Redazione di Operai Contro,
così parlo Napolitano:
L’Italia e l’Europa “sono alle prese con una profonda crisi, economica, sociale. Possono uscirne solo insieme con politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione”.
Durante l’inaugurazione dell’anno scolastico 2014/2015 al Quirinale, Giorgio Napolitano torna a parlare della necessità delle riforme strutturali, strumento indispensabile per modernizzare e rilanciare il Paese. A poche ore dalla polemica scoppiata tra Matteo Renzi da una parte e la Cgil e la minoranza Pd dall’altra sulla volontà espressa dal governo di modificare l’articolo 18, il presidente della Repubblica torna sul tema del lavoro e fornisce un’indicazione precisa: “Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi: non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie”.
Prima di partire per gli Stati Uniti, il premier ha telefonato al Quirinale per salutare Napolitano, raccontano i retroscenisti. Il riferimento alla polemica sull’articolo 18 appare chiaro, troppo per essere frutto del caso e non di una strategia concordata. L’indicazione fornita dall’inquilino del Colle è precisa: la crisi che attanaglia l’Europa e l’Italia, scandisce Napolitano, ci deve spingere “a rinnovarci, a metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale: specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre Istituzioni e i nostri comportamenti collettivi“. Ovvero abbandonare “conservatorismi” propri di una certa classe politica (la minoranza del Pd) e “corporativismi” (relativi probabilmente alle resistenze storicamente opposte dalla Cgil alle modifiche ciclicamente proposte all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori).
Così parlo Napolitano, ma a noi non ce ne frega niente
Un operaio
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