Cristo si è fermato a Eboli , Magistratura e operai a Potenza

Redazione di Operai Contro, nelle realtà del sud Italia, per molti versi, sembra che si sia rimasti al tempo di “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. C’erano i “cafoni”, i contadini poveri, oggi ci sono principalmente gli operai. C’erano i proprietari semifeudali, oggi ci sono gli industriali. C’era e c’è il ceto medio formato da professionisti, commercianti, “amministratori della cosa pubblica”, funzionari dello stato. Tra il ceto medio e gli imprenditori, nel sud, esiste ancora una vicinanza sia fisica che ideologica. Vivono gli stessi ambienti, gli stessi teatri, lo stesso “circolo dei signori”. Si sposano ancora […]
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Redazione di Operai Contro,

nelle realtà del sud Italia, per molti versi, sembra che si sia rimasti al tempo di “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. C’erano i “cafoni”, i contadini poveri, oggi ci sono principalmente gli operai. C’erano i proprietari semifeudali, oggi ci sono gli industriali. C’era e c’è il ceto medio formato da professionisti, commercianti, “amministratori della cosa pubblica”, funzionari dello stato.

Tra il ceto medio e gli imprenditori, nel sud, esiste ancora una vicinanza sia fisica che ideologica. Vivono gli stessi ambienti, gli stessi teatri, lo stesso “circolo dei signori”. Si sposano ancora tra loro, si scambiano favori, comandano di fatto sempre loro.

Evidentemente è questa commistione di fondo la spiegazione del perché al sud sia sempre stato complicato per gli operai vincere le cause di lavoro.

A Potenza in particolare.

Ora con l’eliminazione in arrivo da parte di Renzi di quello che rimaneva dell’articolo 18 dopo la Fornero, per gli operai la cosa si fa ancora più difficile.

Uno degli ultimi esempi è la causa persa in appello da parte di tre operai dell’azienda “Linea legno” di Baragiano, Carlucci, Labella e Melucci. I tre operai furono licenziati nel 2009, immediatamente dopo essersi iscritti ad un sindacato alternativo, la CUB, poco gradito dall’imprenditore Antonio Guglielmi proprietario dell’azienda, e aver richiesto il rispetto della sicurezza. Furono licenziati in tronco con la scusa che il reparto carteggiatura, dove i tre lavoravano, doveva essere soppresso. Il Guglielmi occultò il licenziamento discriminatorio con “esigenze produttive”, come di solito fanno tutti i padroni, e non diede loro neanche la possibilità di usufruire degli ammortizzatori sociali.

In primo grado il giudice, implicitamente, riconobbe la discriminazione, anche perché le testimonianze e i fatti parlavano chiaro, e ordinò il reintegro dei tre operai in fabbrica. Oggi in appello, un altro gruppo di giudici, ribalta completamente quella sentenza e dà ragione al “padroncino” di Baragiano che finalmente si sente “tutelato”. Nel giornale, “Il Quotidiano della Basilicata”, con il tono dimesso del furbo di parrocchia, fa chiaramente apparire tutta la sua soddisfazione. Quei tre operai gliene hanno fatte di tutti i colori, l’hanno fatto apparire come un padrone “cattivo” e questo avrebbe determinato un calo delle commesse; gli avrebbero chiesto un sacco di soldi di danni, quando non ha mai pagato niente più dei salari non corrisposti nel periodo del licenziamento; ha affermato con una notevole grinta da attore, che lui non li voleva licenziare, ma che è stato costretto dalle esigenze. Non manca, alla fine, il sostegno a quello che individua come suo degno compare, Renzi, per l’eliminazione definitiva dell’articolo 18.

Il caso dei tre operai della “Linea legno” di Baragiano è un caso esemplare di licenziamento discriminatorio. Nella prima sentenza risultava chiaro dai fatti e dalle testimonianze che i tre operai avevano lavorato e lavoravano ancora in tutte le postazioni della fabbrica e non erano solo preparati “professionalmente” per lavorare alla sola “carteggiatura” come aveva sostenuto l’imprenditore per licenziarli. Le motivazioni della sentenza d’appello non si conoscono ancora, ma sarà interessante vedere cosa si sono inventati i giudici per ribaltare la prima sentenza e dare finalmente ragione all’esimio imprenditore Guglielmi.

Sezione AsLO di Napoli

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