L’EMBARGO RUSSO SCUOTE I MERCATI EUROPEI  

Redazione di operai Contro, L’embargo russo all’importazione di prodotti agricoli da Ue, Usa, Norvegia, Australia e Canada, sta causando scompiglio e seri danni economici sui mercati europei. I padroni piangono, a breve licenzieranno i loro operai accusando la Russia. La guerra commerciale è in pieno svolgimento, la guerra militare ne è l’antefatto e il proseguimento. La Commissione europea ha creato una speciale autorità incaricata di valutare le conseguenze dell’embargo russo sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Ue. Il pregiudizio globale annuo potrebbe essere di 12 miliardi di dollari, mentre i fondi europei a disposizione per risarcire gli agricoltori ammontano a 400 […]
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Redazione di operai Contro,

L’embargo russo all’importazione di prodotti agricoli da Ue, Usa, Norvegia, Australia e Canada, sta causando scompiglio e seri danni economici sui mercati europei. I padroni piangono, a breve licenzieranno i loro operai accusando la Russia. La guerra commerciale è in pieno svolgimento, la guerra militare ne è l’antefatto e il proseguimento.

FRANCE-EU-RUSSIA-UKRAINE-CRISIS-ECONOMY-SANCTION

La Commissione europea ha creato una speciale autorità incaricata di valutare le conseguenze dell’embargo russo sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Ue. Il pregiudizio globale annuo potrebbe essere di 12 miliardi di dollari, mentre i fondi europei a disposizione per risarcire gli agricoltori ammontano a 400 milioni di euro! E aumentano i litigi interni per definire quali paesi saranno più indennizzati degli altri.

 

Particolarmente evidenti sono i danni nel comparto ortofrutticolo, che coinvolgono direttamente, fra gli altri, i capitalisti agrari italiani.

 

Per Massimo Bragotto, direttore commerciale de La Linea Verde, azienda agroalimentare di Manerbio (Bs), che è ai vertici nel mercato dell’ortofrutta fresca pronta per il consumo (o di IV gamma) e negli ultimi anni ha fortemente investito sul mercato russo, “l’embargo deciso dalla Russia è un danno non solo per la nostra azienda, ma per moltissime realtà imprenditoriali italiane, che vedevano, come noi, in quel mercato una start-up strategica e importante. Il danno economico derivante dal blocco non è al momento stimabile, in quanto la Russia non rappresenta un mercato maturo, ma, al contrario, una piazza in crescita, anno dopo anno”.

 

L’export di uva da tavola italiana vive momenti difficili senza lo sbocco in Russia. A seguito dell’embargo i commercianti pugliesi e siciliani addetti all’acquisto del prodotto sulle piante hanno rallentato, se non addirittura fermato, le trattative con i viticoltori, perché lo sbocco maggiore di tutte le tipologie di uva era proprio la Russia.

 

Il veto russo sulle importazioni dall’Ue è una catastrofe, afferma un agrumicoltore della piana di Gioia Tauro, per il settore agrumicolo. “Altri paesi dell’Est Europa continueranno ad acquistare il nostro prodotto, tuttavia non faranno mai i numeri della Russia. In questo modo non si fa altro che arricchire e rafforzare le nazioniemergenti nel settore ortofrutticolo, che potenzialmente diventeranno forti concorrenti dell’Italia anche nella qualità dei prodotti: Egitto in primis e altri paesi del Nord Africa. E altri acquirenti come la Federazione Russa non pensiamo di poterne trovare”.

 

Preoccupazione anche in Spagna, dove quasi il 90% delle uve con semi era destinato alla Russia. Per Elena Núñez, direttore di marketing della società Frutas Campo de Blanca, nella Murcia, “fino a qualche settimana fa la Russia costituiva la destinazione principale per le uve con semi, visto che assorbiva l’80-90% della produzione. Il divieto alle esportazioni di merci europee imposto dalla Russia ha reso le cose molto più difficili per noi, proprio durante il picco della campagna. La situazione ci ha costretto a cercare mercati alternativi. Non è un lavoro facile, considerando che ogni mercato ha preferenze diverse in termini di colore e calibro, confezionamento e persino prezzi. La Russia è meno esigente quando si tratta di colorazione delle uve, cosa che ci dà più spazio di manovra. In ogni caso, le spedizioni d’oltremare richiedono un lavoro approfondito sotto tutti gli aspetti”.

 

E intanto, per effetto del blocco alle importazioni sul mercato russo, a Mosca, Kaliningrad e altrove i prezzi dell’ortofrutta risultano più alti di prima, dal 10% al 30%, a causa dell’offerta più scarsa. Inoltre l’embargo sta causando problemi di liquidità agli importatori russi, che non riescono più a pagare i commercianti europei per accordi pregressi.

 

Nel frattempo l’Ue sta tentando di evitare che le nazioni escluse dall’embargo dalla Russia ne diventino i fornitori principali. In particolare ha mostrato i denti verso i paesi che si sono candidati ad aderire all’Ue (Serbia, Turchia, Montenegro, Macedonia, Islanda), alcuni dei quali hanno dichiarato di voler incrementare le esportazioni in Russia. L’Ue ha avvertito che chi ha intenzione di entrare a far parte dell’Unione in futuro, farà meglio a non sfruttare troppo la situazione derivante dall’embargo.

 

In particolare l’Ue, poiché la Serbia (come la Svizzera) ha dichiarato piena disponibilità ad accrescere le esportazioni di formaggi, ortofrutta e altri prodotti alimentari verso la Russia, ha inviato al governo serbo un avvertimento in cui ufficialmente esprime una netta posizione contraria alla possibilità che la Serbia aumenti l’export agricolo verso la Russia. Si tratta di una delle conclusioni raggiunte nel corso del recente incontro dei ministri degli esteri dell’Unione. “Noi, come Unione europea, ci aspettiamo che i paesi candidati non approfittino delle recenti sanzioni applicate dalla Russia per incrementare le loro attività commerciali con essa”, ha dichiarato Peter Stano, portavoce del Commissario per l’allargamento Stefan Fuele.

 

Oltre che nei confronti dei paesi candidati all’Ue, l’Unione ha espresso la speranza che anche paesi extraeuropei come il Brasile, l’Argentina e l’Uruguay, o continentali come la Svizzera, non approfittino delle sanzioni.

 

Facendosi beffe dei proclami dell’Ue, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ha sottolineato che l’appello dell’Unione agli altri paesi evidenzia come essa non voglia perdere spazi sul promettente mercato russo, aggiungendo però che ogni singolo paese terzo deve decidere autonomamente come muoversi in questa situazione.

 

Dalla guerra commerciale alla guerra militare quant’è lungo il passo?

 

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