In Sicilia il dibatto politico è incentrato su l’eventualità di un nuovo rimpasto degli assessori della giunta del governo dell’Isola, chiesto a gran voce dall’opposizione, ma anche da una parte del PD, partito che sostiene il governo regionale. Motivo del contendere è l’ormai famigerato “flop day”, la fantozziana selezione telematica del famoso “piano giovani”, riedizione siciliana del “Jobs Act”renziano http://www.corriere.it/politica/14_febbraio_28/job-act-sicilia-esiste-gia-df433568-a0af-11e3-b6e1-915c31041614.shtml. Un bel pasticcio burocratico da cui gli amministratori locali non riescono ad uscirne fuori: quante e quali domande selezionare per far accedere ai tirocini di 500 euro al mese, presso imprese del territorio? Perché escludere dalla selezione i giovani vittime del “flop day”, dovuto all’inadeguatezza del portale informatico regionale? Il PD siciliano sta affilando le armi e vuole approfittare dell’ impasse politico amministrativo per rimpiazzare dei politici della corrente renziana nella Giunta Regionale, da qui la richiesta, nei fatti, del terzo governo dell’ARS, soluzione osteggiata dal governatore Crocetta perché ciò significherebbe un’ammissione di sconfitta politica. Così ogni giorno i notiziari locali aprono le loro edizioni con la pagina politica rendendo conto dei litigi interni al PD e tra i politici locali. Le notizie sui problemi quotidiani vengono relegati alla fine, anche in questo modo si “forma” l’opinione pubblica. Una strategia ben collaudata anche a livello nazionale: propinare uno stucchevole dibattito (pseudo)politico quando non si è in grado di affrontare i problemi quotidiani, coltivando in questo modo il disinteresse del popolo su ciò che gli accade attorno. Io,però, voglio riportare alla ribalta quelle notizie normalmente relegate a margine dalla stampa.
LA TELENOVELA DELLA FINANZIARIA SICILIANA. In Sicilia si è ormai alla terza puntata della finanziaria: in estate, infatti, c’è stata la terza stesura del bilancio di previsione del 2014, mentre gli “aggiustamenti” dei conti sono stati innumerevoli. Per l’occasione altri 55 milioni di euro si sono aggiunti al debito pubblico siciliano, un prestito necessario per far quadrare i conti, invece circa 800 milioni di euro del bilancio regionale sono destinati “alla crescita economica”. Come saranno destinate queste risorse, approvate dopo innumerevoli litigi e tirate di giacca, anche in seno alla maggioranza? Il copione è identico a quello delle precedenti puntate: finanziamento alle imprese e mantenimento del gigantesco stato assistenziale dell’Isola! http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/08/01/news/ars_ok_alla_finanziaria_fondi_solo_per_stipendi_e_contributi_a_pioggia-92874043/?ref=HREC1-5. Così mentre i privilegi della vorace classe politica siciliana rimangono pressoché inalterati, non si trovano le risorse per le tante situazioni di disagi e di sofferenza: ci sono migliaia di lavoratori regionali senza stipendio da sette, otto mesi, migliaia di famiglie sono sotto sfratto per morosità incolpevole (non hanno i soldi per l’affitto) e le mense della Caritas sono sempre più affollate. E che dire dei (dis)servizi? Non un euro è stato stanziato per lo smaltimento dei rifiuti, dove la raccolta differenziata rimane solo sulla carta, oppure per migliorare la depurazione delle acque reflue, tra la peggiore d’Italia. Allo stesso modo non sono previste risorse per la viabilità interna, che rimane in condizioni pietose. Cosa rimane ai cittadini siciliani delle innumerevoli risorse stanziate? Le briciole giusto il necessario “per tirare a campare”, mentre i soliti noti continuano a scialarsi alle spalle dei poveri cristi. http://www.operaicontro.it/?p=9755719217
IL DISSESTO SOCIO ECONOMICO. A sentire le notizie (a margine) regionali, quindi l’informazione “ufficiale” già addolcita, è un vero bollettino di guerra: la disoccupazione “reale”, quella che tiene conto di tutta la popolazione attiva e non solo di chi cerca lavoro, supera il 35 %, il livello di povertà assoluta è il più elevato d’Italia, migliaia di giovani stanno emigrando dopo gli studi. Il tessuto economico siciliano sta diventando sempre più passivo, ormai l’Isola dipende sempre più dall’esterno, anche per il soddisfacimento dei bisogni primari. Anche nel settore agricolo diminuisce in modo consistente la l’occupazione, contrariamente a ciò che sta avvenendo nel resto d’Italia, anche le imprese agricole del ragusano sono in forte sofferenza perché nei centri commerciali si vendono prodotti dal nord Africa, mentre nelle serre marciscono le produzioni locali. L’ex sindacalista siciliano D’Antoni ha detto: “la Sicilia è destinata al fallimento perché nella regione si consuma solamente e non si produce più nulla”. Ma questa situazione chi l’ha determinata, dov’era lui quando è iniziata la stagione dell’assistenzialismo? In effetti nell’Isola vi è la più alta concentrazione di centri commerciali d’Europa, ma nello stesso tempo si sta procedendo a grandi passi nello smantellamento del tessuto industriale. Le vertenze, ormai, non si contano più: l’Eni di Gela, e la ex Fiat di Termini Imerese sono solo la punta di un iceberg, ci sono tante realtà di piccole fabbriche che chiudono di cui si hanno solo notizie saltuarie, come un’acciaieria di Catania. Agli operai siciliani invito di stare all’erta perché non c’è nessuna volontà politica di riattivare seriamente le fabbriche storiche siciliane, ma si vuole solo prendere tempo (prendendo per il culo gli operai), la borghesia ritiene chiusa la stagione dei “poli di sviluppo” italiani e cerca più convenienti approdi internazionali. Solo la costituzione, di un’organizzazione autonoma degli operai può dare un futuro alla classe operaia siciliana e alla Sicilia tutta.
PIERO DEMARCO
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