Vorrei dare conto, anche se in ritardo, di alcune notizie che mi hanno colpito quest’estate. Non parlo di fatti che rubano la scena della cronaca per lungo tempo, ampiamente analizzati anche su queste pagine, ma di vicende fugaci, spesso utilizzate per “formare” l’opinione pubblica.
OLIO CONTRAFFATTO. Quest’estate è stata scoperta una mega truffa alimentare che ha coinvolto diverse regioni italiane. La base operativa era collocata in Puglia, ad Andria, ma l’olio contraffatto è stato smerciato in tutta Italia, anche in Toscana dove veniva venduto con etichette regionali. Di solito le vicende di frodi rubano poco tempo agli onori della cronaca, ma questo caso è stato attenzionato, soprattutto dai giornali pugliesi, per diversi giorni: ad essere contraffatto era olio etichettato come biologico o DOP, olio che finisce sulle tavole di chi se lo può permettere, non certo dei poveri cristi che si devono accontentare delle schifezze degli Hard-discunt. Possibile che neanche la borghesia possa garantirsi con certezza alimenti sani? Be, chi di profitto ferisce, di profitto perisce. In una società in cui si produce solo per il soddisfacimento diretto dei bisogni gli alimenti biologici potrebbero essere la regola, e non l’eccezione, ma questo sistema socioeconomico deve garantire il profitto e questo viene prima della salute delle persone!
BRACCIE CHE RITORNANO IN AGRICOLTURA. La notizia è stata diffusa su gli organi di informazione pugliesi: molti laureati, con la crisi, si sono adattati a fare i braccianti, in nero,soprattutto nella raccolta della verdura. Fin qui nulla di strano, in periodi di vacche magre, ci si può adattare a fare qualsiasi lavoro. Questi braccianti in erba, però, erano reclutati da caporali rumeni che agivano nel foggiano e imponevano delle condizioni capestro: nella migliore delle ipotesi 40 € al giorno, ma, in alcuni casi, solo 25 € erano corrisposti per otto ore di lavoro! Tutto senza contributi e tutele. La vicenda ha lasciato il fianco a diverse strumentalizzazioni, puntualmente portate avanti dai giornalisti irreggimentati: “vedete gli cosa sono capaci di fare i caporali rumeni, approfittano dello stato di necessità delle persone per vivere alle loro spalle”, ma i caporali italiani sono diversi? Il capitalismo si fonda sullo sfruttamento del lavoro umano, i lavoratori intellettuali hanno senso se contribuiscono a ideare nuove merci, da cui trarre profitto; quando questo non è possibile anche per loro non rimane altro che vendere la loro forza lavoro, è la legge del mercato.
LA FIGLIA DEL RE DELL’ACCIAIO SI SPOSA IN PUGLIA. È una notizia di questi giorni, la figlia di uno degli uomini più ricchi del mondo, un indiano imprenditore dell’acciaio, interessato all’acquisizione dell’ILVA di Taranto, a giorni si sposerà in un villaggio di lusso nei pressi di Fasano, in provincia di Brindisi. La stampa è indignata, la vede come una provocazione: mentre i Marò sono ancora in carcere in India, un indiano si sposa nella regione di origine dei fucilieri italiani. Uno scandalo. A mio avviso le cose di cui scandalizzarsi sono altre: cosa c’è dietro questa immane ricchezza ostentata dal magnate indiano, quanti operai hanno dovuto lavorare “con la morte alle spalle” in tutto il mondo? Ecco dove va a finire il plus valore generato dagli operai, e da questo lavoro che molti potranno “scialarsi” con l’evento mondano dell’anno: due elefanti accompagneranno gli sposi, 800 invitati da tutto il mondo, artisti internazionali su gli innumerevoli palchi sparsi su tutta l’area, quattro giorni ininterrotti di festa, inviti personalizzati in oro! Tutto questo a poche decine di chilometri da Taranto, dove gli operai e i cittadini, da decenni, sono avvelenati da un “collega” del padrone indiano, questo si che è un affronto!
PIANO GIOVANI IN SICILIA, CRONACA DI UN FLOP. Della situazione finanziaria siciliana mi riservo di dedicare un intervento specifico, approfittando della pazienza (rivoluzionaria!) dei tanti lettori del giornale, ma in questo mio intervento voglio parlare di un vicenda che sta togliendo il sonno al presidente Crocetta ed ai membri della sua giunta. Il “piano giovani”, una riedizione regionale del “Job act” renziano, in pratica un finanziamento indiretto alle imprese, non riesce proprio a decollare, la selezione dei giovani da assumere con contratti di formazione, è da rifare: nel “click day”, il giorno ultimo per la presentazione delle domande, le piattaforme informatiche regionali si sono rilevate inadeguate ad accogliere le migliaia di domande pervenute, e quindi sono andate in tilt! Ciò è costato la poltrona alla responsabile della formazione Corsello, la regione dovrà indire un nuovo bando, con nuovi criteri di selezione, non più basati sulla velocità con la tastiera. Una mia considerazione: è veramente deprimente che tante intelligenze si appigliano a pochi spiccioli al mese pur di sbarcare il lunario. È altrettanto deprimente che un ulteriore finanziamento alle imprese venga propagandato come qualcosa di rivoluzionario. Quando si smetterà di vivere di elemosina?
PIERO DEMARCO
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