavoratori, di cui circa 300 mila in cigs e 100 mila in cigd. I lavoratori parzialmente tutelati dalla cig hanno perso in reddito, da inizio anno, 2 miliardi e 462 milioni di euro al netto delle tasse, pari a 4.663 euro in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore in cassa a zero ore.
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